I cittadini europei si stanno avviando ad eleggere il loro Parlamento (dal 4 al 7 giugno 2009) nel momento in cui l’Unione Europea è di fronte a un bivio. La concomitanza di un insieme di crisi di estrema gravità richiede con drammatica urgenza decisioni che rendano l’Unione Europea capace di agire e, quindi, dotata di un vero governo. In mancanza di un atto di volontà in questa direzione è in gioco la stessa sopravvivenza dell’UE e, di conseguenza, la sua capacità di svolgere un ruolo positivo e determinante in un mondo in bilico fra un’anarchia catastrofica e la costruzione di istituzioni e politiche globali in grado di governare il destino comune dell’umanità.
Le questioni vitali che devono essere affrontate sono evidenti.
Si tratta della crisi finanziaria ed economica. Il collasso della finanza, della produzione e del commercio sta producendo uno scenario che potrebbe mettere in discussione la stessa sopravvivenza dell’Unione monetaria e di fronte al quale l’UE può rispondere in modo adeguato solo con l’attivazione del governo economico europeo.
Concretamente:
– l’attuale debole coordinamento delle politiche economiche nazionali deve essere sostituito da una comune politica macroeconomica, necessaria non solo per rendere il piano di risanamento economico europeo veramente efficace, ma anche per stornare il rischio gravissimo che gli interventi pubblici nazionali portino alla frammentazione del mercato unico faticosamente costruito e fondamento insostituibile del progresso economico e sociale degli europei; con ritorno alle politiche protezionistiche e autarchiche che riproporrebbero innumerevoli restrizioni (ad es. balzelli sui prodotti non nazionali, barriere alle esportazioni, divieti di circolazione delle valute), quali le giovani generazioni non hanno mai conosciuto;
– il bilancio dell’UE deve essere rafforzato senza ulteriori aggravi della pressione fiscale – sulla base di risorse proprie provenienti da un sistema di effettivo federalismo fiscale e anche tramite il ricorso agli Unionbonds – per rendere possibile una efficace politica macroeconomica comune capace anche di attivare un livello adeguato di solidarietà nei confronti delle aree regionali e dei settori sociali svantaggiati;
– una effettiva capacità europea di governo renderà possibile un decisivo impegno dell’UE per la trasformazione delle attuali istituzioni economiche mondiali (FMI, Banca Mondiale, OMC, BIT) in strumenti capaci di operare nell’interesse generale dell’umanità e, quindi, di dar vita a un nuovo ordine economico e finanziario mondiale, basato sulla responsabilità verso i popoli.
Si tratta della crisi ecologica. Essa ha le sue manifestazioni più rilevanti nelle questioni, connesse, del riscaldamento globale, dell’energia e della crisi alimentare. Queste emergenze devono essere affrontate dall’UE con due impegni simultanei. Occorre, nel quadro europeo, istituire una forte politica energetica comune (che permetta all’Europa di perseguire efficacemente l’efficienza energetica, lo sviluppo delle energie ecocompatibili, la diversificazione e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici), potenziare in modo decisivo una politica ambientale comune che tuteli anche i beni pubblici quali l’aria, l’acqua e la terra; migliorare nettamente la qualità della politica agricola comune. Nello stesso tempo l’UE deve impegnarsi con il massimo vigore nel promuovere, su scala globale, politiche e istituzioni dotate di adeguate risorse ed effettivi poteri per far fronte al sempre più concreto rischio del collasso ecologico.
Si tratta della crisi sul piano della sicurezza. Alle questioni sempre più allarmanti, quali il terrorismo internazionale, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, l’instabilità acuta di intere aree regionali (prima fra tutte il Medio Oriente), la criminalità internazionale, il flusso incontrollato delle emigrazioni, si sono aggiunte le relazioni problematiche di USA ed UE con la Federazione Russa. La necessità che l’UE parli con una voce sola sul piano internazionale, realizzando una politica estera, di sicurezza e di difesa effettivamente unitaria, non è più rinviabile. Solo a questa condizione, l’UE potrà avere i mezzi necessari per favorire la formazione (che corrisponde al suo interesse vitale) di un sistema multipolare cooperativo e, quindi, di un mondo più giusto e più pacifico. Aspetti fondamentali di questo grande disegno sono: perseguire un decisivo rafforzamento dell’ONU, sostenere vigorosamente i processi di unificazione regionale già in corso e l’integrazione e pacificazione delle regioni divise da conflitti etnici e nazionali, favorire il progresso democratico e la stabilizzazione della Russia e degli altri stati della CSI attraverso l’edificazione di un sistema di sicurezza comune e di cooperazione, da Vancouver a Vladivostok.
