Bianca Di Giovanni su l’Unità.it del 28/12/09
La Finanziaria «light» è diventata pesantissima per tutte le amministrazioni locali, quelle più vicine ai cittadini: Comuni, Province e Comunità montane. Con un blitz inaspettato, Roberto Calderoli ha infilato sei commi che piombano come un tagliaerbe su consiglieri, assessori, figure di riferimento per gli abitanti, circoscrizioni e finanziamenti degli enti. I risparmi sono risibili, gli effetti potrebbero essere devastanti per molte comunità locali e soprattutto per i diritti di cittadinanza.
Una mossa a sorpresa, soprattutto perché l’intera materia era contenuta nel Codice delle Autonomie, varato dal governo in pompa magna a novembre e mai calendarizzato in Parlamento. Si tratta di un capitolo importante per arrivare al federalismo tanto sbandierato dalla Lega, perché quel testo definisce le diverse funzioni degli enti.
Le opposizioni e le amministrazioni locali erano pronte a collaborare con il governo (a proposito di riforme condivise), tanto che anche sul testo del federalismo ci fu l’astensione del Pd. Ma l’esecutivo ha scelto la strada dell’atto d’imperio (dicendo no anche a un ordine del giorno delle opposizioni che chiedeva la calendarizzazione immediata del Codice), provocando una reazione durissima delle associazioni delle amministrazioni. Anci, Legautonomie, Uncem hanno sospeso i tavoli istituzionali con il governo. Lo stesso Calderoli, che fino a ieri era considerato un affidabile punto di riferimento, è stato oggetto di pesanti critiche anche da parte dei sindaci della Lega.
Le norme Cosa è accaduto? Partiamo dalle disposizioni. Il primo comma in questione taglia i trasferimenti del cosiddetto fondo ordinario per il finanziamento dei bilanci degli enti. I risparmi previsti (da Comuni e Province) sono di 13 milioni per il 2010; 91 milioni per il 2011 e 125 milioni per il 2012. Un totale di 216 milioni in tre anni. Su una manovra complessiva di 9 miliardi non sembra un gran risparmio. Ma per alcuni Comuni è una mannaia.
Il taglio procede di anno in anno, in base ai rinnovi dei consigli: solo le amministrazioni che vanno al voto nel triennio sono interessate dalla sforbiciata. Da quei tagli discende poi la diminuzione dei consiglieri comunali e provinciali del 20%, che si porta dietro quella degli assessori. Questi ultimi, infatti non possono superare un quarto del numero dei consiglieri comunali e un quinto di quelli provinciali. Per i Comuni fino a 3mila abitanti si prevede che il sindaco possa delegare due consiglieri a svolgere il ruolo degli assessori. Insomma, il governo centrale scavalca di fatto l’autonomia locale, decidendo da Roma quello che finora veniva disposto negli statuti locali. Il tutto accompagnato da un consistente taglio alla rappresentanza: le città superiori al milione di abitanti perdono 13 seggi in consiglio. Il comma successivo prevede l’«obbligo» (non l’invito) di sopprimere il difensore civico, le circoscrizioni, il direttore generale dei Comuni, i consorzi di funzioni tra gli enti locali.
Se il taglio per Comuni e Province è determinato al momento di nuove elezioni, per le Comunità montane è già operativo: con l’entrata in vigore della manovra (primo gennaio) lo Stato smette di finanziarle. Saltano così 50 milioni nel 2010. Restano in piedi i finanziamenti regionali, ma sarà difficile farle continuare a vivere. Il 30% delle risorse risparmiate sarà «girato» ai Comuni montani.
Gli effetti Cosa accade da ora in poi? Nel 2010 saranno 1025 i Comuni chiamati al rinnovo dei consigli, che quindi saranno obbligati a seguire le nuove norme. Si tratta per lo più di Comuni medio-piccoli. L’anno dopo le amministrazioni al voto sono 1.211 e quello successivo 856. L’ultima tornata, quella del 2012, sarà però la più pesante, visto che sono coinvolte città grandi come Milano, Torino e Napoli. Resta il dilemma sulle città che andranno al rinnovo nel 2013, tra cui compare Roma. A leggere il testo, le disposizio ni dovrebbero valere per il solo triennio 2010-12. Ma è possibile avere cittadini meno rappresentati di altri nello stesso territorio nazionale? Insomma, è un pasticcio servito solo a fare propaganda spicciola sui costi della politica.
Ma è chiaro, non hanno nessun interesse nel Pdl per fare riforme condivise. Ed hanno anche, purtroppo, i numeri per farle da soli.
Io non mi fido. Non si farà nulla di condiviso, ne sono sicurissimo.
Ma insomma, si decidessero, queste cose qui le faranno assieme Pdl-Pd o solo loro? Dialogo sì, dialogo no, amore contro odio, riforme condivise un giorno sì e l’altro no. Non si capisce più nulla.
Non sarà facile fare politica in Sicilia, è vero. Di certo è impossibile farla con un mago nella divisione del campo avverso come Lombardo. Geniale nella sua capacità di spaccare gli avversari. Ai quali, ovviamente, dà solo briciole di pseudopotere.
No, guarda, nessuna condivisione con Lombardo. Credo che nel Pd ci si debba un po’ chiarire. Comunque, Berretta qui sul suo blog mi pare che abbia espresso su Lombardo la posizione più equilibrata. Non è facile capire la politica siciliana, questo è certo. E non è facile nemmeno farla.
Condivise? Come Lombardo con il Pd in Sicilia? Ma per piacere…
Credo che anche i consiglieri comunali o provinciali siano baluardi di democrazia. Eppoi riforme così importanti non si possono fare non condivise.
Io se aboliscono un po’ di consiglieri vari semplicemente godo! Voi no?
Concordo in pieno con chi parla di confusione e dilettantismo. Sono (e quindi siamo tutti) allo sbaraglio…
Io francamente non vedo nulla di lineare nei progetti del centrodestra e (soprattutto!) della Lega in merito agli enti locali.
Rammento che anni fa Bossi si espresse per l’abolizione delle Province, ma subito qualcuno dei suoi gli fece notare che erano un feudo leghista, un avamposto di potere irrinunciabile. La Lega non ha strategie, se non il populismo spinto che le dà comunque voti a valanga.
Ma c’è anche un progetto di Italia ben preciso dietro. Non è solo confusione. Vogliono tutto in mano, vogliono eliminare qualsiasi opposizione.
E’ un pasticcio incredibile, sono semplicemente degli incompetenti, i soliti incompetenti sesquipedali.
Non credo, sembra piuttosto l’ennesima mossa dettata dall’antipolitica ormai imperante ovunque. Inoltre, per me qualsiasi cosa venga dalla Lega è col trucco, tanto ci ragiono su che capisco dove sta l’inghippo (ovvero l’attacco alla democrazia, per quanto talvolta sottotraccia).
A naso che diano meno soldi agli enti locali non mi pare un’idea malvagia.