Sempre all’insegna del “ghe pensi mi”: anche per la Finanziaria, il governo avrebbe già deciso di fare da sé, riducendo al silenzio il Parlamento e gran parte degli stessi ministri, che devono passare per i nuovi tagli di Tremonti. Peccato che il metodo scelto, questa volta, infranga da subito non solo la prassi politica ma anche quella giuridica. E questo mentre Bankitalia rivela che il tasso di disoccupazione reale supera l’11% contando anche gli scoraggiati e le ore di cassa integrazione, nonché l’impoverimento delle famiglie che hanno meno reddito disponibile e sono più indebitate. La soluzione del ministro dell’economia qual’è? Un bluff sul digitale promettendo ai suoi colleghi soldi freschi dalla vendita delle frequenze del digitale. L’ennesimo effetto annuncio stavolta alle spalle dei suoi stessi colleghi perché non si tratterebbe della vendita all’asta delle frequenze lasciate libere da Rai e Mediaset, come proposto ieri da Pier Luigi Bersani per finanziare la scuola e l’università, ma delle frequenze delle tv locali. Le briciole di un piatto potenziale da miliardi di euro.
Un pericolo che aveva avvertito anche Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori del Pd, in una lettera indirizzata a Renato Schifani ieri:“da notizie di stampa si apprende che il Governo, pur in assenza della deliberazione del Senato, ha approvato all’unanimità nella seduta odierna del Consiglio dei Ministri i provvedimenti di finanza pubblica, tra l’altro prevedendo l’ipotesi di fiducia sui medesimi. Il Governo non può approvare e presentare al Parlamento la Legge di stabilità e la legge di Bilancio. L’articolo 7 della nuova Legge di contabilità dispone, infatti, che il disegno di Legge di stabilità sia presentato alle Camere entro il 15 di ottobre di ogni anno”.
Per Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni Economiche del gruppo Pd alla Camera, “o Tremonti scappa dall’Italia o deve scrivere una manovra correttiva entro fine anno”. Non ha alternative perché “prmotette che l’università avrà soldi entro fine dicembre, a Galan assicura risorse per l’agricoltura al più presto, alle imprese garantisce l’arrivo dell’immancabile decreto mille-proroghe a fine anno. E’ chiaro che sta pensando a un decreto con cui far fronte alle emergenze, cioè ad una correzione dei conti pubblici. Il problema è che i dati di Bankitalia insistono a descriverci lo stato comatoso della nostra economia per il quale il governo non ha altre proposte se non una Finanziaria con zero soldi. Ma questo paese, secondo il Pd, ha bisogno di una grande operazione di redistribuzione delle risorse, la più grande dal dopoguerra, e questo governo non è in grado di realizzarla”.
Cesare Damiano, capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera, pensa che “Galan ha detto l’unica verità uscita dal consiglio dei ministri e cioè che non ci sono le risorse e che la finanziaria è una tragedia. Di quale sviluppo parla Tremonti? Il paese è allo sbando e le crisi industriali e i problemi di occupazione aumentano. La fase due in realtà sarà: dopo i tagli altri tagli”.
Per Nicodemo Olivierio, capogruppo del Pd nella commissione Agricoltura della Camera, dopo le sue dichiarazioni “il ministro dell’Agricoltura deve immediatamente venire in commissione per informare il parlamento su cosa è successo e perché il governo, dopo le tante promesse, ha deciso, ancora una volta, di non investire un euro sul settore agricolo. Vogliamo sapere – ha ribadito il parlamentare Dem – quali erano le promesse di Tremonti, cosa non ha funzionato e come il ministro dell’agricoltura ha reagito e cosa intende fare per rilanciare la competitività del settore”.
Insomma in appena 24 ore con i dati di Bankitalia la Finanziaria diventa carta straccia: per Paola De Micheli, responsabile Pmi del Pd “Se entro dicembre Tremonti dovrà intervenire con altri tagli, sottoponendo gli italiani a ulteriori sacrifici oltre a quelli già inflitti, che peraltro da gennaio porteranno a una riduzione dei servizi degli enti locali, dovrà’ essere chiaro a tutti che la responsabilità èsolo sua e del governo. In tutto il mondo i governi reputano non solo doveroso ma utile confrontarsi con le parti sociali per trovare un nuovo paradigma di sviluppo in grado di conciliare crescita e rigore. Da noi -sottolinea De Micheli- si liquida la questione in sessioni di bilancio formato mignon: spot lampo che mortificano il Parlamento e le opposizioni e non risolvono i problemi. Il PD di proposte per la crescita ne ha presentate molte. Su quelle chiediamo il confronto. Tutto il resto è propaganda e incapacità di dare risposte vere a un Paese in difficoltà”.
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