Il lavoro che si perde, il lavoro precario, il lavoro poco sicuro.
Di tutto questo si è discusso sabato 16 ottobre alla Festa Democratica catanese, in occasione dell’incontro su lavoro e sviluppo al quale ho partecipato assieme ai miei colleghi e amici parlamentari della commissione Lavoro alla Camera: c’erano Mariagrazia Gatti, Ivano Miglioli e Antonio Boccuzzi che ricordate sicuramente, oltre che per la tragedia della Thyssen Krupp, per averlo già ascoltato a Catania lo scorso anno. Un dibattito, moderato da Otello Marilli, molto partecipato, incentrato sul lavoro e sulle proposte che il Partito Democratico ha elaborato a livello nazionale, nell’assemblea del maggio scorso, per “lavoro, sviluppo e welfare”, con un occhio anche alle tante drammatiche vertenze ancora aperte nella nostra provincia.Proprio per questo, all’apertura dell’incontro, non potevo non ricordare i licenziamenti dei lavoratori italiani della base Usa di Sigonella. Licenziamenti attuati in violazione di accordi internazionali e delle stesse leggi italiane, senza che il nostro ministro della Difesa abbia mosso un dito, a differenza di quanto accaduto in Spagna dove un identico tentativo è stato bloccato dal governo.
Ma parlare di lavoro, purtroppo, vuol dire iniziare a confrontarsi sui dati, drammatici, della crisi pesante che sta attraversando la nostra provincia: 40 mila i licenziamenti verificatisi nel 2009, ha sottolineato Marilli. La proposta del Pd per il lavoro è basata soprattutto sulle nuove generazioni, sui lavoratori precari, sulle donne del Mezzogiorno, soggetti in gravi difficoltà. Il Paese crescerà solo se tutte le risorse possibili verranno destinate alla crescita del Mezzogiorno, è questa la vera opportunità per migliorare le condizioni di tutto il Paese. E per farlo, è necessaria una nuova politica economica e industriale, la riduzione del carico fiscale sul lavoro per incrementare i salari medi di lavoratori dipendenti e pensionati, spostando la tassazione sulle rendite finanziarie e con una vera lotta all’evasione. Ma la proposta principale del Pd è rivolta a facilitare la stabilizzazione, facendo in modo che un’ora di lavoro precario non costi meno rispetto a un’ora di lavoro a tempo indeterminato. Sono scelte politiche che questo Governo non attuerà mai. Noi anche da qui, dal Mezzogiorno, da Catania vogliamo ripartire e rimboccarci le maniche.
Rimboccarci le maniche per creare lavoro per chi non ne ha, ma anche per garantire più sicurezza a chi un impiego lo possiede. Al dibattito della Festa Democratica abbiamo parlato anche di sicurezza sui luoghi di lavoro. E anche in questo caso il Governo si distingue per l’attenzione riservata unicamente nei confronti degli imprenditori – ha detto Antonio Boccuzzi – abbassando le sanzioni per i datori di lavoro piuttosto che garantendo i lavoratori. Insomma, “la sicurezza è considerata solo un orpello, un costo, mentre gli operai vengono dimenticati e ci si ricorda di loro solo quando accadono le grandi tragedie”. E la memoria, ascoltando Boccuzzi, non poteva non andare alla tragedia della Thyssenkrupp, ma anche ai morti di Mineo e alle migliaia di lavoratori che perdono la vita sul posto di lavoro.
Anche in tema di politiche industriali, non sono mancate le critiche all’esecutivo. “Abbiamo ben cinque tavoli di confronto aperti al ministero dello Sviluppo economico, dove non abbiamo avuto un interlocutore per ben cinque mesi – ci ha ricordato Maria Grazia Gatti – Non abbiamo risposte chiare, mentre aumenta il debito pubblico, aumentano i costi delle amministrazioni centrali e si taglia solo sugli enti locali, che da gennaio 2011 saranno costretti a tagliare servizi ai cittadini”. In una parola, occorre ridare dignità partendo da un’inversione di rotta: non è più possibile che su dieci nuovi contratti sette siano a termine, è la posizione di Ivano Miglioli.
Ci è piaciuto, durante il dibattito, aver ascoltato anche la voce del pubblico, con gli interventi dei lavoratori della Cesame e della Pfizer, vertenze emblematiche della nostra provincia. In occasione del dibattito infine abbiamo espresso la nostra “piena solidarietà” al segretario provinciale della Fiom-Cgil di Catania, Stefano Materia, condannato e interdetto dall’attività sindacale per aver rivendicato il diritto al salario e alla tutela dei lavoratori.
Caro Ezio…
“Sante Parole” !
E speriamo che qualcuno le colga davvero.
Caro Berretta,
bene condividere, finalmente! Ma mi creda, non ci siamo ancora. Non si avvertono idee costruttive chiare, tutto sa di polemica scontata, dito puntanto contro, con parole scontate e logore, facili da dirsi,senza spiegare mai come renderle attuabili. Lo stesso facevano “loro” quando erano all’opposizione ma con toni più convincenti. Di qua o di là tutto ha il sapore della propaganda. Fateci sopra un pensierino. Anche il linguaggio ha bisogno d’essere rinnovato: ogni parola non ben innervata della concretezza e chiarezza più rigorosa, e che non abbia il sapore dell’autenticità più limpida e genuina ormai nuoce alla causa:la gente se ne accorge subito. E, guarda un po’, le accetta più dall’altra parte perché tanto sa’ che sono una banda e si diverte a vedere come se la cavano con le parole. Con le parole se la cava meglio Vendola, perciò si sta alla TV per assistere ad uno show. Ma da voi si aspetta più intelligenza, più sagacia, di vedere gente non solo seria (musona) di faccia, ma negli argomenti. Mi scusi, dico tutto questo perché sto tra la gente e perchè vi voglio bene. A mio avviso il “vuoto”, il fondo della crisi, è in primo luogo culturale: non c’è luce nel cogliere le vere radici dei problemi, quinditanto meno le soluzioni. Perciò non scoraggiatevi, ma cominciate a porre attenzione seria, a studiare, a ricreare le basi. Forse, quando la società entra in un vicolo cieco, per andare avanti bisogna fare qualche passo indietro e imboccare una nuova via. Cordiali saluti. Ezio Tancini