“Senza soldi, non si canta messa”. È un vecchio detto siciliano che riassume egregiamente la situazione in cui si trova Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di proprietà del Ministero dell’Economia.
Per chi non lo sapesse, la mission dell’Agenzia è di “dare impulso alla crescita economica del Paese, puntando sui settori strategici per lo sviluppo e l’occupazione, ed impegnandosi nel rilancio delle aree di crisi e operando soprattutto nel Mezzogiorno”.
Gestisce, inoltre, tutti gli incentivi nazionali che favoriscono la nascita di nuove imprese e le startup innovative.
Finanzia i progetti grandi e piccoli, rivolgendosi agli imprenditori con concreti piani di sviluppo, soprattutto nei settori innovativi e ad alto valore aggiunto.
Proprio su quest’ultimo punto è focalizzata l’interrogazione che ho presentato stamattina al Ministro per lo sviluppo economico: dal 9 agosto, infatti, non è più possibile presentare richieste ad Invitalia per ottenere incentivi e sostegni all’autoimpiego e microimprenditorialità giovanile. Il perché è presto detto: sono esaurite le risorse destinate alle agevolazioni finanziarie per la nascita di nuove piccole aziende.
Parliamo di numeri importanti: negli ultimi anni grazie a questi incentivi sono nate oltre 120.000 piccole aziende, creando occupazione stabile per 220.000 persone. Nell’interrogazione (riportata qui) chiedo al Ministro di scongiurare la sospensione degli incentivi con il rifinanziamento di uno strumento utilissimo, citato per il suo successo anche nel rapporto sull’imprenditoria giovanile del Parlamento Europeo.
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