nwl 0905 – Lettera aperta all’on. Lombardo

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA

ON. RAFFAELE LOMBARDO

Oggetto: ripubblicazione del bando sui quattro inceneritori programmati per la Sicilia e le incompatibilità che ne scaturirebbero con l’applicazione della nuova Direttiva Europea sui rifiuti 98/2008/CE.

Sig. Presidente della Regione Siciliana,

i Comitati Civici e la rete delle Associazioni Rifiuti Zero, in seguito all’Esposto-Diffida presentato in data 31 marzo 2009, intendono con questa lettera aperta rassegnarLe ulteriori considerazioni e riflessioni intorno alla delicata vicenda del nuovo bando sugli inceneritori ed, in particolare, riguardo le incompatibilità con la normativa europea.

La situazione economica e finanziaria mondiale e la grave crisi ambientale impone un’inversione di tendenza che punti all’efficienza energetica e al risparmio di materie prime grezze così come ha chiaramente illustrato il Prof. Jeremy Rifkin nella sua lectio magistralis tenuta il 13 marzo c.a. presso l’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria di Palermo in occasione della presentazione ufficiale del Piano Energetico e Ambientale della Regione Siciliana.

In questo contesto globale la nuova Direttiva Comunitaria sui rifiuti 98/2008/CE del 18 novembre 2008 impone una forte esigenza di gestione gerarchica basata appunto sulla prevenzione, il riuso e il recupero di materia attraverso il riciclaggio rispetto all’incenerimento con recupero energetico ed allo smaltimento in discarica dei rifiuti.

Il Parlamento Europeo ed il Consiglio dell’Unione Europea nel promulgare la Direttiva 98/2008/CE si sono ispirati all’art.174 del Trattato che istituisce la Comunità Europea che recita: “La politica della Comunità in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi: salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente; protezione della salute umana; utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali.” Ed ancora: “La politica della Comunità è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonchè sul principio ‘chi inquina paghi'”.

Da qui discende che l’obiettivo principale della politica comunitaria in materia di rifiuti è quello di ridurre al minimo le conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e l’ambiente, attraverso la riduzione dell’uso delle risorse e promuovendo l’applicazione pratica della gerarchia dei rifiuti, confermando che la priorità principale della gestione dei rifiuti è la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali che devono preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti, nella misura in cui essi rappresentano le alternative migliori dal punto di vista ecologico.

La Direttiva 98/2008/CE pertanto introduce un approccio che tiene conto dell’intero ciclo di vita dei prodotti e dei materiali, non soltanto della fase in cui diventano rifiuti, per concentrare l’attenzione sulla riduzione degli impatti ambientali connessi alla produzione e alla gestione dei rifiuti, rafforzando in tal modo il valore economico di questi ultimi.

La presente direttiva si prefigge, infatti, l’obiettivo di aiutare l’Unione Europea ad avvicinarsi a una «società del riciclaggio», cercando di evitare la produzione di rifiuti e di utilizzarli come risorse.

In particolare, il Sesto Programma Comunitario di azione in materia di ambiente sollecita misure volte a garantire la separazione alla fonte, la raccolta e il riciclaggio dei flussi di rifiuti prioritari. In linea con tale obiettivo e quale mezzo per agevolarne o migliorarne il potenziale di recupero, i rifiuti dovrebbero essere raccolti separatamente nella misura in cui ciò sia praticabile da un punto di vista tecnico, ambientale ed economico, prima di essere sottoposti a operazioni di recupero che diano il miglior risultato ambientale complessivo.

Gli Stati membri dovrebbero sostenere l’uso di materiali riciclati in linea con la gerarchia dei rifiuti e non dovrebbero promuovere lo smaltimento in discarica o l’incenerimento di detti materiali riciclati.

