“Ad eccezione di tre parlamentari: i piddini Enzo Bianco e Giuseppe Berretta ed il pidiellino Salvo Torrisi, la politica ha taciuto su questi eventi gravissimi sul piano della legalità e dell’ etica.”
L’intervista a IVAN LO BELLO per “Il Riformista”, di Salvo Fallica
«Sono pronto ad incontrare gli agricoltori, i pescatori, i disoccupati che protestano, perché ritengo che i disagi economici e sociali per i quali manifestano siano reali e drammatici. Noi abbiamo stigmatizzato i metodi non le ragioni della protesta». Lo dice al Riformista il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, che spiega: «Il diritto di protestare è sacrosanto, non sono invece accettabili i metodi di limitazione della libertà di circolazione delle persone e delle merci, i metodi coattivi, i blocchi selvaggi. Si sciopera e si manifesta nel diritto delle regole della democrazia».
Presidente, qualcuno dirà “perché non le ha dette prima queste cose”? Le ho dette e le ho ripetute. Ho sempre sostenuto giuste e legittime le manifestazioni di protesta, un diritto fondamentale della democrazia. Anzi a Catania, in un dibattito in una scuola, ancora prima della famosa “Onda” dissi agli studenti che era legittimo che protestassero in nome del loro futuro. E la dichiarazione suscitò polemiche in senso inverso.
Le sue denunce sulle infiltrazioni mafiose nel movimento “Forza d’Urto” hanno generato molte polemiche…
Guardi sono rimasto veramente stupito dalle reazioni del movimento e dalle dichiarazioni di alcuni esponenti politici. Mi sono sembrati marziani scesi sulla terra. Come se nella storia siciliana, in occasioni come queste, non siano accaduti tentativi da parte della mafia di strumentalizzazione e manipolazione della rabbia popolare. Il nostro allarme nasceva dalla volontà di tutelare l’integrità della manifestazione, anche se non ne condividiamo i metodi.
È pronto ad incontrare anche i leader della protesta?
Non gli riconosciamo legittimità, ci preoccupano i demagoghi populisti che cercano di strumentalizzare politicamente i disagi veri delle persone. Il ribellismo fino a se stesso, la retorica sicilianista, i programmi generici, vaghi e inconsistenti non possono aiutare a risolvere i problemi economici e sociali. La storia lo dimostra. Vi è da fare una seria distinzione fra le migliaia di persone, principalmente agricoltori, edili, disoccupati che hanno problemi socio-economici veri e drammatici ed hanno tutto il diritto di manifestare echi invece tenta di cavalcare la protesta per fini politici. Le leadership di questo movimento non sono assolutamente adeguate a guidare la protesta, e si tratta di leadership che fino a poco tempo fa erano dentro quel sistema politico di potere che ha portato al declino dell’isola.
Come risponde a chi sostiene che avete guardato molto alla dietrologia delle manifestazioni e poco a chi soffre, a chi è in difficoltà?
Che dice cose non vere. Rivendico il fatto che da profeti inascoltati, diciamo da anni che con questo modello di sviluppo la Sicilia sta andando verso il baratro, in tutti i settori. Abbiamo detto queste cose nel silenzio generale della politica ed anche di tutti quelli che manifestano, che pure hanno sottovalutato certi aspetti. Forse perché alcuni di loro hanno creduto che la politica regionale potesse ancora dispensare clientele, favori e privilegi. Non comprendendo però che il mondo è cambiato.
Il vero problema è dunque la questione sociale…
È la grande questione sociale che Emanuele Macaluso ha ben descritto nei suoi editoriali sul Riformista. Che si risolve con una politica economica organica e razionale, con il superamento della politica clientelare ed assistenzialista, e con un vera lotta alla mafia, autentica distorsione del mercato economico e della democrazia.
A proposito delle denunce di Confindustria sulle infiltrazioni mafiose nei blocchi delle proteste, come state procedendo?
Noi stiamo raccogliendo tutta una serie di segnalazioni che giungono dai nostri associati che consegneremo alla magistratura. Si tratta di liste di nomi e circostanze ben dettagliate. Nei luoghi dove la protesta è stata più dura, Gela, Lentini, Augusta, Paternò, sono state segnalate intimidazioni anche nei confronti dei negozianti. Ad eccezione di tre parlamentari: i piddini Enzo Bianco e Giuseppe Berretta ed il pidiellino Salvo Torrisi, la politica ha taciuto su questi eventi gravissimi sul piano della legalità e dell’ etica.
da “il Riformista” del 24 gennaio 2012
sono d’accordo ma da quanto tempo le persone oneste e quei politici ancora vicini alla gente,in verità pochi,chiedono qualcosa di giuto ed equo.