Un dibattito vivace, un botta e risposta con i relatori e con il numeroso pubblico presente in sala al quale si è piacevolmente sottoposto un ospite di eccezione: lo storico e docente universitario Guido Crainz. L’iniziativa è andata in scena venerdì 4 aprile alla libreria Mondadori di via Umberto a Catania, dove oltre un centinaio di persone hanno riempito la sala in occasione del dibattito “Il Belpaese mancato: le radici dell’Italia di oggi”, che abbiamo organizzato assieme alle associazioni civiche Catania in Movimento e Go-go Catania. E’ sempre un bel segnale vedere una libreria, un luogo d’incontro affollato. Ecco, per chi non c’era, un breve e sicuramente non esaustivo resoconto di queste due piacevoli ore di confronto con Crainz.
A parlare della storia del nostro presente e costruire un dialogo sulle radici dell’Italia contemporanea con lo studioso friulano autore di una trilogia preziosa sull’Italia dal dopoguerra a oggi, c’erano assieme a me i docenti dell’Università di Catania Luciano Granozzi e Attilio Scuderi, il consigliere comunale del Pd ed esponente di Catania in Movimento Niccolò Notarbartolo e l’avvocato catanese, animatore di Go-go Catania, Concetto Ferrarotto.
Ottimo spunto per il dibattito è stato l’ultimo lavoro di Crainz, “Diario di un naufragio – Italia 2003-2013”, un testo che analizza l’ultimo decennio di vita del nostro Paese con lo sguardo non solo dello storico ma di chi affronta e scandaglia le tante sfaccettature della società italiana. Per questo, l’incontro si è reso particolarmente interessante: attraverso una sfilza di domande e risposte condite da commenti, analisi e citazioni (da Massimo D’Azeglio ad Altan, da Scalfari a Celentano, da Don Milani a Pietro Barcellona) si è parlato della crisi della sinistra nell’ultimo trentennio, del nesso tra cronaca e storia, di tv e fiction, di mito del web e democrazia, di politica estera ed Europa, di politica, politici e nuove generazioni.
“Il nostro Paese come lo conosciamo oggi nasce negli anni ’80 – ha detto Crainz – E’ in quegli anni che parte il nostro enorme debito pubblico, da allora il nostro è un Paese eticamente minato, che si abitua a vivere al di sopra delle proprie forze, è in quel periodo che il vento della sinistra e della modernizzazione non soffia più, che la televisione viene usata in maniera totalmente nuova, come dimostrò il clamoroso caso di Celentano al Fantastico del 1987 quando, presentandosi in veste di profeta, scatenò un vespaio di polemiche. Negli anni ’80 inizia la fiction, si crea una massa mediatica che oggi è massa che sta su internet. E quest’ultima – ha aggiunto Crainz, le cui opinioni sono ospitate anche sulle pagine di Repubblica – alimenta il mito del web che, lo dice anche il Censis, è mito di supplenza di una democrazia non più rappresentativa”.
Io, come ho avuto modo di dire, sono convinto che qualcosa sta cambiando, che per accelerare il cambiamento dobbiamo mettere da parte la nostra tendenza italiana all’autoassoluzione, a delegare sempre ad altri: al Pd, ai partiti in generale, al Governo, a Matteo Renzi… La speranza è che si riscopra la voglia di partecipare, mettersi alla prova: non basta, ma è un punto di partenza, è una leva che dobbiamo azionare tutti insieme. Perché, come diceva Don Milani, “ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio, sortirne tutti insieme è politica, sortirne da soli è avarizia”.
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