Domenica sulle pagine del quotidiano La Sicilia ho letto un nuovo articolo in cui si parlava dei locali della ex scuola Brancati di viale San Teodoro a Librino, devastati dai vandali, abbandonati dal Comune e destinati in futuro a diventare sede degli assessorati comunali all’Urbanistica e ai Lavori pubblici. Ho letto, con non poco stupore, le dichiarazioni della preside della scuola Musco, Cristina Cascio, secondo la quale io assieme alla Cgil (!!!) avrei ostacolato alcuni anni fa il trasferimento degli ottocento alunni dell’Istituto d’Arte di Catania verso la Brancati (vi ricordate lo sfratto dal Collegio dei Gesuiti in via Crociferi, le proteste per la chiusura e le successive diatribe per trovare una nuova sede alla scuola?).
Ho voluto replicare alla preside Cascio, mi sembra doveroso ripristinare un minimo di verità su questa vicenda.
Ecco la mia replica:
L’unica motivazione che potrebbe aver spinto la preside Cascio a fare certe affermazioni immagino sia la frustrazione per le terribili condizioni in cui versa l’edificio dell’ex scuola Brancati. Anche se, leggendo quel che sostiene, viene forte il dubbio che la preside non sappia davvero quel che dice. Sostenere che io, in qualità di deputato, abbia in qualche modo ostacolato la presenza di un istituto superiore nel quartiere di Librino è una menzogna bella e buona e mi auguro che la preside possa recuperare la lucidità necessaria ad analizzare tutta questa vicenda che non dipende né da me né, immagino, da alcun sindacato ma che è di semplice competenza delle istituzioni catanesi competenti in materia di scuola. La preside Cascio sicuramente ha dimenticato che io ho sempre sostenuto l’opportunità di mantenere vivo il quartiere di Librino, assicurando allo stesso la presenza di un Istituto superiore. Evidentemente la preside non ricorda più che a non volere il trasferimento dell’Istituto d’Arte non fui certo io, ma gli alunni, i genitori e gli insegnanti, preoccupati tra le altre cose – dicevano – dalle distanze, dalla mancanza di mezzi pubblici e dalla disponibilità di poche aule della Brancati rispetto a quelle necessarie all’Istituto d’Arte. La Cascio non ricorda – o finge di non ricordare – le mie proteste nei confronti del Comune e della Provincia (entrambi pesantemente responsabili) per evitare nel 2010 la chiusura del plesso di Librino dell’Istituto professionale Lucia Mangano, con il trasferimento altrove – dissero i colleghi della Cascio – per far ritrovare agli alunni e alle insegnanti “la serenità perduta a Librino”. Potrei continuare ad elencare altre iniziative in favore delle scuole nel quartiere, ma da ultimo vorrei solo ricordare alla dirigente scolastica che chi ha la responsabilità delle scuole, a Librino come altrove, sono gli enti locali, da me e dal Pd di Catania più volte sollecitati in passato per evitare di lasciare il quartiere senza istituti scolastici e presìdi di legalità. Si rivolga, dunque, alle istituzioni preposte evitando di scaricare colpe e responsabilità a casaccio: lei stessa sa benissimo, data l’esperienza, a chi chiedere davvero conto e ragione del fallimento delle politiche scolastiche nel quartiere”.
Condivido tutto quanto da te precisato.