Ai fini dell’attuazione dei principi della precauzione e dell’azione preventiva di cui all’articolo 174 del Trattato occorre fissare obiettivi ambientali generali per la gestione dei rifiuti all’interno della Comunità. In virtù di tali principi, spetta alla Comunità e agli Stati membri stabilire un Piano per prevenire, ridurre e, per quanto possibile, eliminare dall’inizio le fonti di inquinamento o di molestia mediante l’adozione di misure grazie a cui i rischi riconosciuti sono eliminati.

In particolare, la Direttiva 98/2008/CE nell’articolo 4 sulla Gerarchia dei rifiuti testualmente recita:

La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti:

a) prevenzione;

b) preparazione per il riutilizzo;

c) riciclaggio;

d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;

e) smaltimento.

Nell’applicare la gerarchia dei rifiuti, gli Stati membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato ambientale complessivo…. A tal fine può essere necessario che flussi di rifiuti specifici si discostino dalla gerarchia laddove ciò sia giustificato dall’impostazione in termini di ciclo di vita in relazione agli impatti complessivi della produzione e della gestione di tali rifiuti. Gli Stati membri garantiscono che l’elaborazione della normativa e della politica dei rifiuti avvenga in modo pienamente trasparente, nel rispetto delle norme nazionali vigenti in materia di consultazione e partecipazione dei cittadini e dei soggetti interessati. Conformemente agli articoli 1 e 13, gli Stati membri tengono conto dei principi generali in materia di protezione dell’ambiente di precauzione e sostenibilità, della fattibilità tecnica e praticabilità economica, della protezione delle risorse nonché degli impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali.”

La Giunta Regionale, nel caso deliberasse favorevolmente riguardo il nuovo bando sugli inceneritori così come previsti dal vecchio Piano di Gestione dei Rifiuti del 2002 (dimensionati per bruciare la quasi totalità dei rifiuti prodotti in Sicilia), dovrebbe dimostrare ai cittadini ed ai soggetti interessati i motivi della mancata applicazione della Gerarchia sui rifiuti e sostenere con dati scientifici l’improbabile impatto positivo degli inceneritori sotto l’aspetto sociale, economico, sanitario ed ambientale.

Anche sotto l’aspetto energetico, che a prima vista potrebbe sembrare il punto di forza degli inceneritori, da un’attenta analisi effettuata con il metodo della Valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), come ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica sull’argomento, il recupero di materia risulta energeticamente più vantaggioso e per questo motivo la Direttiva europea ha stabilito la priorità del “riciclaggio” rispetto al “recupero di energia“.

A tal proposito è opportuno richiamare la Giunta Regionale alla coerenza con quanto previsto dal Disegno di Legge della IV Commissione Legislativa Permanente Ambiente e Territorio n. 305Nuove norme in materia di gestione integrata dei rifiutiche all’art. 1 comma 8 così recita: “Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale, sentite le province regionali e i comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le Autorità d’ambito, presenta all’Assemblea Regionale Siciliana l’aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti, redatto ai sensi dell’articolo 199 del decreto legislativo 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni, in recepimento della Direttiva 2008/98/CE ed in attuazione della presente legge. L’Assemblea regionale siciliana con apposita delibera approva il suddetto piano”.

La coerenza richiesta vale anche per quanto previsto all’art. 9 comma 1 lettera i) dello stesso Disegno di Legge: “[il Governo della Regione] adotta le disposizioni necessarie allo scopo che gli insediamenti produttivi che riutilizzano rifiuti provenienti dalla raccolta urbana, ai fini della produzione di beni materiali, rispondenti alle operazioni di cui alle lettere b) e c) dell’ articolo 4 della Direttiva 2008/98/CE, abbiano priorità nella erogazione di agevolazioni e di finanziamenti,…“.

La Direttiva europea nell’articolo 11 sul Riutilizzo e riciclaggio al comma 1 prevede che:

“Gli Stati membri adottano le misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e le misure di preparazione per le attività di riutilizzo, in particolare favorendo la costituzione e il sostegno di reti di riutilizzo e di riparazione, l’uso di strumenti economici, di criteri in materia di appalti, di obiettivi quantitativi o di altre misure. Gli Stati membri adottano misure intese a promuovere il riciclaggio di alta qualità e a tal fine istituiscono la raccolta differenziata dei rifiuti, ove essa sia fattibile sul piano tecnico, ambientale ed economico e al fine di soddisfare i necessari criteri qualitativi per i settori di riciclaggio pertinenti”.

