Di fronte a questa nuova ecatombe – settecento, novecento, o chissà quanti – si può decidere di voltare la testa dall’altra parte. O si può agire, perseguendo nell’immediato due obiettivi essenziali. Due obiettivi che l’Italia non può limitarsi ad affidare alle ordinarie trattative diplomatiche o ai negoziati tra gli stati membri. Quegli obiettivi devono diventare la posta in gioco di una vera e propria lotta politica che il nostro paese deve condurre nell’ambito dell’Ue.
1) Una Mare Nostrum europea. Innanzitutto, occorre ripristinare, come operazione dell’Unione europea, la missione di soccorso in mare e di salvataggio di vite umane “Mare Nostrum”, alla luce del conclamato fallimento di “Triton”, che avrebbe dovuto fermare gli sbarchi e scoraggiare le partenze dall’Africa. E, invece, si è assistito a un aumento costante, rispetto all’anno scorso, e del numero di profughi sbarcati sulle nostre coste e del numero delle vittime. Tutto ciò era inevitabile. La sproporzione di fondi e mezzi tra le due operazioni è evidente: Mare Nostrum disponeva di almeno quattro unità navali e relativi assetti aerei, di unità anfibie, di una/due fregate e due unità navali d’altura con ampia autonomia logistica e adeguati spazi di ricovero per naufraghi. Ed era impegnata in tre azioni principali: salvataggio di vite umane; misure di filtro sanitario e interventi di sicurezza, realizzati già a bordo, prima dello sbarco; contrasto delle azioni illegali connesse al traffico di esseri umani, con il sequestro delle navi madre, la distruzione dei barconi intercettati e un numero mai così grande di trafficanti arrestati. Tutte attività non previste e non svolte, in questi mesi, da Triton, il cui dispositivo aereo-navale insiste su un’area di pattugliamento notevolmente ridotta e può contare su un numero minore di mezzi (tre pattugliatori, quattro motovedette e quattro aeromobili) e di possibilità di intervento, con il ricorso frequente, in caso di SOS, a navi e mercantili commerciali obbligati dal diritto del mare a intervenire ma non attrezzati. Inoltre, l’aumento costante del flusso dei fuggiaschi verso le nostre coste, con o senza Mare Nostrum, smentisce ancora una volta e definitivamente l’ipotesi che quell’operazione abbia rappresentato un fattore d’attrazione: quando è evidente che ci troviamo di fronte a un fenomeno di portata globale legato alle guerre e alle povertà, ai terrorismi e alle catastrofi ambientali. Di conseguenza, l’obiettivo più urgente è la ripresa della missione Mare Nostrum come operazione dell’Unione Europea, con le stesse responsabilità e con le stesse competenze di quella svolta dal nostro paese; e con il coinvolgimento – in risorse economiche, uomini e mezzi – di tutti i paesi membri.
2) Un piano di Ammissione umanitaria. Siamo di fronte a grandi movimenti di esseri umani, che non possano essere fermati da blocchi navali e motovedette, muri e fili spinati. La sola, ragionevole e concreta, soluzione da perseguire in tempi rapidi è l’attuazione di un piano di ammissione umanitaria che preveda l’anticipazione della richiesta di protezione già nei paesi in cui si addensano e transitano i flussi migratori. Si tratta di mettere in atto una strategia a livello europeo di anticipazione/avvicinamento della richiesta di protezione internazionale in quei paesi dove i movimenti di profughi e fuggiaschi si concentrano; di istituire in quei paesi – laddove è possibile e dove già qualcosa in questo senso è in atto come in Giordania, Libano, e in Egitto e nei paesi del Maghreb – un sistema di presidi assicurato dalla rete diplomatico consolare dei paesi dell’Unione, insieme a UNHCR e alle altre organizzazioni umanitarie internazionali, dove i profughi vengono accolti temporaneamente per poi essere trasferiti con mezzi legali e sicuri nel paese europeo in cui chiedono asilo, fissando quote di accoglienza per ciascuno Stato. Un piano da affiancare (ed eventualmente combinare) ad altre proposte, quali il reinsediamento, l’ingresso protetto, i corridoi umanitari e il ricongiungimento, di cui si discute a livello internazionale. È necessario, di fronte alla conta incessante di morti di questi giorni e di quelli a venire, rimuovere tutti gli ostacoli di natura esclusivamente politica che impediscono all’Europa di garantire asilo e protezione offrendo ai profughi la possibilità di chiedere aiuto senza dover rischiare la vita attraversando il Mediterraneo e senza dover ricorrere ai trafficanti di morte.
Questo è il testo dell’appello – che ho sottoscritto – rivolto da Luigi Manconi al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’Interno, della Difesa e degli Affari esteri.
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