C’è chi dice che il metodo con cui il Partito Democratico sceglie il proprio segretario nazionale sia un sistema eccessivamente complicato, farraginoso. Tant’è che spesso leggo sui giornali la locuzione “meccanismo delle primarie”, come ad indicare qualcosa di complesso, composto da troppi passaggi. Che siano tanti è vero. Pensare che siano troppi, lasciatemelo dire, è un errore.
Prendiamo la giornata di ieri, ad esempio. Ieri – ma anche nei giorni precedenti e in pochi casi anche oggi – hanno votato gli iscritti al nostro partito chiamati a scegliere tra le idee proposte da Civati, Cuperlo, Pittella e Renzi. Queste “primarie delle primarie”, chiamiamole così, si sono tenute in tutta Italia e io, da catanese, ho seguito da vicino il voto nei nostri circoli di Catania e della provincia. Mi piace valutare i risultati di questa competizione provando a decifrarne il significato in vista dell’appuntamento con le primarie dell’8 dicembre prossimo, che sono uno dei tratti distintivi più marcati del Pd.
Così, mentre nel centrodestra si consumava la sceneggiata della rottura tra falchi e colombe, governativi e lealisti, i nostri militanti hanno valutato le idee per il Partito Democratico del futuro messe in campo dai quattro candidati alla segreteria, tre dei quali andranno in competizione l’8 dicembre. La partecipazione è stata grande e io penso che un partito degno di questo nome non possa ignorare la volontà di chi in quel partito crede e di chi per quel partito lavora partecipando attivamente ad ogni appuntamento.
A me questo sembra un punto fondamentale da cui partire e ripartire, come importanti sono i risultati. A Catania, come altrove, la partita è tutta aperta. Qui, sebbene all’appello manchi lo scrutinio definitivo di pochissimi circoli, possiamo affermare che ha prevalso il consenso per Gianni Cuperlo. Io, da cuperliano convinto perché convinto dalle sue idee sul Pd e sull’Italia, non posso che essere soddisfatto di questo risultato. Ma è un risultato che parla anche dell’importanza che gli iscritti rivestono e devono continuare ad avere in un partito come il nostro, che è democratico. Iscritti che hanno espresso un’indicazione articolata: non è stato un plebiscito per l’uno o per l’altro candidato e nonostante i sondaggi ci dicano che alle primarie dell’8 dicembre Renzi sarebbe avanti sugli altri, i voti di ieri mostrano che la partita è aperta. E che, soprattutto, al termine di questa competizione nessuno potrà pensare di ignorare questa pluralità di idee. Solo così possiamo costruire un partito – cito Cuperlo – che sia davvero “credibile perché largo, aperto, inclusivo”. In una parola, democratico.
Leave a Reply