La percentuale di raccolta differenziata raggiunta in Sicilia dopo gli anni dell’emergenza gestita dal Commissario ex Governatore della Sicilia prima e sotto la gestione dell’Agenzia Regionale Rifiuti ed Acque dopo, si attesta nell’anno 2007 su un valore tristemente basso, pari al 6,1 %, addirittura inferiore a quello registrato nell’anno precedente (6,6 %) (fonte: “Rapporto Rifiuti 2008” dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA).

I siciliani non si meritano di sopportare una simile vergogna, ancorpiù quando da parte dei responsabili si individua la causa in una “mancanza di cultura dei siciliani nei confronti della raccolta differenziata”. Questo è troppo! E’ invece ampiamente dimostrato che il successo della raccolta differenziata dipenda esclusivamente da una buona leadership politica che indirizza, coordina e controlla che i cittadini siano messi nelle condizioni di disporre delle fatidiche tre “I“: Impianti (contenitori, sistemi di raccolta, centri di compostaggio e selezione del secco, ecc.), Informazioni (campagne di educazione ai cittadini, segnaletiche adeguate, opuscoli, progetti nelle scuole, ecc.) ed Incentivi (applicazione di una tariffazione puntuale inversamente proporzionale alla differenziazione dei rifiuti alla fonte).

Basta con i ritardi eccessivi, contro ogni logica, nella realizzazione dei 34 centri di compostaggio previsti e mai realizzati, basta con gli acquisti dei cassonetti stradali che rappresentano il sistema peggiore di raccolta dei rifiuti, basta con l’acquisto degli autocompattatori che rappresentano il peggior sistema di trasporto dei rifiuti.

Si individuino i responsabili di quel misero 6,1%, dei rifiuti lasciati per strada, dei danni all’immagine della Sicilia, dello sgomento dei turisti, dei pensieri dei bambini che giocano tra i cumuli dei rifiuti, dei politici non eletti inseriti nei consigli di amministrazione dei 27 ATO, degli stipendi non pagati ai netturbini, degli introiti miliardari dei gestori delle discariche, delle multe che la Comunità Europea ci infligge per non aver raggiunto le percentuali di R.D. previste dalla legge; dei milioni di euro spesi inutilmente in campagne di comunicazioni sulla r.d. inefficaci per la contemporanea assenza degli appositi contenitori, delle centinaia di impiegati amministrativi assunti inutilmente negli ATO, si chiedano le loro dimissioni e, se venisse accertata una loro responsabilità personale, si chiamino a rispondere dell’immane e grave danno imposto ai siciliani.

A proposito di danni subiti, scalpore, sgomento, indignazione suscita l’avere appreso dalla stampa l’accordo raggiunto tra l’Agenzia Regionale dei Rifiuti e le ditte aggiudicatrici del vecchio bando (Falck e Sicil Power) che pretendono un risarcimento di 200 milioni di euro. Accordo come al solito blindato, occorre una password segreta per scaricarlo dal sito internet dell’Agenzia, come blindate sono state nel passato le Convenzioni firmate dall’allora Commissario per l’Emergenza Rifiuti con le ditte aggiudicatrici con le quali letteralmente i rifiuti dei siciliani furono ceduti per venti anni alle imprese assicurando a loro ingenti profitti.

Ma risarcimento per che cosa?

E giusto risarcire milioni di Euro per l’acquisto di terreni che, come nel caso dell’inceneritore di Paternò, tutti sanno essere stati acquistati dalla DB Group a poche decine di migliaia di Euro ad ettaro?

A chi importa se poi il valore di questi terreni, sempre nel caso dell’inceneritore di Paternò, ha subito un probabile aumento nel momento in cui essi sono stati ceduti alla Sicil Power da parte della DB Group?

