Ieri a Piale di Villa San Giovanni ho partecipato, in rappresentanza del ministro della Giustizia, alle celebrazioni ufficiali organizzate in occasione del ventiduesimo anniversario della morte del Giudice Antonino Scopelliti. Una cerimonia sobria e toccante che mi ha dato l’opportunità di vedere da vicino quanto il coraggio di questo servitore dello Stato abbia lasciato un segno profondo in tutti i calabresi e soprattutto nelle persone che lo hanno conosciuto e che si sono fatte carico di diffondere i suoi valori.
“Il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso”, diceva Scopelliti. Lui a queste parole restò sempre fedele. Fu un magistrato libero, onesto e coraggioso e purtroppo anche solo. Era solo anche nel giorno del suo assassinio, quando fu freddato di fronte al bel mare che lega la Sicilia e la Calabria. Fu a causa di un altro legame tra queste due terre, quello disgraziato tra ‘ndrangheta e mafia, che Antonino Scopelliti pagò con la vita. Il mio desiderio è che a prevalere nel futuro prossimo sia il legame di bellezza tra Sicilia e Calabria e non la comune infamia della mafia. La morte di Antonino Scopelliti non ha ancora avuto verità e giustizia. Celebrarne la memoria serve non solo a continuare a diffondere il suo messaggio di libertà e coraggio, ma anche a non dimenticare che la verità su quest’omicidio non è ancora nota e che non si deve smettere di cercarla.
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