Il ministro Romani non può continuare ad ignorare le preoccupazioni dei lavoratori
Ancora una volta il conflitto di interessi che ruota attorno alla persona del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi coinvolgerà, come sempre con conseguenze negative, migliaia di italiani. Il caso della liquidazione di Dahlia tv, che era l’unica concorrente di Mediaset Premium sul digitale terrestre a pagamento, è solo un ulteriore esempio del rischio che interessi personali prevalgano su quelli collettivi e, al contrario, della poca attenzione del Governo Berlusconi nei confronti di chi rischia di perdere il posto di lavoro. Questo Governo e il ministro Romani in particolare continuano infatti ad ignorare le preoccupazioni dei 150 dipendenti italiani della Made-Filmmaster Television e di altre decine di lavoratori dell’indotto, che dal 31 gennaio saranno definitivamente disoccupati a causa della liquidazione di Dahlia tv.
Sulla crisi della tv svedese ero già intervenuto alcune settimane fa con un’interrogazione al ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani, chiedendo di salvaguardare i lavoratori, che stanno continuando a garantire le telecronache delle partite di serie A di Cagliari, Catania, Cesena, Chievo, Lecce, Parma, Sampdoria, Udinese e della serie B.
Oltre a cercare di tutelare i 270.000 abbonati italiani di Dahlia tv, non ci risulta che il Governo stia lavorando concretamente per salvaguardare anche l’occupazione. Un fatto ancora più preoccupante se si considera che da mesi la crisi di Dahlia tv era nell’aria, almeno dalla scorsa estate quando Dahlia, unica concorrente di Mediaset sul digitale terrestre, aveva perso i diritti tv di importanti squadre di calcio. Una crisi colpevolmente ignorata quasi fino al momento della messa in liquidazione di Dahlia tv. Romani, che si autodefinisce esperto di televisione, cerchi di mettere in campo tutta la sua esperienza per evitare che la redistribuzione dei diritti tv delle squadre del bouquet Dahlia favorisca la creazione di posizioni dominanti da parte di Mediaset, come temono in molti a partire dal Garante della concorrenza Catricalà
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