Non dovevano essere gli altri soci della Sicil Power S.p.A. a verificare con una semplice visura ipotecaria presso l’Ufficio del Catasto Terreni a Catania il valore con cui erano stati acquistati gli stessi terreni solo pochi anni prima in nome del detto “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio?

Oppure, se nel caso fossero stati coscienti del suddetto plus valore, perché ed in cambio di che cosa lo hanno accettato?

A noi, semplici cittadini tutto questo provoca dolore ma non è nostro compito interessarcene, altri ruoli sono previsti per questo nella nostra società. Possiamo solo, con un po’ di buon senso, chiederci:

Dato che i lavori non sono cominciati e le autorizzazioni necessarie non sono state ottenute, non è giusto effettuare il risarcimento alle ditte solo per i costi di progettazione sostenuti?

Ma chi deve appurare questi costi? Non sarebbe più giusto che a valutare esattamente i costi sostenuti per la progettazione fosse un organismo pubblico invece della Banca Intesa S.p.A., Advisor nominato dall’Agenzia dei Rifiuti, in una posizione di presumibile conflitto di interessi per fare parte di quel pool di Banche che hanno firmato il 2 dicembre 2005 le lettere di impegno per un project financing di 1 miliardo di Euro per i progetti dei tre inceneritori del gruppo Falck?

Chi deve pagare questo risarcimento? Certo non noi cittadini o il governo di questa regione che ci rappresenta.

Appare evidente a tutti come in Sicilia la raccolta differenziata sia stata volutamente scoraggiata per favorire l’incenerimento e, quindi, i profitti delle ditte che si erano aggiudicate il precedente bando e dare il via libera alla realizzazione dei quattro inceneritori equivarrebbe a condannare la nostra regione a permanere per i prossimi venti anni in una situazione di inadempienza verso le norme europee con un sistema di gestione dei rifiuti ormai superato.

Errare è umano, perseverare è diabolico.

A nulla è valso il richiamo da parte della Corte dei Conti nella Relazione sulla Gestione Rifiuti nelle Regioni Commissariate dell’aprile 2007. La Corte, nella parte generale della relazione, stigmatizza il ricorso agli inceneritori anche sul versante economico dichiarandola come «la meno razionale». Sia perché il bagaglio energetico che accompagna i materiali nell’inceneritore viene abbattuto con «una perdita di energia, non rappresentando quasi mai una valida alternativa al risparmio energetico ottenibile con il riciclaggio», sia perché «per il contribuente italiano l’incenerimento è particolarmente oneroso» in quanto sostenuto dai contributi statali definiti dalla delibera del CIP n. 6 del 29 aprile 1992. Cosicché «lo smaltimento dei rifiuti è di fatto pagato per due volte dal cittadino, dapprima attraverso la tariffa (o tassa) di smaltimento e poi con gli aggravi sulla bolletta elettrica a compensazione dei costi elevati dall’energia prodotta dai rifiuti». Perciò, conclude la Corte, «gli inceneritori possono, in antitesi allo sforzo di riduzione all’origine della quantità dei rifiuti e di riciclaggio, far crescere, al contrario, la percentuale di incenerimento a scapito della raccolta differenziata con il pericolo di vederla ridotta addirittura al di sotto degli obiettivi minimi di legge». E ancora: «è del tutto evidente che una capacità di inceneritori eccessiva può divenire una barriera nei confronti degli sforzi di riduzione e riciclaggio, stimolando, anzi, addirittura e paradossalmente, la maggior produzione di rifiuti. E’ per questi fattori ambientali ed economici che la legislazione incoraggia il più possibile il riutilizzo dei materiali».

La Direttiva nell’articolo 13 Protezione della salute umana e dell’ambientestabilisce:

Gli Stati membri prendono le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare:

a) senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la fauna;

b) senza causare inconvenienti da rumori od odori e

c) senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse“.

