Stamattina alla Camera ho risposto all’interpellanza dell’onorevole Milella relativa al problema del trattamento dei minori che vivono con le madri all’interno degli istituti penitenziari. Al 5 giugno scorso erano presenti negli istituti penitenziari del Paese 45 detenute madri con 47 bambini al seguito. L’Amministrazione penitenziaria è particolarmente impegnata nel programma di realizzazione degli Istituti penitenziari a Custodia Attenuata per le detenute Madri (I.C.A.M.) che hanno la finalità di limitare al massimo l’ingresso negli istituti penitenziari di figli minori conviventi di donne indagate, imputate o condannate, nei cui confronti si debba eseguire una misura cautelare coercitiva o una pena detentiva. Gli I.C.A.M. sono pensati con caratteristiche strutturali diverse da quelle delle carceri tradizionali e modellate, piuttosto, su quelle di una casa: in queste strutture viene attuato un regime penitenziario di tipo familiaristico-comunitario incentrato sulla responsabilizzazione del ruolo genitoriale. Attualmente sono in corso progetti per l’istituzione di I.C.A.M in Liguria, a Venezia, in Lombardia, Toscana, nel Lazio. Tra le iniziative avviate merita ancora di essere segnalato il Progetto nazionale di accoglienza delle donne detenute con figli fino a sei anni, predisposto dalla Caritas italiana insieme ai Centri diocesani Migrantes e all’Ispettorato dei Cappellani delle carceri italiane, che assicura una rete di strutture di accoglienza disponibili su tutto il territorio nazionale e cura con grande impegno un piano di intervento che, tenendo conto della posizione giuridica delle detenute madri, predispone percorsi personalizzati in grado di garantire il reinserimento nella società. Quanto, infine, alla segnalata esigenza di consentire adeguate possibilità di relazione dei figli di persone detenute con i loro genitori, sottoposti a limitazione della libertà personale, da anni sono presenti in diversi istituti penitenziari le cosiddette aree verdi, costituite da spazi – sia al chiuso sia all’aperto – dotati di attrezzature adeguate per permettere ai genitori e ai figli di condividere lunghi momenti di incontro (in alcuni casi possono anche consumare i pasti insieme), in ambienti individuati e disegnati con lo scopo di far dimenticare ai bambini – sia pure per un periodo di tempo limitato – la situazione di detenzione sofferta dai genitori.
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