L’esperimento è noto: se tuffiamo una rana in una pentola di acqua calda, lei salterà fuori e si metterà in salvo.
Ma se invece l’acqua è a temperatura ambiente ed accendiamo il fuoco sotto la pentola, la rana si adatterà al salire graduale della temperatura fino a quando questa la porterà a morire bollita. In questi giorni su molti blog e pochi giornali è tutto un gracidare allarmato: le poche rane rimaste fuori dalla pentola cercano di avvertire le altre del pericolo ormai incombente. Concita De Gregorio su l’Unità ci spiega perchè sull’argomento “intercettazioni” ha ragione Berlusconi: “della legge bavaglio sa niente nessuno, di conseguenza agli italiani non importa.” E sottolinea come non si tratta di un problema astratto punitivo solo per giornalisti ed editori: “E’ l’attuazione di un punto preciso del piano della P2 (ma anche di questo nessuno naturalmente sa): portare alla narcolessia, rincretinire e plasmare l’opinione pubblica attraverso le tv, poi passare all’azione.”
Qui, oltre alla dichiarazione di voto del Capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, riporto una scheda sintetica da cui è facile capire come più che la tutela della privacy con questa legge si otterrà solo di intimidire la stampa mirando a zittirla, e al contempo fare un gigantesco favore ai malavitosi, agli intrallazzieri, a tutte le cricche e le cosche d’Italia semplicemente legando le mani agli inquirenti. E questo, in attesa della annunciata riforma della giustizia che vorrebbe porre i magistrati sotto il diretto controllo dell’esecutivo.
Per cercare di capire, di comprendere la portata del disastro verso cui ci dirigiamo sotto la guida illuminata di questi timonieri che continuano a tenere la barra a dritta facendoci girare in tondo. In acque sempre più calde.
LIMITI E DURATA – Intercettazioni possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni di carcere. I telefoni possono essere messi sotto controllo per 75 giorni al massimo. Se c’è necessità, motivata dal pm e riconosciuta dal giudice, è possibile un periodo aggiuntivo di tre giorni, prorogabili di volta in volta con provvedimento del pm controfirmato dal giudice fino a che esista la necessità.
Per i reati più gravi: (mafia, terrorismo, omicidio, ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili. Inoltre, le intercettazioni disposte per un reato potranno essere utilizzate anche per provarne un altro, purché il fatto sia lo stesso.
DIVIETI E SANZIONI – Gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati solo per riassunto. Gli editori che ne consentono la pubblicazione in maniera testuale rischiano fino a 300mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: per gli editori che violano il divieto, sono previste sanzioni oltre i 300 mila euro, che salgono a 450mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee alle indagini o che devono essere espunte dal procedimento perché illecite o irrilevanti ai fini processuali. Condanne dure anche per i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10.000 euro se pubblicano intercettazioni durante le indagini o atti coperti da segreto.
INTERCETTAZIONI AMBIENTALI – Niente più microfoni piazzati in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati. Le ‘cimici’ saranno consentite per un massimo per tre giorni, prorogabili di tre in tre con provvedimento del pm controfirmato dal giudice.
PM IN TV – Se il responsabile dell’inchiesta passa alla stampa atti coperti dal segreto d’ufficio o semplicemente rilascia dichiarazioni pubbliche su un’inchiesta a lui affidata può essere sostituito dal capo del suo ufficio. La sostituzione del magistrato, quindi, non avviene più per automatismo, ma occorre la volontà del capo dell’ufficio.
NORMA TRANSITORIA – Le nuove regole si applicano ai processi in corso. Quindi, anche se erano già state autorizzate intercettazioni con le vecchie regole, dovrà essere applicato il tetto dei 75 giorni. Dal giorno di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, inoltre, saranno necessari 15 giorni di vacatio ordinaria per consentire alle Procure di allestire il registro segreto e un luogo dove conservare le intercettazioni, di cui è responsabile il capo dell’ufficio.
RIPRESE DEI PROCESSI – Sulle riprese tv per i processi decide il presidente della Corte d’Appello, che può autorizzarle anche se non c’è il consenso delle parti.
REGISTRAZIONE DI CONVERSAZIONI – Le registrazione carpite di nascosto sono permesse solo ai servizi segreti e ai giornalisti professionisti e pubblicisti.
PRETI E ONOREVOLI – Se nelle intercettazioni finisce un sacerdote bisogna avvertire la diocesi; se l’intercettato è un vescovo il pm deve avvertire la segreteria di Stato vaticana. Per quanto riguarda i parlamentari, occorre il via libera della Camera di appartenenza. Vietato ascoltare assistenti e familiari degli onorevoli se sono estranei ai fatti per cui è in corso l’indagine.
Cara o caro Francy, la manifestazione contro il ddl intercettazioni credo sia stata anticipata al primo luglio. è importante partecipare, ma io credo che sia altrettanto importante andare a manifestare il 19 giugno con tutto il PD, contro i pesantissimi tagli del ministro Tremonti. Siamo alla frutta e loro non fanno altro che tagliare su comuni, province e regioni, senza intaccare i ministeri, non sia mai. che schifo!
Visto che non abbiamo sufficienti mezzi di informazione, cosa aspettiamo a far partire un massiccio volantinaggio su tutto il territorio nazionale, per far conoscere il disegno di legge e l’incombente perricolo della democrazia e libertà. Magari l’opinione pubblica si sveglierebbe.
La teoria della rana mi spaventa a morte, ma purtroppo è verissima. Sembriamo tutti assuefatti a tutto: ci tolgono le libertà, ci tolgono i diritti e noi tutti zitti….Protestiamo, in ogni sede, scendiamo in piazza a contestare. Io sicuramente andrò a Roma il 9 luglio contro la legge-bavaglio.