Secondo la più recente letteratura scientifica esistente sull’argomento (435 pubblicazioni consultabili sulla banca dati www.pubmed.it) la combustione dei rifiuti provoca rischi di contaminazione dell’ambiente e di conseguenza per la salute dell’uomo. E neanche gli impianti di ultimissima generazione potranno considerarsi sicuri fino a quando gli studi epidemiologici tra qualche decennio non avranno escluso gli effetti dannosi delle sostanze inquinanti emesse in atmosfera.

In attesa di risultati certi, secondo il principio di precauzione citato sia dal Trattato di istituzione della Comunità Europea e ripreso dalla Direttiva 98/2008/CE, sarebbe auspicabile che il Governo regionale siciliano, assumendo un comportamento responsabile nei confronti della popolazione, si adoperi nell’adozione di tutte le alternative possibili già ampiamente diffuse e sperimentate con successo in molte parti del mondo, Italia e Sicilia compresa.

Alternative che, in un ottica di una strategia verso “Rifiuti Zero”, tendono al recupero di materia anche dalla frazione residuale dei rifiuti, come ad esempio gli impianti di “Trattamento Meccanico Biologico” (TMB) o di “Estrusione meccanica a freddo” (Centro Riciclo Vedelago).

Questi impianti rispetto agli inceneritori sono più economici (5 milioni di euro contro i 300 milioni di un inceneritore), producono più posti di lavoro (migliaia con l’attivazione e la chiusura delle filiere del riclaggio contro le poche decine di un inceneritore), producono energia pulita (attraverso processi di digestione anaerobica a freddo), sono più flessibili (ad un inceneritore bisogna assicurare per 20 anni una quantità costante di rifiuti da bruciare, a costo di importarli da altre regioni), si realizzano in brevissimo tempo (pochi mesi contro i tre anni di un inceneritore), sono accettati più facilmente dalle comunità (il mancato coinvolgimento democratico dei cittadini, la scarsa trasparenza nelle procedure, le menzogne, l’arroganza e l’ostinazione che hanno caratterizzato fino ad oggi la vicenda dei quattro vecchi inceneritori hanno determinato un aspro, quanto inutile ed evitabile se avesse prevalso il buon senso, conflitto tra istituzioni e cittadini), e sono più affidabili nel controllo della gestione (non dimentichiamoci dei 13 funzionari dell’inceneritore di Colleferro in provincia di Roma da poco arrestati perché bruciavano rifiuti speciali pericolosi o del caso della DB Group S.p.A. socia della Sicil Power, vincitrice della gara del 2002 per l’inceneritore di Paternò, sotto inchiesta da parte della Magistratura catanese per aver smaltito abusivamente e continuativamente rifiuti speciali pericolosi nello stesso sito dove è prevista la realizzazione dell’inceneritore in contrada Cannizzola, attualmente sotto sequestro giudiziario).

Ma, soprattutto, questa tipologia di impianti a freddo non comportano rischi per l’ambiente e la salute e, in un ottica di sostenibilità, sotto l’aspetto educativo contribuiscono alla diffusione di una cultura legata al rispetto delle materie prime e delle risorse.

Per quanto attiene l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio, il Bando del 2002 prevedeva l’ubicazione degli impianti in aree industriali. Invece per i quattro inceneritori sono stati scelti siti assolutamente inadatti:

a) per l’inceneritore di Paternò il sito scelto è all’interno del SIC ITA 060015 Contrada Valanghe e le acque di scarico, ricche di inquinanti, è previsto che confluiscano nel Fiume Simeto, SIC ITA 070025 Tratto di Pietralunga del Fiume Simeto;

b) per l’inceneritore di Casteltermini-Campofranco il sito scelto giace sull’alveo del fiume Platani, come denunciato dalla Soprintendenza ai BB CC AA di Caltanissetta, in una valle incassata dove per molti giorni all’anno ristagna nebbia per mancanza di ventilazione;

c) per l’inceneritore di Palermo il sito è all’interno del SIC ITA 020023 Raffo Rosso,Monte Cuccio e Vallone Sagana, a soli due Km dalla cinta urbana della città;

d) l’inceneritore previsto ad Augusta invece paradossalmente è stato localizzato in un’area dichiarata ad elevato rischio ambientale, già del tutto sacrificata sotto l’aspetto della salute dei cittadini e del rispetto dell’ambiente ed in attesa di provvedimenti di bonifica, ed adiacente ad una zona archeologica di elevato pregio coma è Megara Iblea.

