Era incostituzionale quel Lodo Alfano che poteva minare seriamente le sorti della nostra democrazia. Non lo dice il Pd, non lo dice questa o quella parte politica. Lo ha stabilito la Corte costituzionale in una decisione delicatissima per il nostro Paese. Una decisione presa a maggioranza dai giudici, secondo cui quella legge scritta per tutelare le quattro più alte cariche dello Stato (sospendendo i processi a loro carico) avrebbe dovuto essere una legge costituzionale, non una norma ordinaria. Ma è una bocciatura piena e che non lascia spazio a dubbi quella emessa dalla Corte costituzionale pochi minuti fa. Perché ad essere violato dall’articolo 1 della legge 124 del luglio 2008 (il cosiddetto Lodo Alfano, appunto) non è soltanto l’articolo 138 ma anche l’articolo 3 della nostra carta costituzionale:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Insomma, la legge è ancora uguale per tutti in questa Italia troppo spesso violata e violentata nella sua anima rispettosa dei diritti di ogni cittadino. Un’anima affermatasi con il sacrificio e il coraggio di quanti hanno contribuito a fondare la nostra Repubblica, offesa da un Presidente del Consiglio che adesso, com’è giusto che sia, dovrà rispondere di corruzione e di reati societari. Potrà difendersi, potrà essere assolto o dichiarato colpevole. Esattamente come ogni altro cittadino di questa Repubblica, violata ancora una volta in queste ore da chi pensa di poter ricorrere al “popolo italiano” trascinandolo in piazza per ribaltare il verdetto dei giudici. Ma il popolo italiano comincia finalmente ad essere stufo dei giochetti di un premier che adesso, e come non ha mai fatto, deve assumersi le responsabilità di un verdetto tutt’altro che politico.
Da notare l’ennesimo scontro Berlusconi-Fini. Ormai vivono in galassie diverse.
Finalmente viene riconosciuta ufficialmente la pericolosità del lodo Alfano. E’ questa la vera vittoria. Magari ci riproveranno altre mille volte, ma è importantissimo che almeno la Consulta si sia espressa con chiarezza assoluta sulla vicenda.
Non è che con la sentenza della Consulta si sistemano tutti i guai e le “distonie” d’Italia, ma è un buon primo passo per rimettere un minimo di ordine in un Paese che è davvero senza bussola.