A Catania, in occasione del XVIII anniversario dell’assassinio del penalista Serafino Famà, insieme al presidente dell’Unione della camere penali Valerio Spigarelli, al presidente della Camera penale di Catania, al procuratore capo della Repubblica Giovanni Salvi, abbiamo discusso di “Detenzione e Costituzione.” Ecco una parte del mio intervento.
Abbiamo assistito in questi anni ad un abuso del diritto penale, per l’uso ideologico che si è fatto del tema della sicurezza, contemporaneamente si annunciavano miracoli edilizi, mai realizzati, che avrebbero creato sempre nuove carceri, da riempire con sempre nuove categorie di deboli. Questo abuso ha creato una questione, come ha detto il presidente della Repubblica, di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile rispetto alla quale non si può più attendere e su cui il Governo interverrà in maniera significativa per porre rimedio al sovraffollamento carcerario. Quello che si vuole introdurre è un nuovo modello di vita all’interno degli istituti. Un modello di detenzione aperta nel perimetro delle carceri, per cui le camere di pernottamento siano luoghi per il riposo e non per lo svolgersi della giornata quasi nella sua interezza. Ciò avverrà in situazione di sicurezza, attraverso l’adozione di un sistema di vigilanza dinamica che consente di utilizzare al meglio il personale, puntando su una maggiore conoscenza da parte del personale stesso dei singoli detenuti all’interno di un gruppo e delle dinamiche interne al gruppo. Il Parlamento, lo scorso agosto, ha approvato in via definitiva un decreto-legge per ridurre i flussi d’ingresso in carcere e per favorire l’accesso alle misure alternative alla detenzione. Abbiamo potuto recentemente registrare i primi risultati del provvedimento che ha portato il numero di detenuti a 64.564, con una chiara riduzione rispetto al numero di oltre 69.000 registrato nel 2010. Si sono dimostrate efficaci anche le nuove norme che incidono sulla possibilità di limitare il ricorso alla custodia cautelare in carcere. Gli effetti di tale intervento sulla custodia cautelare sono già visibili poiché il numero di coloro che sono in attesa del primo grado di giudizio è sceso a 12.348. Il numero di ingressi in carcere dalla libertà è nettamente in calo, passato da una media di circa 1.000 al mese, dato registrato nei primi sei mesi del 2013, a meno di 500 da quando è entrato in vigore il decreto legge sull’esecuzione della pena. Il Governo si è dato degli obiettivi ambiziosi per realizzare un moderno sistema di Giustizia e per fare ciò occorre che si lavori molto anche sul piano culturale. L’idea è arrivare ad una giustizia condivisa, come valore di una comunità, che sia in grado di riservare al sistema giudiziale solo quei conflitti non altrimenti risolvibili.
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