Stiamo vivendo e, sopratutto, lo stanno vivendo le famiglie italiane e meridionali in particolare, il più grande tentativo di smantellamento dell’istruzione pubblica, ossia per tutti, premessa di ogni società moderna e competitiva. I nostri ragazzi avranno, in pratica, solo meno scuola – da cui la licenza poetica di associare Squola a Maria Stella – e questo lor signori hanno il coraggio di chiamarlo riforma. Riforma che consiste nel più grande licenziamento di massa della storia d’Italia, di docenti e personale di supporto. E tutto ciò per assicurare non una scuola migliore ma, molto semplicemente, meno scuola. Per tutti. Tranne per chi può permettersela.
Il PD ha presentato una mozione molto precisa sulla scuola che impegna il Governo a ripristinare la decenza, prima ancora che la docenza. Non credo che Berlusconi e Gelmini siano molto sensibili all’argomento. Per questo bisogna riformare il Paese prima che lo mandino in rovina. Per questo vogliamo costruire il PD forte e coraggioso che abbiamo sempre voluto.
Per chi vuole saperne di più, riporto il testo della mozione sulla scuola presentata lunedì 14 settembre dal Partito Democratico.
MOZIONE
La Camera dei deputati,
premesso che:
a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico l’opinione pubblica è fortemente colpita e impressionata dalla gravità degli effetti prodotti dalle cosiddette riforme realizzate con i provvedimenti governativi sulla scuola;
tagliare nel solo anno scolastico 2009/10 oltre 42 mila posti di personale docente e più di 15 mila posti di personale ATA, come anticipo dei complessivi 130 mila che si prevede di eliminare entro il prossimo triennio, significa il licenziamento di oltre 18 mila docenti e di oltre 8 mila tecnici, amministrativi ed ausiliari, che da anni svolgono la propria mansione con incarichi annuali costantemente rinnovati su posti vacanti disponibili non coperti da nomine a tempo indeterminato per una scelta di risparmio da parte dello Stato. Le rassicuranti affermazioni, espresse nei mesi scorsi dal ministro Gelmini e dal Presidente del Consiglio, che nessuno sarebbe stato licenziato sono pertanto disattese dai fatti, che coincidono con le previsioni formulate dal Partito Democratico e dalle Organizzazioni Sindacali;
tale massiccio licenziamento – che può essere definito senza tema di essere smentiti “il più grande licenziamento di massa nella storia del nostro Paese” – sta producendo, in occasione delle operazioni di nomina da parte degli Uffici scolastici provinciali, drammatiche e diffuse iniziative di protesta;
le recenti 16 mila nomine a tempo indeterminato, 8 mila docenti e 8 mila ATA (ben inferiori alla tranche annuale di 50 mila docenti e 10 mila ATA del piano triennale di immissione in ruolo previsto dalla Finanziaria 2007 e mai abrogato dal presente Governo), non hanno coperto tutti posti lasciati liberi dai pensionamenti; inoltre, va ricordato che nell’anno scolastico 2009/10 vi saranno migliaia di incarichi annuali coperti da lavoratori precari destinati al licenziamento nei prossimi anni per ottemperare al pesantissimo taglio di personale previsto dall’art.64 della legge n. 133/2008 (per l’a.s. 2010/11: 25.560 docenti e 15.167 ATA; per l’a.s. 2011/12: 19.676 docenti e 14.167 ATA). Peraltro, la legge di assestamento del bilancio 2009 approvata nel luglio scorso ha definito ulteriori massicce decurtazioni alla spesa per gli incarichi a tempo determinato, che diminuisce complessivamente di 577.064.995 euro. Con tale riduzione, che risulta aggiuntiva rispetto a quella di 456 milioni già operata in attuazione dell’art. 64 della legge n. 133/2008, di fatto sarà impossibile garantire, per i primi quattro mesi del nuovo anno scolastico, la regolare retribuzione di quanti comunque riceveranno un incarico annuale;
i precari della scuola, docenti e Ata, sono in numero ben maggiore ai 26 mila che non saranno confermati nell’anno scolastico che sta per iniziare: secondo le stime ufficiali del Miur, relative all’anno scorso, i docenti con incarico a tempo determinato sono stati ben 131 mila. Questo dato non rappresenta solo l’ avvilente incertezza per il futuro professionale dei lavoratori coinvolti, ma denuncia anche la mancata continuità didattica che viene negata a migliaia di studenti;
la citata massiccia riduzione di personale, che anticipa quella prevista per il prossimo biennio, avrà effetti molto gravi sulla quantità dell’offerta e sulla qualità del funzionamento delle scuole di ogni ordine e grado. Ad esempio:
