Intitolare una strada, una piazza ad una persona scomparsa è un gesto che serve per riaffermare l’importanza di quella persona per la comunità. E oggi pomeriggio a Misterbianco abbiamo compiuto questo gesto bello e doveroso, intitolando una piazza tra le vie Garibaldi e Fratelli Cairoli. Un rito collettivo al quale ho dato anch’io il mio contributo, per ricordare il grande maestro Pietro Barcellona.
Senza pretese di completezza, con parole semplici e con profondo affetto, spiegando perché reputo non solo giusto ma doveroso ricordare Pietro Barcellona, in questo ed in altri modi.
Perché Pietro Barcellona è stato molte cose: un docente universitario (un vero maestro), un filosofo, un giurista, un sociologo, uno straordinario oratore, un uomo politico, un pittore, un poeta, e tutte queste definizioni, per quanto numerose, non riescono a coglierne per intero la personalità caleidoscopica.
E’ stato un esploratore della complessità. Un fine pensatore che capì ben presto l’impossibilità di abbracciare la complessità della modernità tramite la chiave interpretativa giuridico politica, aderente alla propria formazione, ma che fosse necessario attingere alla psicanalisi, alla teologia, alla filosofia, all’economia, alla sociologia.
Il suo lavoro é stato intenso e sterminato, a partire da una produzione scientifica composta da 94 pubblicazioni ma anche poesie, pitture e centinaia di articoli giornalistici, da ultimo collaborando proficuamente con la Sicilia di Catania.
Non risulta facile per questo sintetizzare il suo itinerario intellettuale, ma rileggendo i suoi scritti emerge chiaramente la capacità profetica di Barcellona, l’aver previsto la profonda crisi dello Stato nazione.
Un momento fondamentale fu il famoso convegno dedicato a L’uso alternativo del diritto, svoltosi a Catania nel 1972, dedicato al diritto visto come strumento propulsore per la trasformazione sociale. Un evento di livello europeo che ebbe una vasta eco (Laterza pubblicò gli interventi più significativi) e che attirò su Barcellona le ire dei fascisti: dunque anche minacce, anche aggressioni.
Nel pensiero e nella vita di Pietro Barcellona anche l’impegno politico infatti ha avuto un ruolo centrale, impegno che precede e prescinde dai ruoli istituzionali e di partito che comunque sono stati di grande rilievo. In particolare componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 1976 al 1979, direttore del Centro per la Riforma dello Stato fondato da Pietro Ingrao, deputato nelle file del Partito Comunista Italiano dal 1979 al 1983 e componente della commissione giustizia della Camera.
Mi piace anche ricordare ciò che lui diceva della propria esperienza politica, quando si soffermava fondamentalmente sull’esperienza di segretario del Partito nella sua Città, evidentemente quella più significativa. Gli piaceva entrare in contatto con il “popolo effettivo”, diceva, e liberarsi un po’ dal “radicalismo dei teorici”.
Molto spesso capita che nel formulare un ricordo si incorra nell’errore di parlare di sé, non l’ho fatto sinora, ma mi sia concesso un inciso personale. Negli ultimi mesi del 2012 e nei primi mesi del 2013, ho avuto modo di incontrare in Pietro Barcellona, più volte. Mi ha incoraggiato ad impegnarmi in prima persona nelle elezioni della Città di Catania, candidandomi alla carica di Sindaco, com’è noto, in verità ero abbastanza deciso, poi le cose sono andate altrimenti. In una di tali occasioni, con mio grande stupore e immensa emozione, parlando con un interlocutore Pietro ha detto: “sono qui con Giuseppe Berretta, un mio allievo”. Non merito di essere considerato un suo allievo, è certo, ma Pietro Barcellona nella mia vita c’è sempre stato e sempre ci sarà e penso che sia nostro compito spingere tanti, specie giovani, a confrontarsi con il suo pensiero, in modo da essere più attrezzati ad affrontare le sfide del mondo che ci aspetta.
Ringrazio il Sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, e l’Amministrazione tutta per avermi coinvolto in questa bella iniziativa. Ringrazio i familiari dell’On.le Prof. Pietro Barcellona della loro presenza, la signora Mariapina Schilirò, i figli Rossana, Giuliana, Eugenio, i nipoti, il fratello Mario.
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