Da notare inoltre che non sono rispettati gli articoli 2 e 3 del DPR 357/97 che disciplina la gestione dei siti della Rete Natura 2000, dai quali si evince che le aree SIC e ZPS sono aree escludenti per la collocazione di impianti di trattamento rifiuti.

L’articolo 16 “Principi di autosufficienza e prossimità” prevede che:

“Gli Stati membri adottano, di concerto con altri Stati membri qualora ciò risulti necessario od opportuno, le misure appropriate per la creazione di una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento dei rifiuti e di impianti per il recupero dei rifiuti urbani non differenziati provenienti dalla raccolta domestica, inclusi i casi in cui detta raccolta comprenda tali rifiuti provenienti da altri produttori, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili.

In deroga al regolamento (CE) n. 1013/2006, al fine di proteggere la loro rete gli Stati membri possono limitare le spedizioni in entrata di rifiuti destinati ad inceneritori classificati come impianti di recupero, qualora sia stato accertato che tali spedizioni avrebbero come conseguenza la necessità di smaltire i rifiuti nazionali o di trattare i rifiuti in modo non coerente con i loro piani di gestione dei rifiuti. Gli Stati membri notificano siffatta decisione alla Commissione”.

Quanto previsto dall’articolo suddetto, cioè la possibilità di evitare l’importazione di rifiuti da altre regioni o nazioni da trattare negli impianti di incenerimento previsti in Sicilia, non è preso in considerazione dai firmatari del disegno di legge della IV Commissione Ambiente e Territorio dell’ARS “Disciplina per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e speciali prodotti al di fuori della Regione destinati ad impianti di smaltimento siti nel territorio regionale” (n. 141), firmatari: Limoli Giuseppe (PDL), Leontini Innocenzo (PDL), Bosco Antonino (PDL), che all’art. 1 recita:

La presente legge, conformemente al  regolamento CE  n.  259/93  dell’1  febbraio 1993,  alla  direttiva 75/442/CEE  del 15 luglio 1975 e al decreto legislativo 5  febbraio 1997,  n. 22, disciplina lo smaltimento dei rifiuti  solidi  urbani e speciali,  pericolosi  e  non pericolosi,  prodotti al di fuori  della  Sicilia,  che sono  destinati ad impianti di smaltimento  siti  nella regione“.

Tale disegno di legge denota la volontà già chiaramente esplicitata attraverso l’Ordinanza Commissariale n. 700 dell’8 agosto 2001 “Disciplina per l’ingresso in Sicilia dei rifiuti destinati ad essere riciclati o recuperati” che all’art. 2 stabilisce che “E’ consentito l’ingresso in Sicilia dei rifiuti destinati al riciclaggio ed al recupero, nel rispetto delle previsioni della presente ordinanza” di perseguire gli obiettivi di business delle ditte aggiudicatrici, ricorrendo anche ai rifiuti “di importazione”.

L’articolo 22 sui Rifiuti organici così recita:

“Gli Stati membri adottano, se del caso e a norma degli articoli 4 e 13, misure volte a incoraggiare:

a) la raccolta separata dei rifiuti organici ai fini del compostaggio e dello smaltimento dei rifiuti organici;

b) il trattamento dei rifiuti organici in modo da realizzare un livello elevato di protezione ambientale;

c) l’utilizzo di materiali sicuri per l’ambiente ottenuti dai rifiuti organici”.

