Senza lavoro non c’è Italia
Dibattito sulla situazione economica del Paese. Intervento in Aula di Pier Luigi Bersani
Signor Presidente e cari colleghi, dopo 22 mesi di sforzi e districandoci tra processi brevi, medi e lunghi siamo riusciti a farvi parlare per ben tre ore di crisi economica e sociale. Il Governo è venuto a mani vuote. Era l’occasione, signor Ministro, non per fare la difesa d’ufficio di quel che si è fatto sin qui: era l’occasione per dire qualcosa di nuovo davanti all’evoluzione di questa crisi. Noi voteremo tutte le mozioni dell’opposizione e voteremo contro la mozione della maggioranza. Per motivare comincio col dire che noi siamo ottimisti, ma non del vostro ottimismo, un ottimismo che è sempre fatto di parole calmanti e di piccolo cabotaggio.
Signor Ministro, a me continua a sembrare strano che non si accorga che, in questo momento, solo chi è senza problemi può accontentarsi delle sue parole. Infatti, credo che chi sta chiudendo bottega, chi perde il lavoro, chi si sente ogni giorno impoverito, chi non vede prospettive di occupazione per i propri figli (i lavoratori, i ricercatori della scuola, le donne, che stanno pagando più di altri in questo Paese), vorrebbe che si smettesse di parlar d’altro e si facesse qualcosa di più forte per questa crisi. Di sostanziale, avete fatto una cosa: avete preso soldi dagli investimenti delle regioni e del sud e li avete utilizzati per gli ammortizzatori sociali e per la cassa integrazione, lasciando scoperte grandissime fasce di precari e di lavoratori senza stipendio (come quelli di Eutelia), rifiutandovi, adesso, di prolungare e di potenziare questi strumenti che, comunque – ve lo ricordo – comportano una decurtazione fortissima di reddito per le famiglie.
Cosa avete fatto, poi, di sostanziale? Signor Ministro, le misure che ha elencato sono dei «di cui», si è dimenticato le questioni grosse. Voi avete realizzato quattro o cinque misure grosse. Primo: avete realizzato il megacondono per gli evasori e per gli esportatori di capitali. Secondo: avete previsto un paio, o tre miliardi di euro per Alitalia. Terzo: avete incassato 20 miliardi di euro di IVA in meno in due anni. Quarto: avete aumentato la spesa corrente per beni e servizi della pubblica amministrazione di 12 miliardi di euro in due anni.. Quinto: avete tagliato 8 miliardi di euro alla scuola in tre anni con il risultato – spero che vi sia arrivata notizia tra i banchi del Governo – che le famiglie italiane, per la scuola dell’obbligo, stanno contribuendo agli strumenti didattici, alla carta igienica e alla supplenza degli insegnanti. Vi è arrivata notizia di questo piccolo particolare? Infine, avete iscritto nel bilancio del 2010, 9 miliardi di euro in meno di investimenti rispetto al 2009, nel pieno della più grave recessione che abbiamo dal 1945.
Cosa vi è di logico in tutto questo? Cosa vi è di anticrisi in tutto questo? Capisco la logica. La logica, in sostanza, è la seguente: a chi è nei guai, promettete il bel tempo, mentre a chi non è nei guai, il bel tempo glielo garantite. Questa è la differenza!
Non pensiate che ci dimentichiamo delle frasi celebri, che rimarranno nella memoria: che la crisi non avrà ricadute sull’economia, lo avete detto voi; che la crisi è psicologica, lo avete detto voi; che nessuno rimarrà senza salario, lo avete detto voi; che è necessario realizzare un megapiano per la casa, lo avete detto voi; di tagliare l’IRAP, lo avete detto voi; avete parlato delle due aliquote e, perfino, dell’abolizione del bollo auto. Tremonti, anche questo era nel programma!
Signor Ministro, visto che il Presidente del Consiglio è seduto al suo fianco, dica anche a lui, prima di sabato, che non si può fare niente, perché sento già che si possono fare enormi cose a parole. Avete detto che la crisi è alle spalle e che stiamo meglio degli altri. Ma scusate: abbiamo perso 6 punti percentuali di ricchezza in due anni, mentre la media degli altri Paesi è pari a 3,3 punti percentuali; abbiamo perso 17 punti percentuali di produzione industriale, mentre la media degli altri Paesi è pari a 12; abbiamo il più basso tasso di consumi reali; quest’anno, abbiamo perso il 25 per cento del reddito agricolo, che è il doppio rispetto a quanto hanno perso gli altri.
