DISABILI, IL GOVERNO NON SA QUELLO CHE FA

Oggi in piazza a Montecitorio la protesta delle associazioni contro la manovra finanziaria

Tagli alle tredicesime di magistrati e poliziotti? Si, ma forse no. Non bastano i 40 anni di contributi per andare in pensione? Sì, ma era “un refuso”. Ora la follia e la leggerezza con cui il governo sta affrontando l’iter della manovra finanziaria si abbattono su una categoria che dovrebbe essere tutelata, anziché colpita da tagli inconcepibili. Si parla di disabili, di milioni di persone che a causa di un handicap fisico o intellettivo, non sono in grado di lavorare né di badare a se stessi. Vi racconto quello che è successo e le proteste di decine di associazioni di disabili, che oggi si sono viste costrette a scendere in piazza e protestare, semplicemente per difendere i diritti dei più deboli.

Mascherandolo con la volontà di colpire i falsi invalidi, il governo aveva deciso di inserire nella famigerata manovra finanziaria un articolo – l’articolo 10 – che prevedeva di aumentare dal 74 all’85 per cento la percentuale necessaria per accedere all’assegno mensile di invalidità. Un assegno da 256 euro al mese che spetta di diritto ai disabili gravi senza lavoro, praticamente senza reddito. Un colpo durissimo, una misura inaccettabile anche perché avrebbe prodotto un risparmio risibile per le casse dello Stato: 10 milioni di euro nel 2010, una cifra che certamente si potrebbe risparmiare eliminando sprechi e privilegi qua e là.

Immediata è stata la reazione delle associazioni dei disabili. Una reazione che ha avuto come risposta un emendamento disastroso. Disastroso perché con quella “correzione” si creerebbe una “discriminazione tra le persone affette da una sola minorazione (con percentuale di invalidità superiore al 74%) e quelle affette da più patologie inferiori all’85%: ai primi va l’assegno, ai secondi no”, hanno spiegato Pietro Vittorio Barbieri e Giovanni Pagano, presidenti della Fish e della Fand, le due principali federazioni tra le associazioni italiane che si occupano di disabili e di tutelare i loro diritti. Ma c’è di più, perché con l’emendamento del relatore di maggioranza, il senatore Antonio Azzolini, si modificavano pure le condizioni medico-legali per l’accesso all’indennità di accompagnamento: “L’emendamento governativo – hanno contestato Fish e Fand – limita rigidissimamente le future concessioni: indennità di accompagnamento solo a chi è immobilizzato o che non riesce a svolgere tutte le funzioni fisiologiche”. “Un criterio pericolosissimo – ha aggiunto il presidente nazionale dell’Anffas, Roberto Speziale – nelle mani di Commissioni di valutazione alle quali non è stata indicata nessuna scala di valutazione a cui attenersi”.

Oggi in piazza a Montecitorio centinaia di rappresentanti delle associazioni e di disabili hanno protestato contro i provvedimenti della manovra su cui lo stesso Azzolini ha affermato candidamente di “non aver capito bene quale sia il problema legato all’indennità di accompagnamento”.

Forse Azzolini non sa che quelle misure avrebbero impedito ad una persona down, invalida magari all’80 per cento, di ottenere quei 256 euro vitali per chi non ha un lavoro. Forse Azzolini non sa che un malato di Alzahimer ha necessità dell’accompagnamento perché, anche se non è in stato vegetativo, non è in grado di compiere azioni elementari.

Forse loro non sanno quello che fanno e a ricordarglielo, questa mattina, sono stati i disabili stessi. Al momento hanno ottenuto una parziale vittoria: la soglia del 75 per cento dovrebbe essere ripristinata, stando agli annunci di Azzolini. Ma l’attenzione resta alta. Tra un refuso, una svista, un “non sapevo”, c’è di mezzo la vita e la dignità di milioni di persone.

Leave a Reply