PRIMARIE A CATANIA, INSIEME POSSIAMO FARCELA

No ad accordi tra segreterie e vecchi notabili

Fare le primarie, coinvolgere gli elettori, aprirci ad una città che per troppi anni ha vissuto imposizioni e scelte sbagliate pagandole sulla propria pelle.

Resto fermamente convinto che questa sia l’unica strada percorribile se non vogliamo snaturare il Dna di un partito come il nostro, che si dice democratico, se vogliamo davvero aprirci al cambiamento e al dialogo con i cittadini. Avrei voluto affermarlo di persona, ieri sera a Catania, durante l’assemblea che ha riunito decine di associazioni della società civile catanese nella sede del laboratorio socio-politico“Il prezioso avanzo”. Un’occasione alla quale non ho potuto partecipare personalmente per l’importante riunione della Direzione nazionale del Pd convocata a Roma. Ma ho voluto comunque esprimere il mio pensiero, con un messaggio che è stato letto in sala. Una sala gremita, ho saputo e ne sono contento, affollata da circa 300 persone che rivendicano a gran voce il diritto alle primarie: perché i cittadini non siano più considerati “sudditi”, perché le decisioni sulla scelta dei candidati sindaci non siano prese nel chiuso delle segreterie dei partiti.

E’ quello che ho sempre sostenuto, l’ho ribadito ieri sera con queste parole:

Care amiche, cari amici,

la riunione della Direzione nazionale del Pd mi impedisce di partecipare a questo importante momento di dibattito e confronto. Mi dispiace molto. Ma vorrei ringraziare ugualmente innanzitutto coloro che lo hanno reso possibile e porgere i miei saluti a tutti i partecipanti.

Primarie aperte, civiche, partecipate non sono un di più, un lusso, qualcosa di inutile da sacrificare sulla base di presunti calcoli elettorali. Le primarie rappresentano il tratto distintivo e l’identità stessa delle forze che spingono per il cambiamento.

Rinnovamento, innovazione, dialogo e apertura con i cittadini. Di questo ha bisogno Catania. Assistiamo invece a riti che pensavamo superati, ad accordi tra segreterie partitiche e vecchi notabili. È paradossale: mentre cresce una forte domanda di cambiamento, c’è chi preferisce rifugiarsi dentro logori giochi di potere. Come se nulla fosse successo negli ultimi 25 anni. Invece di allargare il dibattito democratico e il confronto, lo si restringe. E’ un errore grave che, insieme, dobbiamo evitare. Possiamo farcela.

Mi sono battuto e continuerò a farlo, anche dentro il mio partito, perché si affermi un forte cambiamento, un’innovativa proposta di governo, una netta frattura con il passato. Sul piano culturale e su quello sociale e politico. Abbiamo tanto lavoro da fare. INSIEME, è la parola più giusta e più importante. Buon lavoro a tutti.

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