Io ci sarò
Come tanti altri catanesi, porterò la mia fiaccola dalla Villa Bellini a Piazza Duomo per provare a illuminare una città al buio. Non mi riferisco al buio totale dei lampioni pubblici solo di qualche anno fa ma a un buio, se possibile, ancora peggiore. Il buio della rassegnazione che da troppo tempo copre la nostra città. Una città conosciuta e “riconosciuta” sì per malaffare e cavalieri dell’apocalisse ma, sopratutto, per l’intraprendenza, la voglia di fare e di scommettersi, per non aver paura delle sfide e per saperle, spesso, vincere. E invece oggi abbiamo paura. Certo, davanti alla mafia, quella vera, atroce e teribile, davanti alla microcriminalità che distrugge l’esistenza quotidiana delle persone – e dei turisti – senza che accada granchè, davanti alle istituzioni locali ridotte al ruolo di comparsa di fronte ai grandi affari privati, senza che sappiano più dire nulla ai tanti disperati, in costante aumento – per loro sono rimasti un pasto caldo e una parola di conforto solo da parte della Caritas e del volontariato – c’è di che avere paura. Ma la paura più grande resta quella di avere paura.
Grazie quindi al sindacato, tutto il sindacato senza distinzioni, per averci chiesto di portare un po’ di luce, con le nostre piccole fiaccole, alla nostra povera città. Che merita di più e di meglio. Non attendimocelo da nessuno, però. Costruiamolo. Come per la difesa della scuola pubblica, derisa dalla “riforma” Gelmini/Tremonti che ha rappresentato esclusivamente il più grande licenziamento di massa nella storia repubblicana e l’impoverimento della scuola per tutti, ossia della premessa per avere un futuro, privato ma anche pubblico, migliore. Come per il lavoro: non permettiamo che i nostri giovani – e anche i non più giovani – debbano pietire l’elemosiana del politico potente di turno ma pretendiamo che la politica faccia il proprio dovere. Dovere elementare, in fondo: adoperarsi per il bene pubblico. Che tutte le Istituzioni facciano la propria parte per creare le condizioni dello sviluppo, le uniche che possano dare occupazione vera: puliscano le strade, curino i monumenti, contrastino gli scippi, arrestino i mafiosi e chi con loro ha luscrato, aprano le mense per garantire il tempo pieno ai nostri bambini in scuole sicure. Partendo, magari, da quanto propone il nostro Arcivescovo Mons. Gristina: partiamo dall’utilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi per trasformare beni pagati dal dolore di tante persone in occasioni di riscatto per chi, in genere, non ha molte occasioni.
Anche leggendo il documento del sindacato che vi propongo, non mi sembra che ciò sia successo. Ecco perchè sono convinto che dipenda da noi farlo succedere, cambiando – se mi permettete – il Paese e cambiando la Città. Ecco perchè mi piace dire: sbracciamoci le maniche. Ecco perchè, con grande convinzione, da cittadino innanzi tutto ma anche da parlamentare del PD che sta lavorando per il nostro territorio, semplicemente ci sarò. Con la mia famiglia, perchè festa di popolo deve essere. Si può dire no alle mafie perchè si vuole dire sì al lavoro con gioia. E con una fiaccola.
Ci vediamo alle 18 davanti alla Villa Bellini per questa gioiosa, appassionata, importante Notte Bianca contro la mafia per il lavoro.
P.S. Solo una digressione senza importanza: sabato scorso si è tenuto l’incontro alla Festa Democratica sul lavoro con me e altri colleghi della Commissione Lavoro della Camera. Essendo stato programmato per il pomeriggio il rischio di una scarsa affluenza era alto. Con piacere e un po’ di sorpresa ho visto invece la sala dibattiti affollata, molta e intensa partecipazione e un interesse vero su ciò che il PD prova a fare per difendere il lavoro. E ho pensato, semplicemente, che questo fa la differenza fra il PD e gli altri: la parola lavoro è stata e sempre sarà scritta nelle nostre menti e nei nostri cuori. E questa differenza, devo dirvi, mi piace.
Io c’ero!Nino L.
Caro Giuseppe,Hai propio ragione,Sbracciamoci le maniche.
Qui c’e’ bisogno(lo dico sempre) di cominciare a camminare,cominciare a parlare con la gente,con i catanesi onesti che sono tanti e costruire insieme una citta’ diversa,migliore,cio’ va fatto non per noi ma per i nostri figli.