Prevenire i reati ambientali applicando modelli organizzativi all’interno delle imprese che prevedano controlli stringenti e buone pratiche da adottare. Ne abbiamo discusso questa mattina a Roma, nella sede di Confindustria, dove ho partecipato al convegno organizzato da Fise Assoambiente su “Come prevenire i reati ambientali”, partecipando in qualità di componente della Commissione Giustizia della Camera. Si è parlato di ecoreati, smaltimento, gestione del ciclo dei rifiuti, di rispetto per l’ambiente e la salute dei cittadini, legalità. Su molti di questi fronti un ottimo passo avanti è stato compiuto dal Governo, che ha fortemente voluto – primo tra tutti il ministro della Giustizia Andrea Orlando – la riforma sui reati ambientali, approvata dal Parlamento pochi mesi fa. Con la legge 68 del 2015 infatti è stato inserito nel codice penale un nuovo titolo, dedicato ai delitti contro l’ambiente, all’interno del quale sono previsti nuovi reati. Una riforma – di cui da tempo e da più parti si sollecitava l’approvazione – che introduce quindi nel codice penale i reati di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento al controllo, omessa bonifica e ispezione dei fondali marini.
Norme che eviteranno scempi, disastri ambientali e nuovi pericoli per la salute dei cittadini, grazie a strumenti certi e più forti per contrastare chi si macchia di questi crimini con condotte illecite e scellerate.
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