Che la giustizia italiana sia quasi al collasso lo sappiamo benissimo ma, al contrario del ministro Alfano, non vogliamo rassegnarci alle condizioni pesantissime in cui sono costrette ad operare moltissime Procure. E’ il caso del distretto di Caltanissetta, dove la carenza di organico ha superato i livelli di guardia: manca un magistrato sui tre previsti in organico, un deficit di personale più che doppio rispetto alla media nazionale. E a poco o nulla servono i “correttivi” del Governo, efficientissimo però quando si tratta di salvaguardare qualcuno da processi e intercettazioni. Su questo argomento ho sottoscritto, assieme ad un nutrito gruppo di parlamentari, un’interpellanza urgente al presidente del Consiglio e al ministro della Giustizia.
Ecco il testo dell’interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
nel corso dell’audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta dottor Sergio LARI, compiuta a Palermo in data 20 luglio 2010 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali è emersa la grave situazione di carenza di organico nella quale si trovano attualmente ad operare i magistrati del distretto nisseno;
risulta, infatti, dai dati pubblicati dal Consiglio superiore della magistratura che gli uffici giudiziari del distretto di Caltanisetta presentano una scopertura media di organico del 32,33 per cento a fronte di una media nazionale del 12,82 per cento e tale dato assume ancora maggiore rilevanza se si evidenzia che detta scopertura negli uffici requirenti è addirittura del 40,48 per cento a fronte di una media nazionale del 15,4 per cento;
in sostanza, nel distretto giudiziario di Caltanissetta manca oltre un magistrato su tre di quelli previsti in organico, al punto che certamente quella indicata può definirsi come una delle strutture giudiziarie più disagiate d’Italia;
anche se utile, non appare al riguardo sufficiente l’intervento correttivo operato in tempi recenti con il decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193 (convertito, con modificazioni, dalla legge 22 febbraio 2010, n. 24) con il quale – con specifico riferimento a magistrati ordinari in tirocinio di recente nomina ed in deroga alla normativa che prevede l’impossibilità di assegnazione dei magistrati di prima nomina alle procure della Repubblica – si è disposto che con «provvedimento motivato, il Consiglio superiore della magistratura, ove alla data di assegnazione delle sedi ai magistrati nominati con il decreto ministeriale 2 ottobre 2009 sussista una scopertura superiore al 30 per cento dei posti di cui all’articolo 1, comma 4, della legge 4 maggio 1998, n. 133, come da ultimo modificato dal presente decreto, può attribuire esclusivamente ai predetti magistrati… le funzioni requirenti al termine del tirocinio, anche antecedentemente al conseguimento della prima valutazione di professionalità»;
al di là, infatti, dell’assoluta eccezionalità della predetta disposizione di legge – applicabile come è dato rilevare solo ai magistrati nominati con decreto ministeriale 2 ottobre 2009 – i dati numerici ne dimostrano chiaramente l’inefficacia: infatti, per tornare all’esempio della procura delle Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta, in relazione ai cinque posti attualmente vacanti solo due di essi sono stati riservati ai predetti magistrati in tirocinio e, tenuto conto del fatto che gli stessi non vi potranno assumere le funzioni prima del 2011, è agevole ritenere che nel frattempo altrettanti magistrati avranno ottenuto il trasferimento da Caltanissetta ad altre sedi giudiziarie;
tutto ciò evidenziato non può non ricordarsi:
a) che gli uffici giudiziari del distretto di Caltanissetta si trovano ad operare in una delle aree a più alta densità criminale non solo del panorama italiano ma certamente anche europeo;
b) che la procura della Repubblica di Caltanissetta si trova attualmente impegnata in delicatissime indagini non solo in relazione all’attualità dell’operato delle più efferate compagini mafiose ma anche nelle altrettanto delicate indagini sulle stragi di mafia che hanno insanguinato il Paese nell’ultimo decennio del secolo scorso;
c) che il Procuratore LARI ha rappresentato che l’attuale situazione di organico del proprio ufficio impedisce di fatto di coltivare tutte le indagini che si renderebbero necessarie;
il non intervenire immediatamente per cercare di sanare la situazione sopra descritta equivarrà quindi, a parere degli interpellanti, non solo a consentire un nuovo rafforzamento della criminalità organizzata di stampo mafioso ma anche ad impedire che sia fatta definitiva luce su una delle pagine più delicate della storia criminale, giudiziaria e politica della nostra Repubblica -:
se il Presidente del Consiglio e il Ministro della giustizia, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, non ritengano di attivarsi con la massima urgenza per risolvere le problematiche evidenziate.
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