da www.unita.it
A chi gli ha chiesto la ragione di un’iniziativa fatalmente destinata al fallimento, come la mediazione tentata ieri, il finiano Silvano Moffa ha risposto di aver agito solo perché è convinto che il suo leader stia commettendo un errore. Ma quando lunedì sera il leader futurista riunirà i suoi per dire che non è il momento delle differenziazioni, i deputati di Fli saranno compatti nel votare la sfiducia, compresi i cosiddetti pontieri. Dubbi, ma questa non è una novità, riguardano solo l’atteggiamento del politico campano trapiantato in Abruzzo Giampiero Catone.
Del resto, nella possibilità di una mediazione dell’ultima, o penultima, ora non credeva nemmeno il presidente del Consiglio, come dimostra la risposta che ha dato all’appello: una risposta priva di reali appigli reali per il presidente della Camera, e limitata ad un generico impegno sulla revisione del sistema elettorale, ma con l’esclusione del premio di maggioranza, cioè proprio della questione che i terzopolisti vorrebbero mettere in discussione.
Con la sua finta apertura il Cavaliere, spiegano in ambienti a lui molto vicini, ha cercato ancora una volta di addossare a Fini tutte le colpe della rottura che si consumerà tra quarantotto ore a Montecitorio, magari con la speranza di sfilargli qualche voto in più perché, anche se la partita appare sempre più incerta, Berlusconi continua a dire d’essere convinto di farcela.
In realtà cerca di avere la fiducia anche di un solo voto in più per trattare sul dopo da una posizione di minor debolezza di quella che gli conferirebbe una sconfitta parlamentare.
Ma per andare dove? Secondo i finiani per chiedere quelle elezioni che, di fatto, gli sarebbero imposte da Umberto Bossi al quale l’idea di formare un governo con Fli e Udc non piace affatto. Secondo i berluscones per tirare a campare, cercando di convincere prima o poi, a suon di poltrone, Fini e Casini a tornare con lui. Ipotesi quasi impossibile prima del 14. Così come quella delle dimissioni.
Leave a Reply