Mai confondere una sconfitta con una sconfitta definitiva, però dinanzi ad una sconfitta ci troviamo.
Il Partito democratico ha vinto a Milano e Bologna, vittorie importanti certamente e non scontate, però i dati complessivi indicano una sconfitta.
Particolarmente doloroso ed inatteso il risultato di Torino, doloroso per le qualità e la storia di Piero Fassino, inatteso per i risultati positivi del governo cittadino e per la composizione sociale e politica della Città.
Il risultato di Roma, com’è noto, viene da lontano, anche se le proporzioni impongono una riflessione aggiuntiva.
A caldo, alcune considerazioni:
- Governare al centro ed in periferia, lungi dall’assicurare rendite di posizione, logora chi esercita il “potere”. Del resto in una fase storica nella quale, a causa della crisi economica e dei vincoli di carattere finanziario, governare significa anche dovere distribuire sacrifici e dovere dire dei no, è intuitivo che sia così.
- Il vento del cambiamento continua a soffiare molto forte, e visto che non si può cambiare il vento è necessario regolare le vele. Della stagione del riformismo di questi anni che ha interessato settori vitali della società italiana, dalla scuola alla pubblica amministrazione, dalla giustizia al fisco, dal mercato del lavoro all’assetto istituzionale, devono iniziare a vedersi i frutti, a percepirsi gli effetti nella quotidianità della vita delle italiane e degli italiani. In sostanza non credo sia solo un problema di comunicazione ma di concreta percezione: come sono stati percepiti gli 80 euro in busta paga o la riduzione delle tasse, dovranno percepirsi i cambiamenti oggi scritti nelle norme di legge. Solo così riusciremo a convincere che il Pd ed il Governo Renzi sono l’unico motore possibile del cambiamento effettivo e non declamato.
- Il cambiamento, inoltre, dovrà essere percepito nel portafoglio dei cittadini. Una ripresa economica e una crescita che si traduca in occupazione e maggiore ricchezza, specie nel Mezzogiorno dove i segnali sono ancora troppo flebili, lì dove ci sono, rappresenterà una reale discontinuità. A questo scopo è necessario predisporre apposite misure e attuare specifici interventi a favore del Sud e delle aree depresse, vero banco di prova della politica economica del Governo.
- La partita del referendum di ottobre è altra e diversa e chi traesse da queste elezioni auspici negativi, commetterebbe un grave errore. Al contrario, la domanda di cambiamento che l’elettorato esprime dovrebbe essere motivo di ottimismo per i sostenitori del Si al referendum. La riforma istituzionale votata dalle Camere rappresenta una grande opportunità di innovazione, in grado di aprire una fase nuova della storia della Repubblica Italiana, all’insegna della democrazia decidente e della modernizzazione dei processi democratici. Ovviamente sarà necessario informare adeguatamente gli elettori e spiegare nel dettaglio le novità introdotte, ci attende un entusiasmante lavoro.
In conclusione, per dirla con Josè Saramago, nel tentativo di esorcizzare una sconfitta che brucia: “…La Sconfitta ha qualcosa di positivo, non è mai definitiva. Al contrario la Vittoria ha qualcosa di negativo, non è mai definitiva…”
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