– non sono state attivate numerose sezioni di scuola per l’infanzia, seppur richieste;
– nella scuola primaria, in molti casi non si è data risposta alla domanda di tempo pieno, che non può essere confuso con un tempo scuola a 40 ore poiché diverso è il modello didattico offerto. La riduzione delle compresenze, inoltre, tanto nel tempo pieno quanto nell’organizzazione modulare del team di 3 docenti su due classi, produrrà gravi conseguenze sul piano della continuità didattica e, quindi, della qualità del processo di insegnamento-apprendimento;
– analoghe conseguenze si avranno nella scuola secondaria di primo grado: la diminuzione delle ore di italiano, di tecnologia e, in molti casi, della seconda lingua comunitaria, determina non solo la riduzione del tempo scuola ma avrà inevitabili ricadute sul piano dello sviluppo delle conoscenze dei nostri ragazzi;
– si aggrava il problema della gestione degli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, poiché è in aumento in ogni ordine di scuola la mancata organizzazione – per l’assenza di personale dovuta all’abolizione delle compresenze e alla riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore – delle attività didattiche e formative alternative al detto insegnamento;
– l’incremento del numero di alunne/i per classe, provocato dalla volontà di impedire l’apertura di numerose classi della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, avrà conseguenze gravi sulla qualità didattica e sui livelli di apprendimento, e produrrà un diffuso mancato rispetto delle norme di sicurezza nelle aule scolastiche;
le situazioni descritte citate a titolo di esempio e, più in generale, il taglio draconiano della spesa per l’istruzione – previsto dall’art. 64 della legge n. 133/2008 e dalla legge finanziaria 2009 – sono foriere di conseguenze facilmente immaginabili sul futuro economico, sociale ed educativo del nostro Paese. Inoltre, contrariamente alle assicurazioni fornite nei mesi scorsi dal Presidente del Consiglio e dai suoi ministri, la decisione di decurtare pesantemente gli organici della scuola contribuisce ad alimentare la crisi economica che ha colpito il Paese e ad incrementare la già enorme platea di chi ha perso il lavoro di ulteriori 26.000 persone, prevalentemente donne, poiché l’occupazione nella scuola è in maggioranza femminile, e residenti nelle regioni meridionali, dove i tagli si sono abbattuti con maggior pesantezza;
a partire dalla riduzione delle prestazioni delle scuole statali, il Governo pare inconsapevole della gravità dei guasti prodotti dalle misure assunte;
dopo la confusa emanazione dei Regolamenti recanti la “revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione” e le “norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola”, ora oggetto di specifiche contestazioni presso i tribunali amministrativi e la stessa Corte Costituzionale, si stigmatizza con forza che non sia ancora ufficialmente esistente e pubblicato sulla G.U. il Decreto Interministeriale sugli organici, in base al quale sono stati costituiti gli organici delle singole scuole e operate le descritte massicce riduzioni di posti;
la soluzione prospettata con i cosiddetti “contratti di disponibilità” è del tutto insufficiente, poiché se da un lato sostituisce di fatto i limitati ammortizzatori sociali già operanti nel passato anche per il personale scolastico, dall’altro non salvaguarda la risorsa docente e al contrario crea discriminazione tra i precari, dato che la priorità per le supplenze brevi offerta elusivamente a coloro che lo scorso anno sono stati destinatari di una supplenza annuale sottrae le uniche opportunità di impiego a quei docenti che da anni lavorano con supplenze di circolo o di istituto;
la scelta del Governo di ricercare accordi con le singole Regioni, affinché integrino con risorse proprie quelle già previste per l’indennità di disoccupazione, è un palese tentativo di scaricare sulle Regioni il costo sociale degli tagli irresponsabili imposti al sistema scolastico nazionale dall’esecutivo Berlusconi: tali accordi – che potranno semmai avere carattere aggiuntivo e mai sostitutivo – mancano del necessario riferimento nazionale e pertanto presentano impostazioni, procedure e modalità di intervento differenti (con conseguenze negative sulle stesse graduatorie), condizionate dalle risorse messe a disposizione dalle Regioni e dalle legittime esigenze territoriali che l’autonomia regionale esprime;