E’ importante sottolineare che in conseguenza di questo articolo la Commissione Europea sta lavorando ad una Direttiva specifica sui Rifiuti organici di prossima pubblicazione che obbligherà ad una loro raccolta separata ed al successivo compostaggio per la produzione di concimi ed ammendanti da utilizzare in agricoltura a tutto vantaggio delle produzioni agricole siciliane, soprattutto di quelle biologiche.

La frazione organica rappresenta circa il 40% dei rifiuti e costituisce nel caso della raccolta indifferenziata i più grossi problemi di gestione a causa della proliferazione di roditori ed insetti, dei processi di putrefazione e fermentazione all’origine di emissione di gas serra dalle discariche, dei processi di dilavamento e percolazione altamente inquinanti.

E’ logico, ma non superfluo ricordarlo, che l’unica maniera per risolvere tali problemi è la raccolta differenziata spinta porta a porta con separazione dell’organico alla fonte, già sperimentata con successo in tutto il mondo, Italia (Consorzio Priula, Treviso) e Sicilia (ATO Trapani 2, Belice Ambiente) compresa. Anzi, gli italiani (Scuola Agraria del Parco di Monza) sono quelli che hanno messo a punto i migliori sistemi di raccolta porta a porta nel mondo anche sotto l’aspetto dei rapporti costi/benefici.

La frazione organica dei rifiuti che da grave problema legato ad una sua cattiva gestione, torna ad essere, attraverso la raccolta differenziata e la produzione di compost, fonte di fertilità dei nostri terreni altrimenti destinati ad essere vittime di un’inesorabile avanzata dei processi di erosione e desertificazione già molto accentuati nella nostra regione come riportato nel documento della “United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD), Paris, 14 October 1994″ dove si stima che “in Italia circa il 27 % del territorio è sotto la minaccia di un aumento dell’aridità del suolo, anche nelle pianure più fertili” e ripreso dalla Commissione Europea nella “Thematic Strategy for Soil Protection, Brussels, 22 September 2006” dove viene valutato che “circa il 45 % dei suoli europei hanno un basso contenuto in sostanza organica, principalmente nel sud Europa

Non sono gli inceneritori le macchine magiche che come d’incanto risolvono il problema dei rifiuti. E’ bene ricordare a proposito la legge della conservazione della massa di Antoine Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” secondo la quale negli inceneritori con recupero di energia, in cambio di una insignificante quantità di energia prodotta (circa l’1% del fabbisogno energetico nazionale), i rifiuti vengono trasformati in scorie tossiche, da stoccare in discariche speciali con tutto il rischio che questa concentrazione di tossicità comporta, ed emissioni in atmosfera non certo salutari (metalli pesanti, diossine, furani, nanoparticolato, ecc.).

Le macchine magiche sono invece, come sostiene il Prof. Paul Connett, professore emerito di chimica della St. Lawrence University, NY, USA, le nostre dieci dita con cui giornalmente dobbiamo separare i rifiuti nelle nostre abitazioni.

L’articolo 28 sui Piani di gestione dei rifiuti al paragrafo 2 prevede:

“I piani di gestione dei rifiuti comprendono un’analisi della situazione della gestione dei rifiuti esistente nell’ambito geografico interessato nonché le misure da adottare per migliorare una preparazione per il riutilizzo, un riciclaggio, un recupero e uno smaltimento dei rifiuti corretti dal punto vista ambientale e una valutazione del modo in cui i piani contribuiranno all’attuazione degli obiettivi e delle disposizioni della presente direttiva”.

Al paragrafo 3 dello stesso articolo viene inoltre stabilito che i Piani di gestione contengano tra l’altro: “informazioni sufficienti sui criteri di riferimento per l’individuazione dei siti e la capacità dei futuri impianti di smaltimento o dei grandi impianti di recupero, se necessario”.

Se si vuole rispettare la Direttiva Europea sui rifiuti 98/2008/CE è necessario che la Regione Siciliana si doti di un nuovo Piano per la gestione sostenibile dei rifiuti che abbia come obiettivo prioritario la riduzione dei rifiuti, il loro riuso ed il recupero di materia attraverso il riciclaggio e non il loro incenerimento con recupero energetico come previsto dall’attuale Piano, emesso attraverso un’ordinanza commissariale e mai discusso ed approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana (a proposito della partecipazione democratica e del coinvolgimento dei cittadini).

