Concita De Gregorio su l’Unità
PER una volta non ci sono dubbi. Il centrodestra ha perso le elezioni. Il centrosinistra le ha vinte. Poi analizzeremo i risultati nelle città con tutti i distinguo e le valutazioni politiche del caso. Intanto partiamo da un dato di fatto: il vento, nel paese, è cambiato. Gli italiani bocciano la politica delle urla delle menzogne e degli insulti e i suoi campioni, Letizia Moratti – new entry nel club – è risultata troppo poco aggressiva rispetto al modello stiletto Santanchè e troppo per gli elettori di centrodestra di civili costumi. Non prende nemmeno i voti della Lega e resta molto al di sotto dei voti di lista. Per la prima volta Silvio Berlusconi – capolista a Milano – ha perso la sua battaglia personale, quella partita che lui per primo aveva definito di valore nazionale, la Grande Sfida.
La crisi politica, di fatto, è aperta. La sconfitta personale di Berlusconi è il dato principale di questo test elettorale. Il centrosinistra è tornato al Nord. Pisapia coglie un risultato straordinario, stacca Moratti di molti punti, fa immaginare per un momento ai sondaggisti persino una possibile vittoria al primo turno e comunque ha margini di recupero, nel ballottaggio, molto superiori a quelli della sua avversaria. Fassino regna su Torino incontrastato, una vittoria personale senza sbavature nella sua città. Merola, mentre scrivo, fa sperare sul filo del 50 per cento, con Sel al 10 per cento e i grillini che sfiorano le due cifre: il centrosinistra, a Bologna, è comunque saldo in testa.
A Cagliari il giovane Zedda raggiunge percentuali straordinarie in una città dove il centrosinistra non governa da 30 anni. La Sardegna quasi unanime (98 per cento) ha anche bocciato il nucleare (un referendum regionale che chiarisce in modo definitivo il no all’election day). A Napoli si segnala il risultato di Luigi De Magistris, Idv, che supera il designato dal Pd Morcone (dopo la confusa e opaca vicenda delle primarie di Cozzolino): la somma dei voti di De Magistris e Morcone supera largamente il risultato del candidato di centrodestra Lettieri. Di fatto, il centrodestra perde anche a Napoli.
Di fronte a una sconfitta così netta Berlusconi, se fosse un uomo politico e non un sultano, dovrebbe dimettersi. Non lo farà, naturalmente, e anzi cercherà la rimonta, specialmente a Milano, comprando tutto quel che può comprare. L’Inter, se necessario.
Ha il grave problema della Lega, che non ha creduto nemmeno un momento alle chances di Letizia Moratti – candidata evidentemente lontanissima dal profilo leghista – e che anzi ha tutto l’interesse ad utilizzare un’eventuale sconfitta per una resa dei conti, della quale, come qua accanto spiega il Congiurato, è stata già fissata la data. Il dato complessivo del centrosinistra, però, lascia immaginare qualcosa di più di un semplice cambio in corsa all’interno della dissestata compagine di governo. Né Futuro e Libertà né i candidati del Terzo polo ottengono risultati capaci di far immaginare che un’azione di recupero dell’area moderata, ammesso che sia possibile per il premier e accettabile per Fini e Casini, sia sufficiente a ribaltare i risultati.
Si rafforza invece, col caso Napoli, la posizione dell’Idv e si confermano importanti i candidati di Grillo. È nell’area dell’opposizione, dunque, che soffia e sale il vento: attorno alla spina dorsale del Partito democratico che vede premiati quasi ovunque, con l’eccezione e la peculiarità campana, i candidati usciti vincenti dalle primarie. Il caso di Pisapia è emblematico.
Quando in un primo momento qualcuno disse che il Pd aveva perso le primarie a Milano obiettammo che le primarie non si perdono mai: si fanno per misurare il candidato più forte e quello diventa il candidato di tutti. È stato così, in una campagna elettorale violentissima segnata dai sit in davanti a palazzo di Giustizia, dai manifesti sulle Br di Lassini e da ultimo dalla vergognosa ingiuria televisiva di Moratti, assai mal consigliata. Le urla e l’inciviltà si ritorcono contro chi pensa di convincere l’elettorato con la prepotenza, con la forza del denaro e con l’insulto. Vince chi è credibile, chi presenta un progetto, chi si mette in gioco sul piano della realtà. Finalmente.
16 maggio 2011
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