Il ruolo della politica, ne sono profondamente convinto, è anche quello di avviare a soluzione problemi che sembrano irrisolvibili e che forse si risolveranno solo dopo anni ed anni di tentativi. È il caso lampante di Librino, il quartiere satellite di Catania noto alle cronache nazionali per l’alto tasso di criminalità, un luogo dove la politica proprio non può abdicare e deve comunque provare almeno ad innescare la soluzione.
Occorre, insomma, riprendere un cammino, anche in coerenza con il nome che la nostra formazione si è dato, Partito Democratico, appunto. Ed a Catania a mio avviso occore riprenderlo proprio da Librino, per l’alto valore simbolico che ha tale martoriata periferia.
Proprio in quest’ottica, ieri pomeriggio la Sezione Grieco del Pd ha ospitato il momento di riflessione “Periferia al centro: incontro su Librino”, introdotto da Valentina Riolo e con relatrici Giuliana Gianino, volontaria e ricercatrice della Caritas Italiana per il progetto “Aree Metropolitane”, e Laura Saja, docente di Tecniche urbanistiche alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Catania.
Più che altro, almeno per me, quello di ieri è stato un momento di ascolto, perché abbiamo certo bisogno di apprendere da chi il quartiere lo vive, abbiamo certo bisogno un contatto diretto con il territorio mediato da una capacità di analisi.
Perché la cosa più importante, come ha evidenziato Giuliana Gianino, è osservare per capire quel che accade, per capire la frammentazione, così bene analizzata nel saggio di Giuliana Librino: un presente per quale futuro?, per capire come non solo le periferie delle nostre metropoli oggi siano”scollegate”, ma anche talune realtà sulla carta ben più centrali.
Tutto deve partire dall’uomo, ci ha detto giustamente l’amica Giuliana. Politica, urbanistica … Se non si parte dall’uomo, tutto è vano. Ed il risultato è il grumo di disagio e dolore che si vive a Librino, dove semplicemente spedire una lettera al marito lontano può divenire un’odissea.
Abbiamo bisogno di orizzontalità, non di verticalità. Abbiamo bisogno di piazze, non di grattacieli. Perché all’uomo serve incontrarsi. Semplicemente.
Ed ecco quindi il grande ruolo dell’urbanistica. Anzi, come ha evidenziato Laura Saja, dell’urbanistica partecipata. Perchè la partecipazione non è un fatto tecnico, ma squisitamente politico. Affinché piani regolatori e modifiche varie seguano le esigenze e i desideri della gente, non le fredde astrazioni di assessori, ingegneri ed architetti.
Ripartire da Librino, quindi, ripartire da lì per far rinascere Catania tutta. Consapevoli che il futuro di Librino è inscindibilmente il futuro di Catania.
Librino era nato come un quartiere dormitoio perchè limitrofo alla zona industriale di catania, insomma doveva favorire i lavoratori impiegati nella zona i.; ma così non è stato perchè, come sappiamo tutti la zona i. di catania è in forte declino, quindi per far rinascere Librino e creare posti di lavoro bisognerebbe far ripartire la z.i. Il quartiere così com’è non permette secondo me l’insediamento di fabbriche o altro, un ultima cosa Librino non è solo il palazzo di cemento, le strade di librino sono perfette, esistono spazi verdi e campetti di calcio questo perchè? perchè, a differenza di altri quartiere come per es. san giorgio (completamente abusivo) Librino è nato, in ogni caso, con un piano regolatore.
Certo che il progetto originario di Librino, una sorta di Catania 2, non era da buttare, solo che è stato disatteso sin dall’inizio.
Comunque, ormai dovrebbe essere questione di pochissimo l’invio di un prefetto. Quanto ancora dovrebbero farci stare senza?
Che spudorato disinteresse che Maroni sta mostrando. Mi ha deluso molto.
Ma figurati se Lombardo si interessa del Prefetto di Catania. Di ben altro ha da discutere a Roma, cose assai più importanti nella sua ottica. E intanto a Catania ormai la criminalità dilaga. E non solo a Librino, sia chiaro.
E’ vero, è una vergogna, una città come Catania lasciata senza prefetto per mesi. Questo vuol dire avere un leghista che se ne frega del Sud al Viminale. E Lombardo che non dice nulla. Che avvilimento.
Penso che per far ripartire quartieri come librino,è necessario che i comuni, le provincie le regioni, investano in questi quartieri, facendo nascere scuole,ospedali,università, parchi etc. insomma dando loro dei servizi e quindi aumentando la qualita’ della vita degli stessi abitanti,quindi di conseguenza si aumenterebbe l’interesse a investire da parte di attività commerciali e artigianali che darebero vita a questi quartieri. Davide Ruffino
Presenza dello stato? Ma se non hanno nemmeno mandato il prefetto a distanza di non so quanti mesi dall’andata in pensione del precedente?!?
Sì, bhè, è giusto parlare di consapevolezza reciproca, ma un po’ di sana presenza dello Stato non farebbe male. A Librino come nel resto di Catania.
Diciamo più che altro che non vogliono averne consapevolezza. Cosa ben diversa.
Si dovrebbe far ragionare la gente di Catania proprio su questo punto, sul fatto che i destini della città e del suo satellite sono intrecciati. Ma i catanesi di centro da un lato ed i catanesi di periferia dall’altro sembrano non avere consapevolezza di ciò.