Paolo Borsellino è ancora vivo in molti luoghi, è presente a tutti gli appuntamenti organizzati per ricordare lui, Giovanni Falcone e tutte le altre vittime della mafia. L’ho potuto appurare, una volta di più, stamattina a Santa Maria di Licodia dove sono stato per l’inaugurazione del “Muro della legalità”, un’opera d’arte dedicata alla memoria dei giudici Borsellino e Falcone realizzata dall’artista Alfredo Scandurra.
E’ stata una cerimonia bella e partecipata. C’erano ragazzi, amministratori, cittadini, rappresentanti delle forze dell’ordine, e padre Santino Salamone. In due parole quella società civile che esiste davvero, non solo sui giornali o sui manuali di sociologia. In questi ultimi giorni qualcuno ha detto che sarebbe giusto commemorare la figura di Borsellino tutti assieme, in un’unica grande manifestazione. Non sono d’accordo e sono felice che gli stessi fratelli del magistrato abbiano affermato che il ricordo diffuso, forse frammentato ma condiviso, è un bene per la memoria.
E’ un bene che il giudice Borsellino sia vivo non solo nel giorno dell’anniversario della strage ma tutto l’anno attraverso tante iniziative, alimentate anche dalla ricerca della compiuta verità su quel tragico giorno. Le stragi di Capaci e di via D’Amelio hanno segnato la storia d’Italia, ma mostrarono anche la reazione di un popolo, di un intero Paese al male e l’indignazione per una volta si trasformò in ribellione collettiva alla mafia e alla criminalità che non fu solo emotiva ma anche morale. Di quella speranza, e non solo nella lotta alla mafia, oggi abbiamo un grande bisogno, per combattere la crisi, per uscire da una situazione di grande difficoltà.
Agli amici di Licodia ho voluto ricordare che alla Camera pochi giorni fa è stata approvata l’importante modifica del 416ter, un fatto importante e da sottolineare perché servirà a recidere il legame tra mafia e politica.
Infine in questo giorno che ricorda il coraggio di Paolo Borsellino, il mio pensiero è andato anche a Emanuele Feltri. Un giovane che sta lottando per la libertà di fare impresa in un posto difficile come la Valle del Simeto. Emanuele non è solo, con lui in questi momenti difficili ci sono stati e ci sono amici, istituzioni e forze dell’ordine, oltre naturalmente al suo coraggio e alla sua determinazione nel denunciare le insopportabili intimidazioni. La sua è la testimonianza che l’esempio di Borsellino e Falcone, di chi non arretra davanti alle minacce, è vivo e va perseguito giorno per giorno senza arrendersi o scoraggiarsi.
Leave a Reply