Gestire servizi aeroportuali non dovrebbe essere un gioco di mattoncini o di caselle da occupare. Sopratutto in uno dei più importanti scali italiani, proteso verso il Mediterraneo. E invece …
Ricordate il vecchio aeroporto di Catania: si chiamava ancora Filippo Eredia e sembrava, fino a non molti anni fa, un aeroporto da film.
Film d’avventura, alla Indiana Jones, più adatto a Bengasi che al terzo scalo italiano. Ricordiamo ancora quando Pasquale Pistorio raccontava dei manager giapponesi da lui invitati a Catania i quali, appena atterrati, visto l’aeroporto, non erano nemmeno voluti uscire ed erano subito ripartiti.
L’aeroporto è il primo biglietto da visita di una grande città e molto è stato fatto per averne uno all’altezza. E poi si deve leggere che alcuni dipendenti della SAC Service, l’immensa azienda che gestisce i servizi all’aeroporto, trattenevano a titolo privato, sembrerebbe, i ticket per il parcheggio.
E viene in mente che, in questi ultimi anni, l’aeroporto è sempre stato al centro della vita politica cittadina, con un groviglio di società, di annessioni e, soprattutto, di consigli di amministrazione. E, ancor più, di partecipate. Come se un aeroporto non avesse la propria ragion d’essere nell’ospitare nel migliore dei modi chi parte e chi arriva bensì nel fare assunzioni, pratica nella quale si sono distinte tutte le SAC Service.
Assunzioni a prescindere, direbbe Totò, come mostrebbero alcuni casi paradossali di mega stipendi. Ma così non ci sono occupati in più, il che sarebbe comunque una buona cosa. Ci sono stipendi in più, elargiti a chi li ha conquistati in campi diversi dal lavoro, stipendi che vanno contro l’occupazione, in quanto bloccano le risorse che andrebbero investite in un vero sviluppo, che possa portare più occupazione per tutti.
Sulla SAC Service si sono costruite fortune politiche ma, come spesso accade, fortunata non è stata la città. Il governatore Lombardo nei giorni scorsi si è giustamente arrabbiato per i ritardi a Roma dei voli Alitalia. Potrebbe, per favore, arrabbiarsi anche a Catania. Ma la class action contro chi la farebbe?
Il 2010, con la zona di libero scambio, euromediterranea (se, dico se, parte) farà chiarezza sul nostro ruolo e le nostre ambizioni. Certo, non mi sembra che gli attuali amministratori regionali siano del fan accaniti del progetto. Ho la sensazione che ci faranno sprecare anche questa (grande) occasione.
Un giorno l’Italia dovrà fare i conti con la storia alluncinante di Malpensa. Ma nel nostro piccolo noi catanesi prima o poi dovremo fare i conti con le vicende legate all’aeroporto, che è un freno a mano innestato da 30’anni. Altro che sviluppo. Se non si ha uno scalo al passo coi tempi anche Marocco e Tunisia ci mangiano vivi e crescono più di noi.
Vero. Lo scandalo sesquipedale di Malpensa è sotto gli occhi di tutti da 30’anni. Potremmo considerarlo il capostipite di tutto quel che va male nel trasporto aereo italiano. La Sac è la Sac, per carità, ma l’Italia è disseminata di pessime gestioni aeroportuali, di molto peggiori rispetto a quella etnea.
In ogni caso, il “risiko” che avviene ciclicamente nell’aeroporto catanese è da osservare con grande attenzione. Utilissimo per capire le dinamiche politiche complessive della città.
No, caro, francamente non credo che queste cose accadano solo a Catania. Sono frutto di una concezione distorta della politica, una concezione “privata” e clientelare, che davvero non mi sembra tipica soltanto di Catania. Basti guardare un po’ a quella che è la storia degli aeroporti nelle regioni del nord.
Che indecente vergogna quest’ultima cosa della Sac. Certo, Lombardo contro chi la fa la class action? Soprattutto per un aeroporto che è stata consegnato un anno fa già inadeguato. Sempre trent’anni indietro rispetto a quel che serve lo dobbiamo avere questo aeroporto. Sembra una maledizione. Per tacere della torre di controllo più bassa di quella degli uffici. Solo qui a Catania possono capitare certe cose.