La salute e la sicurezza sul lavoro sono un lusso? E’ da questo interrogativo, figlio di un’esternazione del 26 agosto scorso del ministro Tremonti, che abbiamo iniziato a discutere a Taranto in occasione della Festa Democratica nazionale del lavoro, svoltasi il 14 settembre. L’autore, Tremonti appunto, ha tentato di derubricarla a semplice battuta infelice. Io credo invece che sia il sintomo di qualcosa di molto grave e profondo. Qualcosa che addolora e indigna ognuno di noi ogni volta che si verificano gravi incidenti sul lavoro. Dolore ed indignazione, espressi anche dal Presidente Napolitano in numerose occasioni, che dovrebbero indurre a rafforzare la cultura della prevenzione. Anche, e soprattutto, durante una crisi economica.
L’attacco alle normative sulla salute e la sicurezza dell’ambiente di lavoro esprime il rimpianto di questo governo per un passato che fu, in cui la salute era un orpello, una clausola di stile, al più un obbligo del datore di lavoro. Un passato superato grazie all’Europa. Ma le parole di Tremonti nascondono forse anche l’auspicio per un futuro in cui le imprese si faranno concorrenza eludendo le regole, in cui la competizione si baserà sulla riduzione dei diritti e delle tutele e non sull’innovazione, sugli investimenti in ricerca e sviluppo, sulla creatività.
Del resto, basta leggere il documento del 30 luglio scorso firmato dal ministro Sacconi per comprendere gli orientamenti del governo Berlusconi. Enfatico il titolo – “Liberare il lavoro, per liberare i lavori” – dietro cui si cela il profondo disinteresse di questo governo nei confronti dei diritti dei lavoratori. Il governo afferma di avere già conseguito alcuni obiettivi (liberare il lavoro dall’oppressione fiscale e burocratica e dall’insicurezza, aver ridotto i conflitti collettivi e individuali) e di voler raggiungerne altri: liberare il lavoro dalla illegalità e dal pericolo, eliminare il centralismo regolatorio. La lettura del documento è davvero illuminante. Questo governo pensa che lo Stato debba disinteressarsi del mercato del lavoro, che il diritto del lavoro debba essere considerato alla stregua del diritto comune, che l’interferenza del pubblico si debba ulteriormente ridurre, lasciando spazio alle regole del mercato e alla libera contrattazione tra le parti, delegando agli enti bilaterali ruoli fondamentali. Si dice di voler intraprendere la strada della “tolleranza zero” contro l’illegalità e il lavoro sommerso, salvo poi premurarsi a precisare “…per le forme peggiori di sfruttamento del lavoro…”. Evidentemente esistono forme buone, o migliori, di sfruttamento del lavoro?
La distanza tra la posizione del governo e quella del PD è davvero siderale. Il documento “Sviluppo, lavoro, welfare: le proposte del PD per il diritto unico del lavoro”, elaborato dall’assemblea nazionale lo scorso 21-22 maggio ne è plastica rappresentazione. Per il PD, il nesso tra diritti di cittadinanza e diritti sociali e del lavoro è indissolubile, così come la salute e la sicurezza sul lavoro non solo non possono essere considerate un lusso. Sono, piuttosto, parte fondamentale di obiettivi e programmi irrinunciabili: liberare dalla trappola della precarietà lavoratori, imprese, economia.
Occorre, per far ciò, un quadro di graduali riforme condivise. Concretamente, per il PD è necessario attuare il decreto legislativo 81 del 2008, il Testo unico su salute e sicurezza sul lavoro, ma anche rafforzare le misure legislative e le risorse: quelle finanziarie e quelle umane sono l’unico strumento per garantire maggiori controlli, per favorire l’emersione del sommerso e per far rispettare le regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Ma è necessario, ancora, rivedere la normativa sull’immigrazione per promuovere l’ingresso regolare per motivi di lavoro e promuovere una reale politica di integrazione. E, non da ultimo, escludere dal prezzo degli appalti il costo del lavoro e delle misure di sicurezza. Perché un’impresa non può e non deve poter “risparmiare” sulla vita dei propri lavoratori.
Caro Giuseppe,
ho letto il racconto della serata tarantina in occasione del dibattito sulla sicurezza sul lavoro nell’ambito della festa nazionale PD.
Spero di vederti presto e di organizzare la presentazione del mio libro a Catania con te.
Ho chiesto all’editore di inviartene una copia.
A preso Nunzio