“Ho sette anni come tanti bambini dovremmo pensare ai giochi invece sentiamo spesso la parola mafia che fa tanta paura” – Claudia
E’ uno dei pensieri raccolti dalla fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, dall’indomani della strage di Capaci ad oggi. Sono 22 anni, oggi. Forse, mi dicevo stamattina, dovremmo tornare a pensare la mafia con gli occhi dei bambini: una cosa enorme, che fa tanto paura, che inquina le nostre vite. E che va combattuta, realmente, anche silenziosamente e giorno per giorno, nelle famiglie, nelle istituzioni, nei comportamenti della politica.
E’ grazie a uomini come Falcone, come Borsellino, è grazie a uomini e donne che hanno perso la vita (e la pace quando erano in vita) per sconfiggere la mafia che dobbiamo continuare questa battaglia. Anche nelle cose più piccole, quelle quotidiane. Anche negli esempi che diamo ai nostri figli, nipoti, ragazzi. Anche nelle cose che diciamo loro. Leggo oggi su alcuni giornali che la metà degli studenti non saprebbe cosa è accaduto il 23 maggio del 1992 a Capaci e che solo uno su dieci, o poco più, avrebbe discusso in famiglia di quell’attentato che ha cambiato la storia del nostro Paese.
Mi piace pensare che invece ci siano tanti genitori impegnati a dare il buon esempio e a spiegare ai propri figli chi fosse Giovanni Falcone, perché è stato fatto saltare in aria insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Sono sicuro che in tanti, piccoli e adulti, ci saranno questa sera alla commemorazione di Cittàinsieme, alle 20 a Catania, davanti al Tribunale. Parole, musica e immagini per onorare degnamente il nome e la memoria di uomini come Giovanni Falcone che hanno dato tutto per la lotta alla mafia.
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