Ci sono cose che non si studiano sui libri di scuola, ma è bene che si imparino a scuola. Sono consapevole di quanto difficile sia diventato svolgere, con coscienza, il lavoro di insegnante, soprattutto in tempi di spending review, in tempi in cui alla scuola ed alla cultura non viene più riconosciuto il ruolo fondamentale – che invece deve svolgere – anche per riattivare l’ascensore sociale, soprattutto in territori come questo, come la Sicilia. I principi e i valori della legalità e dell’eticità devono essere applicati nella vita di ogni giorno per costruire quel circuito virtuoso che permette di avere uno sviluppo sano, consapevole, sostenibile e duraturo. Ed è proprio dai banchi di scuola che bisogna partire per dare a questa parola un senso compiuto.
L’ho sottolineato stamattina a Favara, partecipando al convegno su “Legalità e sviluppo: criminalità…no grazie!”, tappa finale di un bel progetto che è nato con l’obiettivo di portare a scuola la legalità.
Già, la legalità! Io sono convinto che la legalità conviene: è cornice fondamentale di crescita e sviluppo, contribuisce alla diffusione di una cultura nazionale del merito e dell’innovazione continua, è uno strumento concreto di cittadinanza attiva e responsabile.
Tanti studi dimostrano, e spesso quantificano, quanto l’illegalità abbia pesato e pesi ancora sul mancato sviluppo del Mezzogiorno e della Sicilia. C’è per esempio uno studio che analizza l’ipotesi di una correlazione tra la presenza delle criminalità organizzata e il costo del credito alle imprese dello stesso territorio. Quindi statisticamente gli imprenditori, quando chiedono un prestito, pagano un tasso maggiore se la loro impresa si trova in un luogo in cui c’è una forte presenza della criminalità organizzata.
Il costo che la Sicilia ha pagato a causa della criminalità e dell’illegalità è altissimo. È stato prodotto un doppio danno: uno è un costo indiretto, morale, è il prezzo della libertà che ha trasformato i cittadini in sudditi. L’altro danno è il rallentamento dell’economia, frutto dell’ “uso predatorio” delle risorse pubbliche che ha causato ritardi nel sistema economico e condannato all’irrilevanza gli interventi pubblici per lo sviluppo ed il lavoro. Pensiamo al danno prodotto dal mancato utilizzo o dall’utilizzo distorto dei fondi comunitari. Altre aree del nostro Continente grazie a quei fondi hanno superato la loro condizione di arretratezza e adesso competono con le aree più forti d’Europa.
Noi abbiamo, in questi decenni, sprecato anche questa occasione, utilizzando quei fondi per pratiche clientelari per costruire consenso. È un costo pagato a causa dell’illegalità diffusa che frena lo sviluppo.
Il nostro Paese ha una bassissima reputazione in termini di legalità e trasparenza a livello europeo e mondiale, confermata anche da autorevoli ricerche internazionali, che crea un generale senso di sfiducia da parte dei mercati e provoca un freno alla competitività della nostra economia. La corruzione è uno dei motivi principali per cui il futuro dell’Italia è bloccato nell’incertezza. Pochi paesi dell’Unione Europea vivono il problema in maniera così acuta: fanno peggio di noi solo la Grecia e la Bulgaria. E’ uno dei motivi per cui in Europa siamo visti con tanta diffidenza, quando i nostri rappresentanti istituzionali si presentano per chiedere aiuti per le imprese e le famiglie italiane.
La lotta alla corruzione può essere il vero tema d’incontro tra le diverse forze politiche e la società civile, che si è espressa per un forte rinnovamento nella gestione della cosa pubblica.
Sono fra i 276 parlamentari, di diverso colore politico, che hanno aderito agli impegni di trasparenza chiesti dalla campagna Riparte il futuro. Prima delle elezioni ci siamo impegnati a potenziare la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso. Accanto a questi parlamentari ci sono oltre 160 mila cittadini che hanno firmato per ottenere una politica capace di agire con forza contro la corruzione.
È necessario cominciare da questa riforma per spezzare il patto deleterio che lega politico corrotto e mafioso corruttore, condizionando scelte strategiche della vita del Paese e vincolando la libertà elettorale. Per prevenire la pratica diffusa del voto di scambio, che trasforma il voto del cittadino in una merce da barattare.
La modifica della 416 ter è il primo passo, simbolico, per dotare l’Italia di un efficace apparato legislativo contro la corruzione in linea con gli standard europei
Ma alla costruzione del futuro concorrono tutti i cittadini e non solamente le istituzioni, titolari dell’attività di garanzia dell’ordine pubblico. La Legalità deve ispirare i comportamenti quotidiani di tutti.
Dei politici e dei rappresentanti istituzionali, prima di tutto, che devono rappresentare un buon esempio da seguire. Credo che in questo senso una nuova generazione di parlamentari e amministratori locali, stiano dando un grande contributo a far riacquistare alla politica ed alle sue istituzioni un po’ di autorità e prestigio e a fargli cedere qualche privilegio, percepito come intollerabile in un momento di crisi.
La Legalità va intesa come precondizione dello sviluppo. Le azioni di contrasto alla criminalità, a favore della sicurezza dei cittadini vanno, quindi, intese come forma di vero e proprio investimento in condizioni più favorevoli alla libertà d’impresa e in generale allo sviluppo economico e umano, nonché come azione volta ad incrementare il livello di capitale sociale dei territori che la presenza e l’azione della criminalità organizzata, invece, consuma.
Quindi a me appare corretto dire investire in Sicurezza, investire nella Legalità, anche attraverso il sostegno a progetti meritori come questo che contribuiscono alla costruzione di una cultura antimafiosa. Perché accanto alle misure ed alle norme per il contrasto alla criminalità – da giurista non dovrei essere io a dirlo – sono altrettanto importanti le “norme sociali”, che condannano i comportamenti scorretti.
Negli ultimi anni è stata fortemente incentivata, anche dai comportamenti di certi politici, una subcultura che propugna il disprezzo per la legalità, l’idea che pagare le tasse sia semplicemente frutto di un’imposizione intollerabile, la confusione tra risorse pubbliche e risorse private.
È scomparsa l’etica pubblica ed è scomparso il concetto di responsabilità politica. Spesso leggiamo che in altri Paesi politici ed uomini di governo si dimettono, rinunciano alla carriera politica, per episodi trascurabili mentre da noi tutto questo non c’è: determinati comportamenti vengono trattati con indulgenza. Allora investire in sicurezza, investire nella legalità significa anche investire in cultura in modo che vengano favoriti e premiati i comportamenti virtuosi.
Bisogna aumentare ed alimentare il livello di capitale sociale presente nei territori, inteso come rete di relazioni, norme e fiducia reciproca che consentono ai cittadini di agire insieme.
Va in questo senso la costituzione delle zone Franche per la Legalità e l’introduzione del rating antimafia: due misure che mirano a favorirei territori e imprese che operano nella legalità, con criteri di assoluta trasparenza, favorendo un meccanismo di sviluppo virtuoso, che contribuisca alla ripartenza economica della Sicilia.
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