E’ inaccettabile che un’azienda chiuda i battenti all’improvviso, senza dare spiegazioni e senza aver versato, chissà per quanto tempo, i contributi ai propri dipendenti a cui però tratteneva regolarmente le somme in busta paga. Lo sarebbe comunque, ma è ancora più inaccettabile che l’azienda in questione sia ancora una volta un call-center e ancora una volta a Catania, città purtroppo nota in Italia per essere la capitale del lavoro precario nelle aziende di questo settore. Sto parlando del call-center “InLinea”, i cui 300 lavoratori – come riporta la Cisl – hanno saputo dei mancati versamenti contributivi a seguito della chiusura dei locali aziendali e della contestuale riapertura di un nuovo call-center. Da parte mia, presenterò nei prossimi giorni un’interrogazione urgente alla Camera per informare il ministro del Lavoro Elsa Fornero su quanto sta accadendo a questi lavoratori e vedrò di interessare anche i vertici dell’Inps per capirne di più. Di recente sono intervenuto in Aula per portare in Parlamento il drammatico fenomeno delle delocalizzazioni senza alcun controllo di molti call-center catanesi all’estero, verso Paesi senza tutele sindacali e in cui i salari sono miseri, ma occorre seriamente porre un freno a queste pratiche selvagge, come quella che sta causando pesantissimi disagi ai 300 lavoratori di InLinea. Pratiche che colpiscono i tantissimi giovani catanesi, per lo più precari, che operano in questo settore. Mi farò promotore di una più intensa attività di monitoraggio del settore dei call-center a Catania per provare a garantire ai circa 7 mila giovani catanesi che vi operano maggiori tutele da un punto di vista contrattuale, evitando il ricorso al precariato, ma anche la certezza di poter mettere da parte i giusti contributi per il proprio futuro.
Finalmente qualcuno si è deciso a farsi avanti ! anche se io non verrò mai pagato perchè ho lavorato in nero ,quindi non essendo sotto contratto ARRIVEDERCI ,ma spero vivamente che la giustizia faccia il suo corso !