Tra l’altro, attraverso la cosiddetta “termovalorizzazione” (termine esistente solo in Italia e coniato appositamente per aumentare il gradimento di questa obsoleta tecnologia), l’energia che si produce bruciando i rifiuti è in media solamente ¼ di quella che si risparmierebbe se gli stessi prodotti venissero riciclati perché attraverso il riciclaggio si evita la fase di estrazione e trasporto delle materie prime ai luoghi di produzione.

L’Avviso pubblico per la stipula di convenzione per l’utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani al netto della raccolta differenziata fu pubblicato il 9 agosto 2002 mentre il Piano di Gestione dei Rifiuti venne adottato inspiegabilmente con Ordinanza Commissariale n. 1166 solamente il 16 dicembre dello stesso anno.

Adesso si vuole procedere con lo stesso errore: prima il bando per i vecchi inceneritori e poi la revisione del Piano dei rifiuti, la sua condivisione con i portatori di interesse e la sua approvazione da parte dell’Assemblea Regionale Siciliana.

Approvare il nuovo bando per i 4 inceneritori significa letteralmente bruciare migliaia di posti di lavoro e ricchezza per le imprese locali.

L’articolo 31 sulla Partecipazione del pubblico stabilisce che:

Gli Stati membri provvedono affinché le pertinenti parti interessate e autorità e il pubblico in generale abbiano la possibilità di partecipare all’elaborazione dei piani di gestione e dei programmi di prevenzione dei rifiuti e di accedervi una volta ultimata la loro elaborazione, come previsto dalla direttiva 2003/35/CE o, se del caso, dalla direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente. … “.

La Politica in Sicilia deve tornare a svolgere, attraverso un confronto sereno e costruttivo con le comunità, il ruolo che le compete e cioè la tutela degli interessi diffusi della popolazione, dei beni comuni, delle risorse naturali, dei diritti sociali, per indirizzare la crescita economica delle imprese locali e quindi anche dell’occupazione in attività compatibili con la salvaguardia dell’ambiente come, ad esempio, la raccolta differenziata e la chiusura delle filiere del riciclaggio nella nostra regione.

Nella sincera speranza che i cittadini e le istituzioni collaborino sempre per la ricerca delle migliori soluzioni in grado di coniugare l’interesse diffuso per una migliore qualità della vita con gli interessi particolari delle attività economiche le cui ricadute positive sul territorio in termini di posti di lavoro e ricchezza per le imprese locali sono altrettanto importanti, si porgono distinti saluti.

15 aprile 2009

Associazione VIVISIMETO                                                               (Graziella Ligresti)

Comitato civico contro l’inceneritore nella Valle del Simeto                  (Salvatore Maurici)

Comitato cittadino di Campofranco “No all’inceneritore”                     (Gianfranco Di Carlo)

Comitato civico contro l’inceneritore di Bellolampo                              (Maria G. Filippazzo)

Associazione Rifiuti Zero Catania                                                        (Paolo Guarnaccia)

Comitato civico “Salute e Ambiente” ONLUS, Adrano                       (Chiara Longo)

Gruppo spontaneo “Donne e Mamme di Augusta”                               (Rossana Zerega)

Comitato cittadino contro gli inceneritori “AugustAmbiente”          (Conte Giuseppe)

Associazione “Decontaminazione Sicilia”                                             (Luigi Solarino)

Comitato Siracusa Rifiuti Zero                                                             (Fausto Campisi)

Rete per la Difesa dei Beni Comuni                                                     (Vera Gottfreund)

Associazione Rifiuti Zero Aragona                                                       (Franco Cipolla)

Associazione Rifiuti Zero Trapani                                                        (Patrizia Lo Sciuto)

Comitato Rifiuti Zero Zona Jonica Messina                                         (Sandro Ballisto)