Ho letto ieri sul quotidiano La Sicilia la lettera di Claudio Pomes. Il suo racconto mi ha colpito, perché ci indica in maniera semplice e diretta la strada giusta da percorrere per far sì che il carcere non sia luogo di isolamento e mera “punizione”. Un luogo, al contrario, in cui scontare sì la pena per gli errori commessi ma riuscendo anche a costruire qualcosa per i detenuti. Il carcere di Enna, a questo proposito, è uno di quegli istituti penitenziari che riesce a dare fiducia e speranza ai detenuti. Con alcuni importanti provvedimenti il Governo si sta muovendo proprio in questa direzione: abbiamo raggiunto in questi mesi risultati notevoli, ne sono contento e questo ci spinge ad andare avanti in questa direzione. Per dare ai tanti Claudio Pomes del nostro Paese quella seconda opportunità che meritano di poter vivere.
Ecco il mio intervento pubblicato oggi sul quotidiano La Sicilia:
“La lettera di Claudio Pomes, apparsa su La Sicilia, ci conferma quanto sia stata sbagliata la concezione che, fino ad oggi, si è avuta dal carcere.
Mi auguro che il racconto della sua esperienza consenta a tutti di mettere da parte ogni pregiudizio e di cogliere la drammaticità della condizione carceraria.
Nelle attuali modalità, il carcere rappresenta una forma di isolamento, di sradicamento dalla società, non recupera i detenuti ma li predispone a nuovi comportamenti criminosi.
Per fortuna ci sono anche tante eccezioni alla regola, frutto dell’instancabile impegno di funzionari ed operatori che, in condizioni non sempre favorevoli, riescono a portare avanti un lavoro meritorio.
Eccezioni che confermano come il lavoro ed i progetti formativi rappresentino per i detenuti strumenti fondamentali perché possano riconsiderare la propria condotta di vita e per poter contare, una volta concluso il periodo di privazione della libertà, su un adeguato reinserimento sociale.
La pressante sollecitazione contenuta nella lettera ci deve far riflettere su quanto sia importante investire sulla fiducia, su come porti ad un risultato più umano per il condannato e più conveniente per la collettività.
Il governo Letta è fortemente impegnato in questa direzione ed in questi pochi mesi ha raggiunto risultati importanti.
Grazie alle novità introdotte dal decreto legge sull’Esecuzione della pena è stata favorita l’offerta di lavoro per gli ex detenuti da parte di imprese e cooperative sociali, attraverso una serie di sgravi fiscali e contributivi: estendendo il periodo di inclusione degli ex detenuti nelle categorie svantaggiate.
L’appello di questo detenuto non deve cadere nel vuoto: è giusto dare una risposta concreta alla sua voglia di vita.
Mi auguro pertanto che qualche cooperativa sociale, o qualche impresa, utilizzando gli strumenti che la legge mette a disposizione, offra a Claudio Pomes quella seconda opportunità che con tanta speranza si attende.
Da parte nostra, il Governo non farà venir meno il proprio impegno per realizzare un moderno sistema di Giustizia ispirato al rispetto dei principi di umanità e della finalità rieducativa della pena.
Il lavoro rappresenta lo strumento principale per dare piena e concreta attuazione alla funzione assegnata alla pena dalla Costituzione.
Continueremo sulla strada già intrapresa per moltiplicare gli strumenti e le iniziative affinché chi è stato ritenuto colpevole di un reato possa avere la possibilità di riprendere il cammino di vita e potersi reinserire nella società.
Giuseppe Berretta
sottosegretario alla Giustizia”
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