Orrore che si aggiunge ad orrore. Non ventinove, ma più di duecento i migranti morti nel Canale di Sicilia nella tragica notte tra domenica e lunedì. Un triste bollettino che si aggiorna di ora in ora, fino alla terribile notizia di stamattina: i migranti partiti dalle coste libiche sabato scorso su due gommoni sarebbero stati oltre duecento. Nove i sopravvissuti, ventinove morti assiderati, gli altri dispersi nelle acque di un mare che avrebbe dovuto essere d’accoglienza. E’ il tragico fallimento dell’operazione Triton gestita dall’Unione Europea. Un fallimento che si gioca sul filo sottile dei confini, geografici e non. Triton prevede il controllo delle acque internazionali fino a 30 miglia dalle coste italiane ed è evidente che così salvare vite umane risulta difficilissimo. Triton tra l’altro è un’operazione di controllo, non di soccorso! Questo dovrebbe rassicurarci? Tutelare le coste europee, insomma, questo l’obiettivo. E salvare vite umane?
Ieri ho sottoscritto assieme ad altri parlamentari un’interrogazione (primo firmatario Stella Bianchi) rivolta al ministro dell’Interno Alfano per chiedere quali misure intenda adottare per garantire efficaci interventi di ricerca e salvataggio in mare.
Eccola:
Al Ministro dell’Interno,
premesso che:
Nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 febbraio ventinove persone hanno perso la vita al largo dell’isola di Lampedusa, morte per assideramento; ben ventidue vittime, sul totale di ventinove, sono morte a bordo delle imbarcazioni della guardia costiera italiana inviate per soccorrerli;
nel pomeriggio di domenica 8 febbraio una chiamata partita dal barcone carico di 105 migranti era arrivata alla Guardia Costiera di Roma per segnalare la situazione di estrema difficoltà e la posizione; due mercantili presenti nella zona, il Bourbon/Argos e il Saint Rock, erano stati allora dirottati nell’area per soccorrere i migranti. Le operazioni di soccorso sono state difficilissime, a causa delle condizioni proibitive del mare: forza otto e onde alte anche fino a nove metri. Due motovedette della Guardia Costiera di Lampedusa, arrivate sul luogo alle 22, hanno completato il trasbordo dei migranti in nottata;
ventidue delle ventinove vittime per ipotermia sono decedute a bordo delle imbarcazioni della guardia costiera che hanno raggiunto l’isola di Lampedusa nella giornata di lunedì 9 febbraio dopo un viaggio estremamente difficile per le condizioni del mare;
questa è purtroppo l’ennesima tragedia nel Mediterraneo che ha per vittime persone che tentano di fuggire su imbarcazioni di fortuna da guerre, persecuzioni e condizione disperate. Secondo Amnesty International sono almeno 23.000 le persone che, dal 2000, hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa;
a seguito del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 quando almeno 366 persone morirono al largo di Lampedusa – circa venti i dispersi presunti – il Governo italiano decise di rafforzare il dispositivo nazionale per il pattugliamento del Canale di Sicilia autorizzando l’operazione «Mare nostrum», una missione militare e umanitaria con la finalità di prestare soccorso ai migranti, per evitare il ripetersi di tragici eventi;
dall’ottobre 2013 al novembre 2014, sono stati circa 150.000, tra uomini, donne e bambini, i migranti assistiti dai mezzi impegnati nel dispositivo Mare Nostrum. Più di 94.000 quelli recuperati dalle navi della Marina Militare. Insieme a questi sono stati 330 i trafficanti di esseri umani assicurati alla giustizia, grazie anche alla cooperazione con le Procure interessate, mentre furono sequestrate cinque “navi madre” utilizzate dagli scafisti;
a partire da novembre 2014, l’operazione Mare Nostrum è stata sostituita da Triton, un programma dell’Unione europea gestito attraverso l’agenzia europea di controllo delle frontiere (Frontex), con l’obiettivo di assicurare il controllo delle frontiere nel mar Mediterraneo. La missione prevede il controllo delle acque internazionali solamente fino a 30 miglia dalle coste italiane assicurando la tutela delle coste europee, in un raggio d’azione dunque limitato che non arriva fino alle coste da cui i migranti partono e senza impegnare mezzi in grado di garantire efficaci operazioni di ricerca e salvataggio;
lo stesso Gil Arias Fernandez, direttore esecutivo di Frontex, ha più volte specificato che l’operazione “Triton” ha come scopo principale il controllo della frontiera e non la ricerca e il soccorso dei migranti in mare sottolineando come le agenzie dell’Unione europea non possono sostituire gli stati membri ma solo offrire supporto.
Per sapere:
quali iniziative intenda adottare al fine di evitare il ripetersi di simili tragedie nel canale di Sicilia e se a tal fine è stata valutata l’ipotesi di intraprendere una missione con caratteristiche e finalità simili a Mare Nostrum, che possa affiancare Triton, e assicurare efficaci operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti in alto mare;
quali iniziative intende adottare in sede europea al fine di rafforzare le operazioni di ricerca e di soccorso nel Mediterraneo e nel mare Egeo promuovendo uno sforzo congiunto che coinvolga tutti gli stati membri dell’UE;
quali iniziative intenda adottare d’intesa con i partner europei, affinché, nei paesi di origine o di transito, siano istituiti presidi dell’Unione europea che operino una selezione preventiva delle domande dei richiedenti protezione internazionale anche al fine di fornire percorsi più sicuri per raggiungere l’Europa liberi dagli interessi dei trafficanti di esseri umani.
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