Liberare le aziende pubbliche dall’invadenza della politica e applicare questo criterio a partire dalle aziende sanitarie e ospedaliere: questo deve essere uno degli obiettivi principali che la nuova amministrazione regionale deve porsi e bene ha fatto la Cgil di Catania a ribadirlo.
Ho condiviso in pieno la richiesta di una forte discontinuità avanzata ieri dal segretario provinciale della Cgil etnea, Angelo Villari, e confido nella capacità del presidente Crocetta e dell’assessore Borsellino di farsi interpreti di questa esigenza. Dopo anni in cui a prevalere sono state le logiche dell’appartenenza politica, fatte salve rarissime eccezioni, è ora di tornare a scegliere i manager della sanità sulla base di criteri manageriali: anche questa è la rivoluzione che i siciliani si aspettano dalla nuova amministrazione regionale.
Questa la posizione del sindacato:
La Cgil di Catania ha chiesto l’azzeramento dei direttori generali delle aziende sanitarie provinciali e delle aziende ospedaliere le cui nomine sono il frutto dell’eccessivo peso della cattiva politica. E per la nomina dei nuovi direttori generali il sindacato invoca “discontinuità, merito, capacità e conoscenza del territorio”. Angelo Villari, segretario generale della Camera del Lavoro, ha sottolineato che “è giunto il momento di liberare la sanità dalla ossessiva invasività politica che ha prodotto danni irreparabili in quanto ha avuto come primo obiettivo la clientela politico-elettorale a danno di servizi migliori e mortificando la professionalità di validi professionisti. La politica deve essere al servizio dei cittadini e deve pensare a dare linee di indirizzo politico-legislative. I manager, dunque, si godano pure la pensione e si ridìa dignità ai cittadini”.
All’incontro erano presenti, oltre a Villari e ai segretari confederali Luisa Albanella, Pina Palella, Giacomo Rota, anche il segretario della Fp Cgil, Gaetano Agliozzo, Turi Cubito della segreteria provinciale Fp, la segretaria dello Spi Cgil Nicoletta Gatto e i membri del coordinamento Cgil Sanità Salvo Artale e Carmelo Calvagna.
La Cgil ha anche annunciato un ciclo di confronti tra operatori ed associazioni dei familiari che durerà dal 3 al 15 dicembre e che si chiuderà con la presentazione di una piattaforma che sarà presentata all’assessorato regionale alla Sanità. Le lista d’attesa per i pazienti continuano ad essere insostenibili, così come i tagli ai posti letto e le autovetture sanitarie fondamentali nelle attività del territorio, mentre l’obiettivo di creare continuità e integrazione tra medicina ospedaliera e territoriale, non è mai stato raggiunto. Appare dunque a rischio l’attività della guardia medica, l’assistenza domiciliare integrata e la salute mentale, la prevenzione dei luoghi di lavoro, la veterinaria e tutti i servizi che necessitano di spostamenti da parte dei medici e degli operatori sanitari, a partire dalla emergenza – urgenza.
“La Spending review impostata dal governo nazionale complica ulteriormente le cose in quanto i dati sui posti letto ospedalieri e i pronto soccorso, evidenziano i danni da noi denunciati negli ultimi 10 anni, frutto di una scellerata politica di tagli che rischia di mettere in ginocchio il servizio sanitario nazionale. – si legge nel documento firmato da Cgil , Fp e Spi – Si tagliano i posti letto pubblici ma invece di potenziare il territorio con strutture h24 si fa ricadere il peso dell’assistenza sui pronto soccorso, con sempre minori possibilità di ricoveri e situazioni non più accettabili in diversi grandi ospedali delle città metropolitane. Le vittime di questo pericoloso processo di indebolimento del sistema sanitario pubblico sono i cittadini, costretti a lunghe attese anche in condizioni non dignitose e gli operatori sanitari, diminuiti nel numero a causa del blocco del turn over e costretti a fare i conti con carichi di lavoro sempre più gravosi e risorse sempre più scarse. Lo snaturamento del Servizio Sanitario va fermato. Si assiste ad una deriva che andando a guardare i dati è allarmante. E’ clamoroso che i posti pubblici continuino a diminuire”.
Per la Cgil, insomma, bisogna liberare la sanità dall’invasività politica, dalle clientele, e dalla mortificazione dei professionisti.
Revocare con immediatezza le consulenze che costano alla collettività fior di milioni di euro e troppo spesso improduttive. Le aziende hanno al loro interno le professionalità dirigenziali che sono in grado di gestire al meglio i processi di progettazione e organizzazione dei servizi, il ricorso all’esterno va limitato a professionalità e competenze non presenti all’interno del sistema.
Su questi temi, la Cgil intende confrontarsi con le altre organizzazioni sindacali e con i vertici sanitari, poiché in questa fase caratterizzata da tagli di risorse e soppressione di servizi sono sempre più urgenti dei cambiamenti che mettano in primo piano la salute del cittadino riequilibrando le risorse tra territorio ed ospedale fino ad ora sbilanciate su quest’ultimo. E’ dal potenziamento dei servizi sul territorio che il sistema sanitario deve ripartire, per dare efficienza ed efficacia ad una sanità che crei le condizioni per dare maggiore sicurezza ai cittadini e per ridurre al minimo le ospedalizzazioni.
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