Sciopero generale

I deputati Pd della Commissione Lavoro della Camera aderiscono allo sciopero indetto dalla Cgil per venerdì 12 marzo 2010

I motivi dello sciopero

Dopo quasi due anni di governo di centrodestra l’Italia rischia la deriva.

Le leggi ad personam ad uso esclusivo del premier, le regole infrante e modificate con disinvoltura a sostegno degli interessi di maggioranza, gli attacchi ripetuti alla magistratura   mettono a rischio i fondamenti stessi dello stato di diritto e della nostra democrazia.

Sul fronte dell’economia, mentre cresce la disoccupazione e si moltiplicano le vertenze aziendali per arginare i licenziamenti, il governo continua a negare la crisi e, anziché rafforzare le tutele e avviare una seria politica industriale, si scaglia contro i diritti, rende più precario il lavoro e punta a dividere il sindacato.

I ripetuti proclami del tipo “nessuno verrà lasciato indietro” cercano di nascondere una pesante realtà che è sotto gli occhi di tutti e che viene pagata ogni giorno dai ceti più deboli: i lavoratori, i pensionati, i disoccupati.

Cambiare si può e si deve.

Per questo noi deputati del Pd della Commissione Lavoro della Camera condividiamo le motivazioni dello sciopero generale proclamato dalla Cgil per il 12 marzo.

Cesare Damiano, Teresa Bellanova, Giuseppe Berretta, Antonio Boccuzzi,Lucia Codurelli, Maria Grazia Gatti, Maria Luisa Gnecchi, Marianna Madia, Donella Mattesini, Ivano Miglioli, Elisabetta Rampi, Giulio Santagata, Amalia Schirru.

Riporto dal sito www.cgil.it, nelle parole di Guglielmo Epifani, le motivazioni dello sciopero:

Lavoro, Fisco e Immigrazione. Questi i tre grandi temi al centro dello sciopero generale indetto dalla CGIL per venerdì 12 marzo. Una mobilitazione che prevede l’astensione dal lavoro per quattro ore con manifestazioni in tutte le piazze d’Italia. E’ stato il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, a fare sintesi della piattaforma predisposta per lo sciopero e delle modalità con cui si svolgerà quest’ultimo. “Si tratta di uno sciopero che ha un connotato sindacale”, ha spiegato nel chiedere risposte subito anche perché “non ci fermeremo con il 12, ma continueremo perché sono temi che richiedono una mobilitazione che va oltre”, ha aggiunto.

Quanto al merito della mobilitazione, sul tema lavoro la CGIL sollecita il governo ad operare un cambio di passo deciso nella gestione della crisi – che deve ancora riversare sull’occupazione i suoi effetti più duri – in difesa del lavoro, per la risoluzione delle vertenze, per un’idea strategica di politica industriale, mentre però in Parlamento, in un momento di estrema difficoltà per i lavoratori, si varano provvedimenti che attaccano i diritti dei lavoratori e le tutele garantite dallo Statuto. Sul fisco la CGIL ha avviato una campagna di comunicazione e promosso una vertenza all’insegna di un ‘Fisco Giusto’. La Confederazione, in estrema sintesi, sottolinea la necessità di ridurre la pressione fiscale sul lavoro dipendente e sui pensionati con un bonus di circa 500 euro da erogare entro la primavera e poi strutturalmente con 100 euro medi mensili di riduzione del prelievo fiscale per i prossimi 3 anni, insieme alla riduzione della prima aliquota IRPEF dal 23% al 20%. Infine, sui temi dell’immigrazione, la CGIL chiede politiche di accoglienza e di lotta alle nuove schiavitù, con la sospensione delle legge Bossi-Fini per i migranti in cerca di occupazione e con l’abolizione del reato di clandestinità.

“Un richiamo forte al governo sulle condizione dei lavoratori; alla maggioranza, per la responsabilità che ha, ma anche all’insieme del mondo politico per una risposta vera ai bisogni dei lavoratori e dei pensionati”, così Epifani sintetizza l’obiettivo dello sciopero del 12. Sui singoli punti, il leader della CGIL ha rilevato come: “Il 2010 sarà da un punto di vista occupazionale anche più pesante del 2009 e del 2008; Cassa integrazione e disoccupazione stanno crescendo in maniera molto forte ed i segnali per un anno ancora più negativi ci sono tutti”. Nel ribadire come, di fronte ad un quadro difficile come questo, il governo “non abbia nessuna idea di quale politica industriale perseguire”, come dimostrano i 150 tavoli di crisi aperti nei quali, da Merloni ad Alcoa, “si paga esattamente questa mancata scelta”.

Crisi che si acuisce nel Mezzogiorno: “Il piano promesso – ha detto il Segretario Generale – non è mai stato né presentato né discusso ed il Sud continua pagare il prezzo più alto nella crisi”. E poi la partita fisco: “I redditi da lavoro sono quelli che più hanno pagato le tasse in questo momento di crisi. E non è un fenomeno passeggero ma riguarda l’intera strutturale del nostro prelievo fiscale”, ribadisce ancora Epifani puntando il dito contro una scelta “di non senso e antieconomica” perché tartassa un bene, come il lavoro, appunto, ormai “merce rara”. Serve dunque una riforma fiscale per sgravare, subito, lavoratori dipendenti e pensionati ai quali restituire anche quei 500 euro di fiscal drag pagati in maniera ‘inconsapevole’. Anche le critiche all’arbitrato e la difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori entrano di diritto nelle ragioni dello sciopero. “L’arbitrato non è una libertà in più ma una libertà in meno perché ad oggi le due opzioni sono già possibili, non sono impedite. Dire invece che si deve scegliere è un diritto in meno che si toglie al lavoratore”. La norma che inserisce l’arbitrato per i conflitti di lavoro, infatti, ha concluso Epifani, “configura un indebolimento delle garanzie sul lavoro e può diventare una forma di pressione indebita al momento dell’assunzione”.

Guarda il video con l’intervista a Guglielmo Epifani:

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