Il mio amico Tano Grasso mi ha invitato ieri a Napoli alla presentazione di una bella iniziativa della Federazione Antiracket e Antiusura, finanziata dal Pon Sicurezza. Si tratta di Zoom, un progetto mirato a costruire una banca dati dei procedimenti penali per i reati di estorsione e di usura in Campania, Calabria, Puglia, Sicilia. Mi ha fatto piacere vedere a lavoro Tano con lo stesso entusiasmo di sempre e con l’energia contagiosa che lo contraddistingue.
I dettagli di Zoom li trovate qui ma consentitemi una digressione di ordine personale. Ho scelto l’impegno politico nel 1992, nel momento più tragico della storia civile e democratica della Sicilia, in un momento di vero e proprio attacco terroristico mafioso alla magistratura, alle forze dell’ordine, allo Stato, nel quale caddero i migliori figli della nostra terra. L’esempio di Tano, il suo impegno, le sue battaglie furono fondamentali per molti di noi e ci consentirono di sperare che un’altra Sicilia fosse possibile. Di ciò dobbiamo essergli grati, io perlomeno lo sono.
Noi del Sud il racket lo conosciamo bene, lo abbiamo conosciuto per primi – anche se di recente il fenomeno si è purtroppo allargato anche ad altre parti del Paese – e per primi abbiamo cominciato a combattere quest’odiosa pratica, come dimostrano le tante associazioni antiracket nate nei nostri territori e il costante impegno delle forze dell’ordine per contrastare la criminalità organizzata su questo versante.
Nei due decenni e oltre che sono trascorsi da quando si è cominciato a parlare di antiracket, grazie al barbaro omicidio di Libero Grassi e all’impegno di Tano Grasso, molto è cambiato nell’approccio dello Stato al fenomeno estorsivo.
E’ stata istituita la figura del Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, è stato creato il Fondo di solidarietà per le vittime del racket (poi unificato con quello per le vittime dell’usura) e consistenti passi avanti sono stati fatti nella tutela di chi decide di non sottostare alle intimidazioni della criminalità organizzata.
Tra i frutti di questo impegno nella lotta all’estorsione e all’usura c’è dunque l’affermarsi di un collaudato modello di tutela delle vittime di estorsione.
Uno schema legislativo che ha tenuto conto, riconoscendone l’importanza, dell’associazionismo antiracket che risolve il principale problema di debolezza dei commercianti: la loro solitudine. Non più uno che da solo denuncia, ma tanti che lo fanno insieme. L’associazione è, infatti, uno strumento prezioso sia nella collaborazione con forze dell’ordine e autorità giudiziaria, sia per seguire ogni testimone nel tempo, con i suoi problemi di azienda, di famiglia, di sicurezza. La legge n.44 del 1999 è stata anche il risultato di una forte battaglia del movimento antiestorsione.
Oggi le associazioni sono riconosciute da una legge del Parlamento, sono sottoposte al controllo periodico delle prefetture, collaborano attivamente con le Istituzioni e sono capaci di organizzare progetti, come Zoom, che servono a consolidare una vera cultura antimafiosa. Bravi gli ideatori del progetto Zoom, un’iniziativa che sono contento di aver conosciuto nel dettaglio e che darà sicuramente buoni frutti.
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