Carceri, un primo passo per porre rimedio al sovraffollamento

carceriIl decreto sull’esecuzione della pena, approvato dal Senato e che ora passa all’esame della Camera, è il primo passo per porre rimedio al problema del sovraffollamento delle carceri. Una situazione gravissima che comporta costi altissimi sotto il profilo umano e sociale, causati dalla lesione dei diritti fondamentali di decine di migliaia di persone detenute, cui abbiamo cercato di dare una prima risposta.
Il provvedimento approvato rappresenta un punto di equilibrio tra le esigenze di tutela della collettività e l’obiettivo del reinserimento sociale delle persone che hanno commesso reati.
Ci si muove nella direzione di considerare il carcere come l’extrema ratio per i condannati, vengono per ciò rimossi i divieti che impedivano ai recidivi di accedere a taluni benefici e vengono elevati i limiti di pena per alcune specifiche categorie (madri, minori, ultra settantenni).
Molto significativo, nella prospettiva del ricorso a strumenti alternativi alla pena detentiva, appare l’ampliamento delle possibilità per il giudice di ricorrere, al momento della condanna, ad una soluzione diversa dal carcere, costituita dal lavoro di pubblica utilità. Con il decreto carceri abbiamo individuato l’attività lavorativa come strumento principale di rieducazione, consapevoli del fatto che la recidiva si attesta al 70/90% per i detenuti che non svolgono attività lavorativa e scende al 1/2% per quanti iniziano percorsi di inserimento lavorativo.

Il provvedimento prevede di agevolare coloro che fanno lavorare i detenuti durante la pena e subito dopo la scarcerazione, potenziando gli sgravi contributivi e i crediti di imposta a favore delle imprese e delle cooperative sociali.
In particolare, si estende il periodo di inclusione dei detenuti nelle categorie svantaggiate una volta cessato il loro periodo di detenzione: 18 mesi per quanti hanno beneficiato di misure alternative al carcere, 24 mesi per coloro che non ne hanno beneficiato.
Si amplia il credito di imposta per le imprese che assumono lavoratori detenuti ammessi al lavoro esterno e detenuti semiliberi. Per la prima categoria è previsto un credito di imposta massimo di 700€ per ogni lavoratore assunto mentre per la seconda categoria la soglia massima è innalzata a 350 euro.
Andiamo avanti dunque, tenendo sempre ben presente il traguardo che ci siamo prefissi: cominciare a realizzare un alleggerimento del nostro sistema penitenziario puntando al reinserimento dei soggetti di non elevata pericolosità e mantenendo ferma la necessità dell’ingresso in carcere dei condannati a pena definitiva che abbiano commesso reati di particolare allarme sociale.

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