La legalità la si difende attraverso i valori e anche la partecipazione alla vita democratica è uno di questi. Ecco perché ogni occasione di confronto, di dibattito, ogni discussione aperta che si sviluppa nel nostro partito credo che sia un’occasione importante. E mi ha fatto particolarmente piacere partecipare ieri, domenica 1 dicembre, ad una bella iniziativa su “Cultura della legalità, pratiche quotidiane per un Paese legale” organizzata dai Giovani Democratici di Catania.
A coordinare il dibattito è stato il segretario dei GD etnei Damiano Pagliaresi e assieme a me c’erano Laura Sicari, consigliere della III Municipalità del Comune di Catania, Daniele Sorelli (responsabile nazionale area Cultura dei Giovani Democratici), Gabriella Guerini, presidente dell’associazione anti racket Asaec, ed i giovani democratici Alfio Platania e Domenico Grasso.
Ci siamo confrontati su cosa significhi oggi il termine legalità, su cosa implica essere “corretti” e sulla necessità di fare della legalità uno stile di vita. In ogni ambito della vita del nostro Paese emerge la necessità di cambiare rotta e debellare le pratiche illegali: nella politica, purtroppo lo sappiamo bene, ma anche nell’economia. Su questo in particolare mi sono soffermato, perché l’illegalità diffusa porta alla distruzione dell’economia sana, spaventa gli imprenditori locali e allontana i possibili investitori. E’ un circolo vizioso che noi, da siciliani, conosciamo fin troppo bene. E per aiutare l’economia legale serve allora costruire e investire su una cultura della legalità che si nutra di un profondo rispetto delle regole, ma serve anche un corretto utilizzo dei beni confiscati alla mafia. I beni e le imprese confiscati debbono essere restituiti ai cittadini e agli imprenditori onesti. Con le imprese confiscate questo percorso non è sempre semplicissimo e soprattutto non è facile mantenere competitive delle aziende abituate ad avere aiuti che normalmente le imprese legali non hanno. Il canale illegale ha dei vantaggi che l’economia sana non ha, gli imprenditori onesti non possono usare cemento depotenziato per costruire e non possono giovarsi di denaro sporco. L’impegno del Governo è perché lo Stato vinca questa battaglia, aiutando imprese e cooperative che gestiscono i beni confiscati alle mafie.
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