Fra le sfide esistenziali con cui deve confrontarsi l’UE non va infine dimenticata la crisi di consenso rispetto all’unificazione europea che si manifesta nel continuo rafforzamento delle tendenze populistiche eurofobe. C’è un chiaro nesso fra questa crisi e la mancanza di potere delle istituzioni europee per affrontare – con un vero governo europeo e la promozione di una più efficace governance mondiale – le contraddizioni, che producono un diffuso senso di insicurezza, di una globalizzazione priva di regole. E ciò apre grandi spazi alle tendenze populiste, cioè (in varie misture) nazionaliste, micronazionaliste, xenofobe e razziste, le quali, oltre un certo grado, comprometterebbero l’avanzamento dell’unificazione europea.
In presenza di queste sfide, che pongono l’UE di fronte all’alternativa “essere o non essere”, ci deve essere una risposta risolutiva che colleghi organicamente scelte immediate con scelte di medio termine che le consolidino in un sistema costituzionale più avanzato, nella prospettiva dell’Europa federale: l’Europa federale è il traguardo che l’Unione non deve perdere di vista. Occorre attuare una politica energetica comune, assumere l’iniziativa per una nuova Bretton Woods; e realizzare la cooperazione strutturata per costituire il servizio diplomatico europeo e la forza europea di reazione rapida e affidare un ruolo più forte all’Alto rappresentante per la PESC.
A breve termine l’UE si deve dotare dei mezzi per affrontare la crisi economico-finanziaria e svolgere un ruolo più attivo e costruttivo per invertire il crescente disordine mondiale. Gli stati disponibili devono affidare alla Commissione europea i poteri necessari per realizzare sotto il controllo del Parlamento europeo e del Consiglio un piano e un fondo europeo anticrisi, rafforzare il bilancio, in particolare tramite gli Unionbonds, affinché esso diventi rilevante ai fini di una politica anticiclica e per il perseguimento della coesione economica e sociale tra i 27. Occorre anche ampliare il ventaglio di interventi della BCE. Per uscire dalla crisi è necessario stimolare l’attività di investimento. La BCE potrebbe intervenire sul mercato dei titoli a lungo termine al fine di abbassare i tassi d’interesse che altrimenti potrebbero risultare tropo elevati rispetto ai tassi ufficiali.
Queste decisioni devono essere accompagnate dalla contestuale apertura di una procedura di revisione istituzionale in direzione di una costituzione di natura federale, che deve avere come punto di partenza l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Il secondo momento dovrà essere l’avvio – anche da parte di un’avanguardia di stati, se non ci fosse l’unanimità – della procedura di revisione nel quadro del Trattato di Lisbona attraverso una convenzione costituzionale, formata secondo regole di rappresentanza democratica al fine di escludere qualsiasi forma di veto nazionale.
In un momento in cui l’UE deve compiere scelte estremamente impegnative, ma indispensabili se vuole avere un futuro e riguadagnare il rispetto e il sostegno dei cittadini e dell’opinione pubblica, il Parlamento europeo è chiamato a svolgere un ruolo centrale. Esso ha, a differenza delle altre istituzioni dell’UE, una diretta legittimità democratica e un rapporto con l’opinione pubblica attraverso i partiti. Le prossime elezioni europee, che si collocano proprio nel momento della verità per l’Europa, rappresentano l’occasione privilegiata in cui si può uscire dalla paralisi ed aprire una nuova stagione politica. La condizione perché ciò avvenga è che i partiti decidano di mobilitare l’opinione pubblica sulle risposte che la situazione richiede al fine di raccogliere una partecipazione al voto adeguata ai nuovi compiti e poteri che il Parlamento Europeo è chiamato ad assumere.
Pertanto noi rivolgiamo un appello ai partiti politici che faranno la campagna per le elezioni di giugno affinché essi si impegnino a:
– comprendere nel programma di legislatura le priorità che abbiamo indicato;
– designare preventivamente al livello europeo la personalità candidata a diventare presidente della Commissione e quella candidata a diventare vicepresidente incaricato della PESC;
– utilizzare la campagna elettorale per discutere e dialogare su questioni a dimensione europea, evitando nel modo più assoluto di declassarla a un confronto su questioni nazionali;
– vincolare i propri candidati a optare per il mandato europeo in caso di coincidenza con un mandato parlamentare o governativo nazionale e a permanere nel Parlamento europeo per tutta la legislatura in modo da contribuire, anche in Italia, a creare una rappresentanza politica europea motivata e competente.
Consiglio Italiano del Movimento Europeo
Intergruppo Federalista al Parlamento italiano
Movimento Federalista Europeo