impegna il Governo:
a predisporre un piano straordinario, sostenuto da risorse aggiuntive, finalizzato all’abolizione dei tagli introdotti dall’art.64 della legge n. 33/2008 e all’immissione in ruolo per docenti e ATA così come previsto dalla legge finanziaria 2007;
ad attribuire un’indennità di disoccupazione per due anni (pari al 60 per cento della retribuzione nel primo anno e al 50 per cento nel secondo) ai precari, il cui contratto non possa essere assolutamente rinnovato, che hanno lavorato per almeno 180 giorni nell’anno scolastico 2008/09 e a garantire la maturazione del punteggio di servizio nelle graduatorie ad esaurimento;
a realizzare un incremento degli organici del personale ATA, per fare fronte ad una situazione di assoluta emergenza per la mancata apertura di molti plessi e sedi scolastiche e per l’impossibilità in molte istituzioni scolastiche di garantire la normale attività amministrativa e didattica di inizio anno scolastico;
a garantire che gli eventuali accordi regionali per il precariato debbano mantenere criteri d’intervento e di applicazione unitaria e, pertanto, che uno schema di convenzione sia discusso con la massima urgenza al tavolo di confronto della Conferenza Unificata Stato/Regioni; questi accordi devono comunque prevedere interventi e garanzie per tutto il personale precario della scuola, sia docente sia ATA;
a prevedere che gli interventi e i progetti per l’utilizzo straordinario e provvisorio del personale che ha perduto l’incarico o la supplenza annuale, rispondano all’esigenza di: innalzare la qualità complessiva dell’offerta formativa; di favorire l’innovazione didattica; di consentire l’aggiornamento e la formazione degli insegnanti; di intervenire sull’allungamento-ripristino del tempo scuola realizzando un efficace rapporto docenti/alunni (tenendo presente le garanzie per gli alunni diversamente abili) e il connesso incremento del tempo scuola individuale; di applicare una corretta attuazione dell’accordo concordatario di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, prevedendo attività didattiche e formative alternative al detto insegnamento; di prevenire e contrastare, con interventi specifici, le situazioni di disagio sociale e di abbandono scolastico. In questo senso, i “contratti di disponibilità” dovrebbero essere attivati direttamente dal Ministero, mentre gli accordi con la Conferenza Stato Regioni dovrebbero essere volti alla qualificazione della offerta formativa territoriale;
assegnare un numero certo e stabile di insegnanti e di personale Ata (organico funzionale) alle scuole sulla base di criteri oggettivi, in modo da garantire continuità didattica e autonomia, per realizzare un piano dell’offerta formativa (POF) di qualità, nel rispetto delle norme nazionali.
Eppure sono sicuro che il “regno” di Berlusconi non durerà ancora a lungo. Ed anche i pasticci della Gelmini contribuiranno a far aprire gli occhi alla gente.
Ho letto le proposte del Pd sulla scuola. Sono semplicemente da paese normale, come noi non saremo mai purtroppo. Un tipo simile di scuola ci farebbe uscire dal sottosviluppo e ci traghetteremmo nel 2030. Troppo bello per l’Italia dei berlusconidi.
Solidarieta’ x le famiglie, delle vittime impegnati nella missione di “pace” in Afghanistan.
Oggi La Russa sembrava quasi che non sapesse che dire in Parlamento. Un pena. Capisco la posizione delicatissima di un ministro in un momento del genere. Ma non posso non riflettere sulla poca adeguatezza di chi oggi ci rappresenta agli occhi del mondo.
Solo una ristrutturazione completa della politica in Italia può farci risollevare. Davvero da molto in profondità. Che tristezza vedere come ci siamo ridotti.
Il mondo mi sembra davvero fuori controllo. Fra caos interno e orrori esteri davvero non ci si raccapezza più.
E mentre qui in Italia Berlusconi and Co. smantellano pezzo a pezzo lo Stato, nel mondo i nostri ragazzi continuano a morire senza un perché. : (((
E dire che c’è un articolo della nostra splendida Costituzione che difende così chiaramente la scuola pubblica. Basterebbe questo in un Paese civile.
Smantellare la scuola pubblica. Regalando alla Chiesa quello che nemmeno la Dc in mezzo secolo di potere ha mai pensato di regalare.
E’ una indecenza quello che stanno facendo alla scuola italiana. Una vera indecenza. Così si massacra il futuro dei grandi e dei piccoli. Ma che cosa hanno in mente di fare?