La mia proposta di legge a tutela dei compensi per i lavoratori autonomi

Una legge che rivaluti il lavoro dei professionisti e rimetta al centro l’equità delle loro retribuzioni, imponendo il pagamento di compensi che non possano essere inferiori ai minimi stabiliti dagli Ordini professionali. Pochi giorni fa ho depositato la proposta di legge (potete scaricare qui il testo) che mira a tutelare l’equo compenso dei lavoratori autonomi e che riguarda in generale tutti i professionisti: avvocati, ingegneri, architetti, medici, dentisti, giornalisti, commercialisti.
I lavoratori autonomi infatti sono sempre più spesso vessati da situazioni di squilibrio nei rapporti contrattuali con i clienti, soprattutto con i clienti “forti”. A fare le spese di questa concorrenza al ribasso e del mancato rispetto dei minimi tariffari sono tutti i professionisti e in particolare quelli più giovani che si trovano a fronteggiare la crisi economica e che, avendo meno potere contrattuale, purtroppo sperimentano sulla propria pelle una spaventosa erosione dei compensi oltre a forme di prevaricazione inaccettabili. Avvocati e appartenenti alle professioni ordinistiche si trovano infatti costretti sempre più spesso ad accettare compensi ai limiti del decoro e a sottoscrivere contratti contenenti clausole di natura vessatoria. Si è scatenata in sostanza una concorrenza sfrenata, con prezzi al ribasso, che porta i soggetti più deboli ad accettare remunerazioni sottocosto con una inevitabile dequalificazione delle prestazioni.
La proposta di legge, che è stata sottoscritta da una cinquantina di colleghi deputati del Partito Democratico, prevede dunque che i compensi per i professionisti non possano essere inferiori rispetto ai minimi tariffari stabiliti dai relativi Ordini professionali o dai Collegi definiti dai decreti ministeriali.
Mi auguro che la nostra proposta di legge, già all’esame della Commissione Giustizia, possa trovare consensi tra tutte le forze politiche, perché vuole essere uno strumento per rimettere al centro il lavoro e la qualità delle prestazioni, ponendo rimedio a queste evidenti ed ingiuste storture.

Reato di tortura, via libera alla legge

Ieri alla Camera abbiamo approvato in via definitiva la proposta di legge di iniziativa parlamentare che introduce nel nostro codice penale il reato di tortura, così come previsto dall’ordinamento internazionale. La legge è passata in quarta lettura (dopo ben quattro anni di discussioni e stop) con 198 sì (Pd e Ap), 35 no (tra cui Forza Italia, Fdi e Lega) e 104 astenuti (tra cui M5S, Si, Mdp, Scelta civica). La legge mira a punire in maniera severa «chiunque con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minorata difesa». Le pene previste prevedono la reclusione da 4 a 10 anni a chiunque, che salgono fino a un massimo di 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei suoi doveri.

In QUESTO DOSSIER tutti i dettagli sulla nuova legge.

Sisma '90: finalmente sanata un'ingiustizia

Sono 190.172 le richieste di rimborso presentate all’Agenzia delle Entrate dai contribuenti di Catania, Ragusa e Siracusa, e una stima del Ministero dell’Economia e Finanze di circa 500 milioni di euro di rimborsi.

Si chiude finalmente una vicenda profondamente ingiusta e che ha assunto in questi anni i tratti di un vero e proprio pregiudizio razziale nei confronti della Sicilia e dei siciliani. Questa mattina a Catania ho illustrato le ultime importanti novità, non nascondendo l’entusiasmo per il risultato positivo sulla vicenda, annosa e complessa, dei rimborsi per il sisma ’90. Novità che arrivano dalla recente sentenza della Sezione Tributaria della Corte di Cassazione (depositata il 16 giugno scorso), che riconosce anche ai lavoratori dipendenti delle province di Catania, Ragusa e Siracusa il rimborso delle imposte versate negli anni 1990, 1991 e 1992.

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Una firma per una legge sull’equo compenso per avvocati e professionisti

Raramente vi chiedo la sottoscrizione di appelli, ma questa volta c’è bisogno del sostegno di tutti per portare avanti una proposta urgente, che potrebbe migliorare le condizioni lavorative di tantissimi professionisti, soprattutto i più giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Mi riferisco ad avvocati, ingegneri, architetti, medici, dentisti, giornalisti, commercialisti e tutti quei lavoratori autonomi appartenenti alle professioni ordinistiche. Questi lavoratori sempre più spesso sono costretti ad accettare dai committenti “forti” compensi al ribasso, molto al di sotto delle tariffe minime, oltre a clausole vessatorie dequalificanti.

Per porre fine a queste situazioni sempre più diffuse, che hanno prodotto una enorme riduzione dei redditi e inaccettabili forme di prevaricazione, mi sto occupando di predisporre una proposta di legge sull’Equo compenso per avvocati e professionisti. Ma per sollecitare il Governo e il Parlamento e fare pressione affinché la legge venga approvata in tempi rapidi, abbiamo lanciato questa petizione sull’Equo compenso su change.org.

Bastano pochissimi secondi per firmare, vi chiedo di darci una mano e di condividere la petizione con i vostri amici e conoscenti, su Facebook, via mail, parlandone. Solo se saremo in tanti a sottoscriverla avremo più possibilità di riuscire a raggiungere questo importante obiettivo: rimettere al centro il lavoro e la dignità di tutti i lavoratori.

Grazie!