Fermare fenomeni barbari, certamente non da Paese civile, come le dimissioni in bianco e i licenziamenti orali. E’ quello che ho chiesto con forza al ministro del Lavoro Elsa Fornero con un’interrogazione parlamentare sottoscritta assieme alla collega del Pd Maria Grazia Gatti. Una richiesta rivolta in maniera specifica per la Sicilia, perché si attivi finalmente una minuziosa azione di monitoraggio in tutta l’Isola sui fenomeni delle dimissioni in bianco e dei licenziamenti verbali e perché si avvii una incisiva opera di contrasto dei reati perpetrati a danno delle donne lavoratrici.
L’interrogazione parlamentare in Commissione Lavoro si riferisce in particolare ai numerosissimi casi di donne che perdono il lavoro “per colpa” della maternità e prende spunto da dati Istat, da una ricerca dell’Isfol e da articoli di stampa. Tra questi, abbiamo esplicitamente citato i casi di donne siciliane che (in un articolo pubblicato sull’edizione siciliana di Repubblica) hanno raccontano situazioni disperate.
La condizione delle donne lavoratrici in Italia offre un quadro desolante se è vero che il 30 per cento delle donne madri è costretto ad interrompere il lavoro per motivi familiari contro il 3 per cento dei padri. Ma questa situazione diventa gravissima in Sicilia, dove il tasso di attività femminile è attestato sulla scoraggiante cifra del 35 per cento: ciò significa che quasi 2/3 delle donne siciliane è fuori dal mercato del lavoro.
Ma ciò che preoccupa è anche la condizione vissuta dalle donne lavoratrici, costrette a subire vessazioni e umiliazioni pur di ottenere il posto di lavoro, tanto da essere spesso costrette a mentire riguardo alla propria condizione familiare, all’esistenza di vincoli affettivi e alle aspettative relative a una possibile maternità. Si tratta di fenomeni barbari come le dimissioni in bianco e i licenziamenti verbali, pratiche inaccettabili purtroppo sempre più diffuse in Sicilia e che vanno contrastate con ogni mezzo. Se con le dimissioni in bianco si obbliga la donna a firmare, contemporaneamente al contratto di assunzione, un foglio di dimissioni in bianco e senza data, che sarà poi utilizzato dal datore di lavoro nel caso in cui la lavoratrice diventi scomoda, i licenziamenti verbali si manifestano intimando alla lavoratrice di non presentarsi più, così da poterla licenziare per abbandono del posto di lavoro. Pratiche così diffuse da essere utilizzate in Sicilia in tutti i settori lavorativi.
La reintroduzione della legge 188 contro le dimissioni in bianco, voluta dal governo Prodi e subito cancellata da Berlusconi, consentirebbe di frenare con decisione un fenomeno che non si addice ad un Paese civile, ma nel frattempo occorre monitorare quello che accade nelle aziende, con un’attenzione particolare per il territorio siciliano, duramente colpito dalla disoccupazione femminile e dalla diffusione di questi fenomeni.
Leave a Reply