Partecipare ad un dibattito che prende spunto da un pamphlet, – Condannati preventivi di Annalisa Chirico – sull’uso improprio delle misure di custodia cautelare e farlo a Catania, nell’ultimo fine settimana di campagna elettorale prima del voto per le elezioni amministrative, mentre in ogni parte della città è un fiorire di appuntamenti con i candidati a sindaco, consigliere comunale e di municipalità, può sembrare una scelta strana. Tuttavia io non ho voluto mancare questo appuntamento, tenutosi venerdì nella Pinacoteca San Michele, sottraendo un po’ di tempo sia ai numerosi impegni elettorali sia ai compiti di Governo da cui non mi distacco mai neanche quando sono nella mia città.
Il libro della brava giornalista di Panorama scatta una serie di istantanee su casi limite che non possono non suscitare indignazione e preoccupazione. Casi esemplificativi di un andamento generale non certo sodisfacente.
Nel corso del dibattito mi sono state poste domande precise su questioni, vero, non più rimandabili come il sovraffollamento della carceri, l’urgenza di adottare misure alternative alla custodia cautelare in carcere, la depenalizzazione dei reati minori, e l’uso della carcerazione solo come misura ultima da adottare. Questioni sulle quali so benissimo che la responsabilità è tutta politica e che però questo strano Governo di cui faccio parte affronterà nel più breve tempo possibile e non solo perché è l’Europa a chiedercelo, ma perché questo Governo che aggrega forze che si sono scontrate duramente nel corso dell’ultima campagna elettorale e che continuano avere, nel lungo periodo, orizzonti differenti, è nato per fare le riforme e le farà.
Si sta già lavorando per presentare provvedimenti che riducano l’ingresso in carcere in via cautelare e che rendano le carceri italiane degne di un paese civile.
Leggere il libro di Annalisa Chirico mi ha riportato alla memoria i giorni in cui alla Camera si è votato, per la prima volta nella storia repubblicana, a favore dell’arresto di un deputato, Alfonso Papa. Io ho votato a favore, l’ho fatto leggendo gli atti e non riscontrando fumus persecutionis. Non è stata scelta facile ma l’ho fatta secondo coscienza.
Il fatto grave è che né Papa né migliaia di altre persone sottoposte a misure restrittive riescono ad avere un trattamento rispettoso dell’articolo 27 della Costituzione. A questo si deve porre riparo, su questo si deve lavorare.
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