Come fate a dire che stiamo meglio degli altri? Noi abbiamo più strada da fare per tornare dove eravamo, ed è lì che finisce la crisi. Stiamo andando più forte? No, stiamo andando più piano e, quest’anno, andremo più piano degli altri. Però andiamo più forte nei prezzi, ve ne siete accorti o no? State guardando le tariffe? Vi state accorgendo che il prezzo della benzina è arrivato allo stesso livello di quando il petrolio costava il doppio? Qualcuno sta guardando queste cose? Ci vuole più energia, qualcosa di serio e di vero. È necessario un piano anticrisi, che preveda due misure: alcuni interventi immediati ed un cantiere di riforme.
Siamo disponibili a discutere entrambe queste cose: piano anti-crisi, lo abbiamo scritto, lo abbiamo detto, non sono centosette cose, sono tre cose. Grande piano di piccole opere: lo abbiamo detto dall’inizio! E ancora, i comuni devono dare un po’ di lavoro, ripeto, i comuni, con mille, duemila, tremila cantieri!
Mi rivolgo alla Lega: Gibelli, ma lo sapete che, secondo i dati Cresme di gennaio e febbraio, i cantieri dei comuni sono calati, sono in recessione, in piena recessione, del 30 per cento rispetto all’anno scorso? Lo sapete che da quando c’è il federalismo delle chiacchiere i comuni non sono mai stati peggio?
E ancora, Gibelli, e mi rivolgo alla Lega: è triste, ripeto, è triste vedere il Carroccio che va con l’imperatore e gli tiene la sedia, è triste, è molto triste!
E ancora, dare lavoro, i comuni, l’efficienza energetica, ripeto l’efficienza energetica: avete tolto il 55 per cento, dovete ripristinare un po’ di politiche industriali in tutti i diversi settori (non faccio un elenco perché non ho il tempo necessario), dovete mettere un po’ di spinta ai consumi, dare un po’ di soldi in tasca a chi ha assolutamente bisogno di spenderli, ai redditi più bassi.
E poi bisogna aprire il cantiere delle riforme. L’Antitrust vi ha mandato un «pacchettone» di cose da fare per il mercato: bisogna prevedere interventi di politica industriale. Attenzione, perché adesso, sotto le elezioni, tirate fuori 300 milioni di euro di incentivi: un ottavo di quello che si è speso per Alitalia. Con questa storia – arrivano o non arrivano gli incentivi – sono tre mesi che il mercato è fermo: nei mobili, nell’auto, nei carri agricoli, nei tricicli! Insomma, quando verranno fuori, ormai il danno sarà più del vantaggio che ne verrà. Cerchiamo di tenere conto di queste cose.
E ancora: le riforme, il fisco (subito!), la lotta all’evasione fiscale, fisco più equo e non fra tre anni, discutiamo! Discutiamo di ammortizzatori e di norme sul lavoro, e non deregoliamo il lavoro! Cos’è che vi fa pensare, come quindici anni fa, che il problema sia la rigidità e il costo del lavoro? Ma venite da Marte? Non è questo il problema, ve lo dice chiunque che non è questo il problema.
E non diteci che non si può fare nulla, che non ci sono i soldi e gli equilibri di bilancio. Venite a parlare a noi di equilibri di bilancio? Sappiamo come funzionano le pagelle europee: basta che i conti alla fine tornino. All’Europa va sempre bene! Per essa va anche meglio se noi perdiamo posizioni nella politica industriale e nella concorrenza! È questo il lavoro di domani.
Concludo, dicendovi che, se vogliamo guardare l’Italia oltre la crisi, bisogna guardare la crisi con gli occhi di chi è più sul fronte, non con gli occhi di chi è al riparo: lavoro, famiglia, impresa, perché noi domani mangeremo con loro, non con quelli che adesso sono al riparo. Questo è il modo di affrontare la crisi.
Metteteci più coraggio, metteteci più responsabilità! Noi siamo qui con le nostre proposte.
Infine, Presidente, accetti un’osservazione: non si faccia ossessionare dalle televisioni, cambi canale e faccia una telefonata ai problemi che aspettano da tempo!