Riflessioni post referendum

post-referendumHo preferito riflettere per qualche ora prima di esprimere alcune opinioni sull’accaduto (la riflessione sugli errori commessi è necessaria ed è iniziata). Del resto tra i miei difetti, non pochi, non c’è la sindrome del gallo che ritiene che il sole sorga perché lui canta (al proposito rinvio alla piccola fiaba di Valerio Dantino.
Sempre a proposito di sole che sorge, va detto che è vero che il sole è sorto ancora, ma anni di impegno riformista, di duro lavoro parlamentare, di speranze di cambiamento sono andati in fumo e che di riforme per molto tempo non si parlerà, ne sono certo. Inoltre mesi di campagna elettorale entusiasmante, vissuti con tanti amici che ci hanno creduto come me, che hanno provato a spiegare temi spesso difficili a tantissime persone, riscoprendo il valore e la bellezza di fare politica, si sono conclusi con una sconfitta elettorale, purtroppo. E il dolore è cocente.
È vero che non c’è stato l’Armageddon, ma il ritorno prepotente e sguaiato di Brunetta e Gasparri, insieme ai festeggiamenti di Salvini e Grillo, sono una tortura degna di un girone dantesco.
È vero che più di trenta milioni di elettori a mobilitarsi per un referendum costituzionale sono una gran bella notizia per la politica e per la democrazia, e se non siamo riusciti nella missione generazionale di chiudere la lunga transizione verso la seconda Repubblica, almeno siamo riusciti a suscitare un dibattito largo sul tema degli assetti istituzionali della Repubblica, che prosegue in queste ore, ma avremo ancora bicameralismo paritario e persino il Cnel (incredibile!!!).Ieri camminavo per strada ed ho sentito tre studenti universitari discutere del referendum e dei suoi esiti, non sono riuscito a trattenermi dall’intervenire, invitandoli a impegnarsi, a dedicare una parte del proprio tempo alla politica, mi sono sembrati d’accordo e ne sono felice.
Lo stesso appello rivolgo agli esponenti del No, animati da un sincero patriottismo costituzionale (lo stesso sentimento che ha condotto molti di noi a sostenere il Si, mossi dalla convinzione che le riforme fossero necessarie per dare forza alle istituzioni democratiche ed evitare derive autoritarie): li invito ad un arruolamento permanente ed effettivo a difesa della Costituzione, all’impegno civico e politico. La politica dovrebbe essere una cosa seria e non un’arma impropria da imbracciare per abbattere governi e leader.
Per quanto concerne il nostro segretario Matteo Renzi, penso che bene abbia fatto a rassegnare le proprie dimissioni dinanzi ad una sconfitta politica elettorale di questa portata, facendo ciò che aveva annunciato. Nel suo discorso di commiato ha giustamente rivendicato le tante riforme attuate e i tanti risultati ottenuti nei 1000 giorni di Governo. Proprio questi risultati devono indurre il Partito Democratico a non smarrire la strada del riformismo, a proseguire il percorso fatto e Matteo Renzi deve essere protagonista di questo tratto di strada.
Per parte mia, tenterò di dare il contributo di cui sono capace e proseguirò il lavoro di questi anni finché avrò il vostro sostegno e il vostro consenso, consapevole del fatto che bisogna sapere godere delle vittorie ed imparare dalle sconfitte, e che la lotta politica non è un pranzo di gala.
Chiudo dedicando a tutti voi, a prescindere dalle posizioni sul referendum, una canzone che amo molto, Everybody hurts.
Come dice il testo, a volte capita di soffrire, ma bisogna resistere.
#andiamoavanti

 

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