E’ stato bello rivivere il ricordo di mio padre nelle parole di chi con lui lavorava, di chi stava al suo fianco nella sua attività politica, da sindacalista o, ancora, da docente. E’ stato bello sapere che anche chi non lo conobbe personalmente lo ricorda ancora, addirittura è stato ispirato dalla sua voglia di cambiare le cose, cercando di migliorarle. Lunedì sera, subito dopo l’inaugurazione della nuova sede del Pd, il Circolo Universitario Pd ha voluto ricordare così mio padre, Paolo Berretta, intitolando a lui i locali di via Savoia 19. Ecco il racconto del segretario del Circolo Universitario, Jacopo Torrisi.
Quella di lunedì sera è stata una cerimonia semplice, alla quale hanno preso parte non solo i “colleghi” che conobbero Paolo Berretta nella sfera politica, sindacale e universitaria ma anche gli amici intimi. E ognuno di loro ha ricordato un aneddoto, una frase, una testimonianza dell’ex vicesindaco di Catania. Si è svolta lunedì sera una manifestazione in ricordo di Paolo Berretta, a quattro anni dalla sua scomparsa. Una serata voluta da noi, giovani e meno giovani del Circolo Universitario del PD, che per l’occasione è stato inaugurato e intitolato proprio a lui, a Paolo Berretta.
Non potevamo non intitolare il Circolo a Paolo Berretta e abbiamo voluto farlo soprattutto con chi lo conosceva bene non solo in ambito lavorativo, con chi giocava con lui a pallone. Con i suoi amici intimi, insomma. E’ stato anche un ricordo dell’uomo politico, del vicesindaco che contribuì fortemente, seppur in maniera silenziosa, a realizzare la “primavera catanese”.
“Paolo si è speso per realizzare una città meno provinciale e più all’avanguardia, una città totalmente diversa da quella che viviamo oggi” ci ha raccontato Cettina Bonaffini, rappresentante degli Ecodem del PD, che avranno sede sempre nei locali di via Savoia. “Per noi, alle prime armi nell’ambito politico, Paolo era una garanzia di credibilità e serietà in Giunta – ha ricordato Saro Condorelli – Era un punto di riferimento e ci ha lasciato una lezione di vita, di buona amministrazione, di buona politica”. A ricordare Paolo Berretta anche gli amici dell’università e del sindacato, primo tra tutti il segretario provinciale della Cgil, Angelo Villari, che ha ricordato “le capacità di innovare e dialogare con tutti” di Berretta, che fu anche segretario della Cgil Scuola e Università.
Paolo ci lascia tante cose, ci ha lasciato “un enorme senso dello Stato e del dovere”, come ha raccontato Antonio Romeo. E, tra ricordi appassionati e toccanti di chi Paolo Berretta lo conobbe intimamente, mi hanno colpito anche le parole di chi Paolo non lo ha mai incontrato: “Non l’ho mai conosciuto, ma è stato lui ad aiutarmi a prendere decisioni importanti per il mio quartiere, Librino – ha detto Sonia Messina – Perché Paolo Berretta l’ho conosciuto grazie ai racconti della gente, che lo ricordano in ogni lampione, in ogni strada delle periferie di Catania”.
Jacopo Torrisi
Ho conosciuto un giovane Paolo, professore universitario, dirigente del PCI del finire degli anni ’70, e, non so proprio perchè mi degnasse, mio amico! Una grande differenza di età ci separava: io neanche ventenne, e lui già affermato intellettuale e politico! Ricordo, come fosse ieri, un lungo week end, trascorso in sua compagnia, a dividerci una camera d’Hotel di Palermo, partecipando al Congresso regionale del PCI! Un grande intellettuale ed una persona msgnifica, cose che non sempre (anzi quasi mai) coincidono!
Con ritardo, essendo stato in Germania per motivi di studio, mi unisco anch’io alle manifestazioni di stima nei confronti di Paolo Berretta, che ho conosciuto personalmente la prima volta in occasione di un dibattito sulla riforma dell’Università. Avevo appena preso la parola quando un fanatico cigiellino,docente universitario, mi interruppe bruscamente. Paolo lo zittì facendo presente che in democrazia prima si ascolta e poi si critica. Gli fui personalmente grato e capii l’indole e la caratura politica del mio collega universitario. Scarsi gli incontri personali, ma mi fa piacere ricordare che un impiegato del Comune, politicamente disimpegnato, se non di simpatie democristiane, mi manifestò la propria stima per l’assessore Berretta. “Lui è diverso”, mi disse, “è un signore che ama e pratica la giustizia”. Questa testimonianza vale più di quella degli amici, come me, militanti nello stesso partito e cittadini in grado di valutare il bene che Paolo fece per questa città, da allora ahinoi, ricaduta nei peggiori livelli della sua storia postbellica. Dovremmo guardare a lui per trovare un’energia rinnovata e unitaria, estesa alla società civile, con cui promuovere una effettiva riscossa di Catania e del nostro povero paese.Un augurio particolare al figlio Giuseppe