E’ quello che penso in merito alla sentenza del Tribunale di Roma che ha condannato la Fiat per aver escluso dalle assunzioni a Pomigliano d’Arco i 145 lavoratori iscritti alla Fiom Cgil. Non esistono sentenze creative – come ha sostenuto l’ex ministro Sacconi – e parlare di imposizioni comuniste da parte di un Tribunale rispecchia il solito atteggiamento integralista di chi, prima da ministro del Lavoro e oggi da esponente di un partito morente, gioca a sfasciare tutto.
Io credo, al contrario, che invece di giocare a distruggere occorra ricostruire. Dopo la decisione del Tribunale, infatti, è necessario che si faccia uno sforzo per tentare di porre fine al lungo e tormentato braccio di ferro che vede da troppo tempo contrapporsi la Fiom e la Fiat. Il Governo Monti si faccia promotore di un incontro per provare a risolvere questi attriti tra il più importante sindacato italiano dei metalmeccanici e l’industria automobilistica. Oggi è quanto mai necessario superare queste contrapposizioni, proprio per superare assieme il momento di crisi profonda che sta vivendo il nostro Paese.
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