Il Partito Democratico siciliano deve interrogarsi sui motivi della sconfitta alle ultime regionali, ma anche su qual è oggi e su quale sarà la propria funzione politica. Se è vero che la Sicilia è un laboratorio politico, credo che debba esserlo sempre: in una fase così delicata per il nostro partito, per la Sicilia e per l’intero Paese, di fronte alle diseguaglianze sociali, alla crescita dei partiti di destra, ai rigurgiti di forze xenofobe ed estremiste, credo che il silenzio del PD siciliano non faccia bene a nessuno. Rimandare l’appuntamento con la direzione regionale significa continuare a ignorare le difficoltà del nostro partito e le esigenze dei siciliani. Io credo sia necessario, al contrario, ripartire e provare a cambiare rotta. Ma è necessario farlo subito, innanzitutto riunendo tutte le aree che compongono il Partito Democratico e, subito dopo, convocando una direzione regionale in cui ognuno possa esprimere le proprie valutazioni su quanto fatto in questi anni, sui progetti per il futuro del PD e della Sicilia, sui temi fondamentali per lo sviluppo della nostra terra. Proprio per questo, la settimana scorsa, ho riunito gli orlandiani siciliani, convocando il nostro coordinamento regionale. In quella occasione, abbiamo tutti espresso un giudizio critico sulle ultime scelte e vorremmo poter esprimere le nostre valutazioni all’interno della direzione regionale del PD. E’ necessario farlo, se vogliamo tornare a dare risposte serie a chi ha guardato a noi con speranza, se vogliamo porre un argine ai populismi della destra e dei cinquestelle.
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