L’Unità del 23 febbraio ha pubblicato un breve stralcio del discorso che Massimo D’alema ha tenuto a Londra agli studenti della London School of Economics. Un’analisi dello sviluppo economico negli ultimi quindici anni, delle occasioni mancate per costruire un’Europa più forte e solidale, la necessità di tornare a dare rappresentanza al mondo del lavoro, che è stato penalizzato da uno sviluppo distorto.
Un documento che ritengo utile come spunto di riflessione e dibattito, e di cui vi propongo la lettura integrale dal sito www.massimodalema.it (foto Adnkronos)
Con Labour, Spd e socialisti spagnoli in crisi nera l’idea non è peregrina. Il Pd nasce da una intuizione bellissima e non è detto che qualcuno non decida di applicarla anche altrove.
Ma le sinistre europee sono così diverse fra loro. Incomparabili. Per questo è secondo me sbagliato prendere Blair, Zapatero e chi altro sia come modello. Il Pd deve essere il Pd. Autonomo e basta. E non è detto che fra 10 anni non sia un invidiato modello per l’Europa.
Intanto fra Spd e Linke la sinistra in Germania in ogni caso conta e pesa, anche se non è più al governo. Qui in Italia mi pare ancora lunga la strada, sia del Pd per acquisire il ruolo di una Spd, sia della Federazione della Sinistra per divenire come la Linke.
E meno male che non si vedono Lafontaine all’orizzonte, c’è bastato il danno fatto da Bertinotti.
In uno dei luoghi storici della socialdemocrazia europea, la Germania, l’Spd è ormai in crisi da un 5 anni almeno. Con i rossi seri della Linke che ormai sono stabili oltre il 10% dei consensi. Da noi, però, non si vede un Lafontaine neanche accendendo l’illuminazione da partite in notturna.
“La sinistra europea” oltre la crisi mi pare davvero ottimista come titolo/idea. A me pare che il crollo repentino dell’astro Zapatero non possa che peggiorare la situazione. Paradossalmente, forse il Pd italiano è fra le formazioni europee di centrosinistra più in salute. Perché altrove mi pare che sia notte ancora più fonda che da noi.
Giusto evidenziare come D’Alema negli anni forse abbia un po’ troppo dimenticato le sue radici comuniste, ma ora mi pare che il Pd si stia con convinzione incamminando verso un percorso laburista, anzi newlabour, serio. Diamogliene atto. Al Pd in generale, ma anche a D’Alema.
Giuseppe Berretta scrive giustamente che il “mondo del lavoro è stato penalizzato da uno sviluppo distorto”. Concordo in pieno. Ma non sono così sicuro che concordi in pieno anche D’Alema. L’interinale mi pare che l’abbia introdotto proprio lui. O mi sbaglio?
Sull’uomo D’Alema la si può pensare come si vuole, simpatico non è di certo, ma sul politico D’Alema tanto di cappello. E’ un pragmatico, è un realista. Uno che ha idee, ma che è anche in grado di metterle da parte se chiamato a rispondere per l’intero Paese. Le sue esperienze da premier e da ministro degli Affari Esteri sono state un capolavoro di realpolitik vecchio stile. Ragioniamo: sulla guerra a Milosevic, giusta o sbagliata che fosse, l’Italia non poteva tirarsi indietro.
Ma come che cosa ha fatto? Ha scavato la fossa a Prodi in un momento fondamentale per il Paese, minandolo sviluppo italiano per decenni, ha fatto la guerra alla Jugoslavia (e si sa che le guerre rimettono in moto l’economia), ha legalizzato il caporalato con il lavoro interinale. più di così! Ma che ingrati dalla memoria corta che siete. : )
Ma il D’Alema nella sua esperienza da premier per il lavoro che cosa ha fatto di concreto?
Certo che è singolare (quantomeno) che uno che per scelta non si è voluto laureare vada a tenere lezioni in una delle più importanti Università britanniche.
Proprio su Bernstein, visto che qualcuno lo citava, c’è questo bel post che avevo letto qualche giorno fa per caso: http://mietzsche.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=69526
Anch’io trovo quanto detto da D’Alema davvero di spessore, ma non riesco a non diffidare dei riformisti e del riformismo in sé … Eduard Bernstein (figura nobilissima che andrebbe assolutamente rivalutata) sì, ok, il primo dei riformisti mi piace molto … Ma dopo di lui il diluvio (universale, of course) …
In ogni caso, mi chiedo che cosa ancora vi sia da riformare nel 2010, con un Welfare che anche in Svezia è ormai tagliato con l’ascia … : (
E’ sicuramente quello che è accaduto!
Ottimo intervento, ma sembra quasi un’ammissione di colpevolezza. Della serie, il tema lavoro lo abbiamo fin qui trascurato, ora riprendiamo a occuparcene.